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ANM 2018

by Redazione
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Oggi avrebbe dovuto tenersi una seduta del Consiglio comunale di Napoli interamente dedicata alla mobilità e ai trasporti, ma è stata sciolta per mancanza del numero legale.

Non è questa la notizia, capita spesso. Non è una novità neanche la solita tirata contro la Giunta da parte delle opposizioni (fanno il loro mestiere) e anche di esponenti della maggioranza (hanno sbagliato mestiere).

Quello che è interessante è la relazione dell’assessore Calabrese, illustrativa dello stato dell’arte, che si sarebbe potuta intitolare: senza denari non si cantano messe.

Se i nostri rappresentanti in Consiglio comunale non hanno voglia o tempo di studiarla e di raccontarla poi ai cittadini/utenti, per offrire loro almeno uno squarcio di verità, lo facciamo noi.

In due puntate, però, perché sono 32 pagine e vanno lette bene. Oggi parliamo delle “azioni per il riequilibrio e il rilancio dell’ANM”. Di quelle “a sostegno della mobilità sostenibile” (il bisticcio di parole non è nostro) ci occuperemo nei prossimi giorni.

La mission di ANM si divide tra gomma, ferro e sosta. Il che sta a significare trasporto di superficie, metro e funicolari e gestione della sosta.

Il parco mezzi è di 480 autobus, 61 filobus e 2 tram, che trasportano 170.000 passeggeri al giorno. Sulla metro ci sono 45 treni per una sola linea, la M1, che nel 2017 ha trasportato 43 milioni di persone, mentre le funicolari sono 4 con 16 milioni di passeggeri all’anno, di cui la metà sulla sola Centrale. I posti auto in gestione sono 28.000.

Le “attività vengono eseguite in un contesto di crisi aziendale” (come sappiamo bene), determinata da fattori interni ed esterni (questo potevamo immaginarlo). E vediamo quali sono.

Evasione tariffaria (ossia noialtri non paghiamo il biglietto); squilibri organizzativi (essenzialmente riguardanti il personale); finanziamenti pubblici insufficienti.

Chi dovrebbe mettere i soldi e non lo fa? “Dal 2011 il bilancio regionale non ha integrato in modo significativo con proprie risorse il fondo trasporti”. De Luca, quindi.

Ma come, proprio oggi il Governatore ha dichiarato: “stanziamo 55 milioni di euro ogni anno per l’azienda di proprietà del Comune per la quale palazzo San Giacomo non stanzia neanche un euro”. Cerchiamo di capirne di più.

Nel lontano 2011 la Regione taglia di oltre il 20% i fondi per il Trasporto Pubblico Locale i cui oneri di base dovrebbero, per legge, essere a totale carico dell’ente di Santa Lucia. Nel 2013 viene approvato il piano regionale dei servizi minimi di TPL, ma le risorse restano notevolmente inferiori a quelle definite minime dalla stessa Azienda Campana Mobilità. Dal 2014, nella ripartizione del Fondo Regionale Trasporti, Napoli prende sempre meno.

Ergo, il Comune ha dovuto “negli anni trasferire delle somme addizionali ad ANM dello stesso ordine di grandezza di quelle trasferite dalla Regione, unico caso in Italia”. Allora il Comune finanzia. Possibile che il buon De Luca travisi la realtà?

Quindi, per metterci una pezza, come si suol dire, l’ANM ha presentato domanda di concordato preventivo (per chi non lo sapesse, si tratta di una specie di accordo con i creditori) ed è in attesa di essere ammessa dal Tribunale alla procedura.

D’accordo, ma cosa si sta facendo per evitare che l’azienda continui a produrre perdite e, magari, riesca ad offrire un servizio migliore?

Più punti vendita dei biglietti e maggiori controlli. Questo avrebbe già portato un aumento dei ricavi dell’8%. 28,4 milioni a tutto settembre 2017 e 30,5 al settembre 2018. Inoltre, sarebbero stati acquistati 56 nuovi autobus grazie ai Fondi PON METRO. Nel 2020 ci saranno anche 20 nuovi treni per la M1, ma il 2020 ci sembra così lontano.

Quanto all’organizzazione aziendale, si registrerebbero “significativi passi in avanti” relativamente all’adeguamento dell’organico (sarà, ma non sembra).

Grazie a tutto ciò, il bilancio dell’Azienda, che nel 2016 presentava una perdita di 54,7 milioni di euro e nel 2017 solo di uno, nel 2018 raggiungerà il pareggio.

Fin qui, l’assessore Calabrese.

A noi sembra che le cause “endogene” del dissesto e, quel che conta di più, del disservizio vadano analizzate con maggior dettaglio e cercheremo di parlare con gli addetti ai lavori. Non pagare il biglietto è incivile a prescindere, ma il servizio deve essere decente. Anche sul fronte del personale, i furbetti vanno puniti, ma niente macelleria sociale.

Detto questo, il Comune deve pretendere i giusti finanziamenti regionali. Non sono un regalo. A Napoli e provincia vive la metà della popolazione campana. Vogliamo fare come per i finanziamenti per la manutenzione stradale finiti ovunque meno che a Napoli? Il sostegno della Regione, a quanto pare del tutto insufficiente, è dovuto. Per legge e per buon senso.

di Redazione