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Lo sviluppo della cantieristica a Napoli. Confronto con Antonio Palumbo

by Flavio Cioffi
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Uno dei settori fondamentali del porto di Napoli è quello della cantieristica.

Il Gruppo Palumbo, una presenza storica, ultracinquantennale, ne è uno dei principali protagonisti con una rete di costruzioni navali, riparazioni e ristrutturazioni articolata in ben otto cantieri nel Mediterraneo e nell’Atlantico orientale.

Un passaggio con il suo presidente, Antonio Palumbo, ci è sembrato essenziale per il nostro percorso informativo sull’economia del mare.

Presidente, quali sono gli scenari mediterranei della cantieristica?

Abbiamo ritenuto opportuno rafforzare la nostra presenza nell’area del Mediterraneo, andando anche oltre di esso, creando un network logistico che fosse in grado di attuare una strategia di contrasto ad uno scenario che si è venuto a delineare nell’attuale globalizzazione dell’economia. Siamo infatti in presenza, da un lato, di cantieri che adoperano una strategia di basso costo della manodopera e, dall’altro, di cantieri che operano con professionalità e velocità.

Per poter dunque sopperire a questo gap, ci siamo dovuti rafforzare nel mercato di riferimento, offrendo strutture e facilities che potessero agevolare gli armatori e, al tempo stesso, potessero contrastare i concorrenti che non operavano in linea con gli standard europei e mondiali.

In questo quadro che ruolo svolge il Porto di Napoli?

A causa delle passate cattive gestioni dell’Autorità Portuale, il porto di Napoli ha purtroppo pagato un grave scotto, perdendo grandi occasioni e opportunità di miglioramento. Non si sono, infatti, volute comprendere realtà importanti che avrebbero potuto dare certamente un valore aggiunto al porto, attuando invece politiche clientelari e miopi.

Stiamo uscendo solo ora, purtroppo pagandolo a duro prezzo, da un ventennio di errori strategici.

Con l’attuale nuova visione dell’Autorità Portuale, potremo seguire una rotta di miglioramento e crescita e contribuire a quelle che sono le reali possibilità per il centro Sud, in termini non solo di posti di lavoro, ma anche di generale ricchezza prodotta e di sviluppo.

Ritiene che la nascita del sistema portuale campano si stia dimostrando utile?

Sicuramente si; essa infatti rappresenta una concreta opportunità di sviluppo reale dell’economia navale in quanto, come ben si sa, in questi ultimi 10 anni a seguito della crisi finanziaria del 2008, abbiamo assistito ad una crisi economica e mondiale senza precedenti, che ha cambiato gli scenari.

Allo stato attuale, noi vediamo che, nonostante ciò, l’economia del porto di Napoli è riuscita a tenere in piedi delle realtà importanti; tutto questo ci fa ben sperare in un futuro migliore.

La Campania è infatti una regione esportatrice e la portualità è una reale leva di sviluppo, fondamentale in questo ambito di riferimento.

Come valuta la gestione attuale dell’Autorità di sistema?

Ritengo che dopo una debacle di 20 anni, oggi all’Autorità Portuale, vi sia un interlocutore ragionevole, capace di ascoltare le esigenze degli imprenditori che operano nel porto di Napoli.

Mi auguro che con gli attuali interlocutori, si possa finalmente andare verso la direzione giusta e poter fare quel salto importante nell’interesse generale di tutto il porto.

Si discute di sistema campano della mobilità.

Io sono convinto che quando un sistema funziona e l’ingranaggio gira nel verso giusto, tutto l’indotto portuale e il sistema economico di conseguenza potrà muoversi nella direzione giusta. Anche la cantieristica, di riflesso, potrà avere le sue ricadute di miglioramento.

Ma la politica deve lavorare con persone serie e in massima trasparenza, cercando di ottenere quei benefici che attualmente l’Unione Europea non ritiene di concedere al comparto navale.

Secondo me, sarebbe giusto e opportuno cercare di eliminare quel gap che abbiamo nei confronti di Turchia e Asia.

La cantieristica navale potrebbe senz’altro in questo modo allinearsi agli standard e fare un salto di qualità, in termini di occupazione e sviluppo.

di Flavio Cioffi