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Il Ministero vuole comandare. Di nuovo bloccata la metro al Plebiscito

by Redazione
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Riemissione del provvedimento di annullamento. In un delirio di protervia, onnipotenza e autoreferenzialità, il Direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali ha di nuovo bloccato i lavori della linea 6 della metro a piazza Plebiscito. Un esempio di scuola di come non si amministra la cosa pubblica.

Ripercorriamo le puntate di questa telenovela.

Nel 2017, il Comune di Napoli chiede l’autorizzazione a realizzare l’indispensabile camera di ventilazione della tratta Chiaia-Municipio vicino al colonnato di San Francesco di Paola, utilizzando un ambiente sotterraneo già esistente. Nel marzo 2018, la Soprintendenza di Napoli la concede. Nel dicembre 2018 (10 mesi dopo), la Direzione generale del ministero la annulla perché vuole che l’opera sia realizzata a piazza Carolina. A febbraio 2019, il Tribunale amministrativo regionale annulla l’annullamento. Con decreto dell’altro ieri, la Direzione generale annulla di nuovo. Un continuo gioco di parole.

Oltre un anno per non cavare un ragno dal buco. Potrebbe essere un caso di schizofrenia, se non fosse assai probabile che dietro questa squinternata ipertrofia amministrativa si nasconda una manina, anzi più d’una, tra politici e portatori di interessi.

Vediamo, in sintesi, cosa dice questo nuovo decreto. In premessa, ricostruisce la vicenda (sembra una memoria difensiva) e prende atto che il Giudice ha detto in sostanza due cose: il Ministero deve limitarsi ad autorizzare o non autorizzare la realizzazione delle opere nel contesto prescelto dal Comune; e anche a voler ammettere (cosa che però non fa) che possa andare oltre, deve adeguatamente motivare.

Ergo, penserete voi, il Ministero si adegua. Nossignore. In base al principio della leale collaborazione tra le pubbliche amministrazioni (figuriamoci cosa avrebbe fatto se non fosse stata leale) ritiene doveroso esaminare proposte alternative per poter valutare l’iter motivazionale della scelta del Comune. Questo solo al fine di snellire il processo autorizzatorio. Avete letto bene: snellire. Poi dicono che non esistono gli extraterrestri.

Segue la storia della piazza (partendo dal 1543, quando non esisteva ancora), che verrebbe definitivamente alterata dalla griglia. Per la cronaca, ricordiamo che stiamo parlando di circa 20 mq. di grate su 25.000 mq. di piazza. Insiste poi nell’indicazione di piazza Carolina e quindi annulla l’autorizzazione originaria.

Non senza essersi dichiarato disponibile ad individuare una soluzione alternativa condivisa con il Comune.

Quindi la sostanza dell’atto resta inalterata. Ne vengono solo modificate strumentalmente le motivazioni per aggirare la decisione del Tribunale e sedersi ad un eventuale tavolo di trattativa tenendo il coltello dalla parte del manico. Se poi il Comune non vuole capire chi comanda, resta tutto com’è e la metro non si fa.

Oggi c’è stata una riunione all’avvocatura comunale per valutare gli aspetti tecnico-giuridici della vicenda. Tra una settimana dovrebbe esserci l’incontro tra Ministro e Sindaco. Vedremo come e se si andrà avanti. Però che avvilimento.