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Congresso Pd: la regola della non regola

by Angela Cortese
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Se dovessimo liquidare con poche parole la situazione del congresso PD a Napoli, basterebbe dire: regole contro non regole. È da troppo tempo che nel PD locale si contrappongono pacchetti di tessere e raggruppamenti nati dallo scioglimento dei vecchi partiti che hanno dato vita al PD.

Fusione a freddo o modi contrapposti di onorare l’impegno politico?  Ritengo sia un problema di idee e di cultura politica che accompagna un partito. Prova ne è, sia a Napoli che alla Città Metropolitana, lo schizofrenismo che ha caratterizzato l'”opposizione e non” verso l’azione di Luigi De Magistris.

In queste ore il partito napoletano si sta misurando con l’incapacità di fare sintesi e/o mediazione, sarà un giudice del tribunale civile a mettere fine a questa triste vicenda.

Il non vigilare da parte della segreteria nazionale su quanto avviene sui territori è sintomo della perdita di una memoria sacrificata sull’altare della rottamazione che allontana dall’ ascolto quei tanti militanti e amministratori che quotidianamente vivono le loro realtà.

Da queste considerazioni il passo è breve verso Ostia e la vittoria dei 5 stelle dove il candidato PD non è arrivato al ballottaggio. La vittoria del movimento grillino non è certo da attribuire al “buon governo Raggi”, anzi è stato il rifugio di una parte dei votanti, perché ad Ostia ha vinto l’astensionismo. Non esalterei questa vittoria senza vera alternativa se non quella di consegnare il Municipio ad una destra becera e violenta, vero motivo per il quale si è preferito votare il meno peggio.

Ebbene allora che fare? Secondo me è necessario riallacciare i fili con tutti i luoghi del Paese, non contare le tessere, alle quali non sempre corrispondono successi elettorali generali e non sempre fanno il paio con la buona politica che sempre più dovrebbe essere l’obiettivo al quale tendere tenendo presenti le tre qualità decisive (Max Weber), passione, senso di responsabilità, lungimiranza.