fbpx
Home Ambiente Autorizzati i dragaggi a Salerno. In campo Autorità portuale e ARPAC

Autorizzati i dragaggi a Salerno. In campo Autorità portuale e ARPAC

by Lucia Severino
0 comment

“A Salerno abbiamo ottenuto proprio ieri l’autorizzazione e faremo entro il prossimo mese la gara per dragare 3 milioni di metri cubi. A Napoli il dragaggio è in corso e finirà tra marzo e maggio 2019. A processo completato dragheremo 1 milione di metri cubi. Stiamo facendo quello che non si è fatto a Napoli per un quarto di secolo”.

E’ quanto ci ha detto il presidente dell’Autorità portuale Pietro Spirito all’indomani della sospirata autorizzazione al dragaggio nel porto di Salerno rilasciata l’altro ieri, 2 ottobre, da parte del ministero dell’Ambiente.

I dragaggi dei nostri porti rappresentano un intervento strategico irrinunciabile per lo sviluppo economico campano e non solo. Non farli, sarebbe come avere stazioni ferroviarie con binari troppo stretti per i treni in circolazione. Ve lo immaginate? Eppure, è proprio quello che succede nei porti con profondità insufficienti per navi, merci e passeggeri, sempre più grandi. Ma per quanto tutti li vogliano, non è facile realizzarli e non solo per motivi economici, infatti, le regole sono di difficile applicazione.

L’adeguamento normativo è del 2016 con l’emanazione di un decreto direttoriale (351/2016) e due decreti ministeriali (172 e 173/2016) che hanno definito: i criteri per i valori di riferimento specifici della concentrazione di inquinanti per i materiali risultanti dalle attività di dragaggio; la disciplina per gli interventi di dragaggio ricadenti all’interno della perimetrazione dei Siti di Interesse Nazionale; le modalità e i criteri tecnici per l’autorizzazione all’immersione in mare dei materiali di escavo di fondali marini.

Ma, a valle dei suddetti decreti, vi sono procedimenti autorizzativi, statali e regionali, delicati e complessi, spesso con incertezze procedurali e tempistiche nelle sequenze, che si dibattono tra l’esigenza fondamentale di rigore nella tutela ambientale e quella, ineludibile se si vuole combinare qualcosa, di sburocratizzazione e snellimento procedurale.

Spetta all’ARPAC di Stefano Sorvino, sbrogliare la matassa.

Nel porto di Napoli, l’ARPAC ha validato il monitoraggio ante operam sulla base di una concertazione triangolare tra il Ministero dell’Ambiente, autorizzante, l’ARPAC stessa, principale organo di sorveglianza, e l’ISPRA, con limitati compiti di supervisione formale. La disponibilità operativa dell’ARPAC a gestire anche le attività di controllo, mediante apposita convenzione con l’Autorità portuale, ha consentito di superare le incertezze procedimentali e di avviare tempestivamente le attività oggi in atto. Allo stato l’ARPAC sta procedendo al controllo dei dragaggi in corso, tramite analisi periodicamente operate dalla Direzione tecnica mediante l’Unità operativa mare ed il Dipartimento di Napoli.

Nel porto di Salerno, la tempestiva validazione del monitoraggio da parte dell’ARPAC ha consentito l’autorizzazione di due giorni fa. Il relativo decreto prevede che i controlli sui dragaggi siano concordati tra Autorità portuale e ARPAC, individuata come Ente validatore. Se ne occuperà il Dipartimento di Salerno coordinato dalla Direzione tecnica.

Nonostante le svariate emergenze ambientali dello scenario regionale, l’ARPAC sta assicurando, in una materia che richiede grandi capacità organizzative e professionali, le essenziali attività di controllo e validazione degli interventi di dragaggio dei due principali porti della Campania senza frapporre ostacoli burocratici.

Gliene da atto anche il presidente Spirito che ha voluto esprimere apprezzamento per il contributo dell’ARPAC e volontà di piena collaborazione.

La protezione dell’ambiente non deve costituire lo strumento per ritardare o impedire pretestuosamente lo sviluppo del sistema economico e infrastrutturale, ma deve essere finalizzata a tratteggiare il percorso corretto, e i soggetti realizzatori degli interventi non devono sottovalutare l’adozione di tutte le possibili strategie idonee a monitorare i potenziali impatti sull’ambiente.

Per ottenere questo risultato bisogna fare squadra.

di Lucia Severino