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De Magistris e il cardinale Sepe all’assemblea BCC di Napoli

by Flavio Cioffi
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Ieri, l’assemblea dei soci della BCC di Napoli, presieduta da Amedeo Manzo, ha approvato le modifiche statutarie necessarie all’adesione al Gruppo Bancario Cooperativo – capogruppo Iccrea.

Manzo l’ha definita una “Buona Cosa” che consentirà all’istituto napoletano “di poter contare sulla forza di un grande gruppo … senza tradire il proprio DNA … La conoscenza del proprio territorio, le proprie radici, la relazione con la gente, che hanno reso le BCC diverse dalle banche ordinarie, resteranno intatte e nella sfida del sistema bancario 4.0 saranno l’elemento distintivo vincente … una realtà agile nell’organizzazione, al centro del processo economico locale, insediata al centro di una Metropoli, riconosciuta dal tessuto cittadino … la banca di Napoli, per Napoli, fatta da Napoletani e al servizio dei Napoletani”.

Fin qui il suo Presidente. Ma, aldilà della comunicazione istituzionale, l’assemblea della BCC di Napoli rappresenta oggettivamente un momento aggregativo importante e un angolo visuale privilegiato sulla società napoletana e quindi, forte dell’invito ricevuto, sono andato a dare un’occhiata, come un giovane reporter, armato di smartphone tuttofare, per raccontarvi l’evento.

Dribblando conoscenti e vecchi amici, mi sono fatto largo in un auditorium gremito, al centro congressi della Mostra d’Oltremare, da circa mille soci (più deleghe) e numerosi ospiti e autorità, per raggiungere una postazione strategica.

Nelle prime file il sindaco, il cardinale, il presidente del Tribunale, il questore, il comandante provinciale dei Carabinieri, il presidente dell’Unione industriali, i rappresentanti degli ordini professionali e tante altre autorità che non me ne vorranno se non cito personalmente.

Il primo saluto è stato quello di De Magistris che ha voluto rendere un “abbraccio affettuoso” al presidente Manzo per il lavoro svolto, che merita gratitudine, a servizio della comunità. “Apprezzo molto l’idea di banca che vi contraddistingue … una banca di prossimità, vicina al piccolo risparmiatore, alla piccola e media impresa, una banca che si fa trovare vicina anche nei momenti della solidarietà … Con questo spirito di squadra, tutti insieme, uniti nelle diversità, ognuno con la sua storia e la sua sensibilità politica, possiamo fare un grande lavoro … Vedo nella vostra mission quello che è scolpito nella Costituzione, cioè lo sviluppo della persona umana, che significa fare progresso senza perdere di vista la giustizia sociale, il rispetto dell’ambiente, del proprio territorio, lo sviluppo dell’impresa di comunità”.

Poi, del cardinale Sepe. La BCC di Napoli “nasce dal territorio e vuole essere una risposta al territorio” cooperando con i cittadini. Si è dunque congratulato per l’apertura al sociale e la solidarietà dimostrate, rivolgendo l’invito ad andare avanti sempre nel segno della prossimità. “Dio vi benedica e ‘a Marònn v’accumpagn”.

Quindi, del presidente del Tribunale, Ferrara. Il quale si è detto stanco di una rappresentazione di Napoli incentrata solo sui problemi, che esistono ma sono comuni a tutte le grandi metropoli. Stanco anche di una visione di Napoli tutta musica, mandolino e pizza. “Noi siamo fieri e orgogliosi di poter rivendicare un ruolo nazionale di primo piano nell’impegno per la legalità e per la solidarietà … come napoletano sono fiero di poter pubblicamente riconoscere il ruolo fondamentale che la BCC esercita con la sua attività e con il suo impegno sul versante dell’economia”. A testimoniarlo “due alfieri dell’impegno per la solidarietà, l’alfiere religioso e l’alfiere laico. Chi più del nostro cardinale e del nostro sindaco, che fanno del loro impegno quotidiano una testimonianza di attenzione per l’uomo e per i valori della solidarietà, può oggi darvi un riconoscimento di come la vostra attività sia in sintonia con questi valori e con questi principi”.

Una uniformità di giudizi non scontata, forse non esenti da qualche enfasi, ma che ha reso palpabile l’aspettativa della città verso un modello bancario “dolce”, di accompagnamento, inclusivo sia nella concessione del credito che nella gestione delle sofferenze bancarie. Un aspetto sottolineato con convinzione da Manzo.

Ma andiamo a vedere un po’ di numeri. Il risultato lordo d’esercizio relativo ai primi 9 mesi dell’anno, confrontato con l’analogo periodo 2017, registra una crescita del 67% attestandosi a 1,67 milioni di euro. Il rapporto tra sofferenze nette e impieghi è dell’1,75%, uno dei più bassi dell’intero sistema, con un tasso di copertura delle sofferenze pari al 70,23%, tra i più alti. Tra i dati forse più significativi quelli relativi al CET1, il coefficiente di adeguatezza patrimoniale, che è pari al 35,23%, e al Total Capital Ratio del 35,23% laddove i requisiti minimi richiesti sono, rispettivamente, del 6,6% e del 10,7%.

Risultati ottimi, dunque, e prospettive rosee per l’unica banca che ha conservato Napoli nel suo brand. Però noi di mestiere facciamo i ficcanaso e vogliamo andare oltre, vogliamo approfondire, cerchiamo il contraddittorio. Presidente Manzo, possiamo passare in banca a fare due domande?