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Martone “reloaded” al Nest

by Piera De Prosperis
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Lo spettacolo di Mario Martone “Tango Glaciale Reloaded (1982-2018)” dà il via alla nuova stagione del Nest – Napoli est teatro, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio.

La versione “ricaricata” dello spettacolo recupera il testo che l’autore portò in scena il 27 gennaio del 1982 al Teatro Nuovo di Napoli ad opera della compagnia Falso Movimento. Lo spettacolo viene presentato nel riallestimento a cura di Raffaele Di Florio e Anna Redi con in scena i giovanissimi Jozef Gjura, Giulia Odetto e Filippo Porro.

Il testo è composto da dodici scene che rappresentano l’interno di un palazzo, dodici quadri che si alternano, portati in scena da un ascensore virtuale che tocca tutti i piani del condominio, dall’interno all’esterno. Il tutto è presentato con una commistione di linguaggi che va dalla mimica, al canto, al suono, mentre ridotta all’essenziale è la parola. Sul palcoscenico ci sono tre attori (affiancati inizialmente da un manichino), due uomini e una donna, inseriti in questa macchina scenica che alterna colonnati antichi, con testo in greco antico, a moderne cucine e bagni, fino ad una lotta/danza con un sassofono e un tango ballato con un aspirapolvere. Non c’è quindi una trama, ma si rappresentano desideri, sentimenti, nevrosi, tutto il bagaglio della vita quotidiana come sottolinea l’ambientazione in una casa. Dice Martone “…un’avventura domestica che si trasforma continuamente proiettandosi nel tempo e nello spazio”.

Ma perché la riproposizione di un testo dell’ormai lontano 1982? Lo spettacolo, rappresentato al Teatro Nuovo, al centro dei Quartieri Spagnoli, scoppiò tra i vicoli di Napoli, tra gli applausi entusiasti di giovani e meno giovani. Era un’epoca difficile per Napoli, il post-terremoto, le ferite ancora brucianti, le difficoltà di vita e di gestione. Napoli voleva cambiare ed iniziò a farlo attraverso il teatro, fatto da giovani in un quartiere disastrato, privo di luce. La novità della messinscena basata non sul linguaggio ma su una intersezione di piani-sequenza di luci, colori e suoni sembrò essere l’avvio di un percorso ascensionale verso la liberazione dai tubi Innocenti delle impalcature e quindi dai lacci della tragedia.

Ma perché proprio oggi e perché al Nest? Penso che il paragone sia evidente. Le periferie che devono, attraverso un profondo rinnovamento nel linguaggio civile, farsi luce, venire fuori dalla narrazione alla Gomorra; quindi la riproposizione di Tango glaciale non è un’operazione antiquaria ma una sollecitazione ad immergersi in una situazione che, quasi quaranta anni fa, propose una via d’uscita culturale dalla stagnazione. Lo spettacolo faceva parte della cosiddetta post-avanguardia movimento caratterizzato dalla volontà di riconsiderare i mezzi e i codici dello spettacolo, con l’uso della tecnologia come strumento di potenziamento ed arricchimento delle possibilità del teatro. Era un tentativo per venire fuori dall’emergenza sociale e culturale del tempo, attraverso uno scarto rispetto alla tradizione del teatro di parola.

Proprio quello che oggi Martone invita a fare, a partire dalle periferie urbane che, non a caso, stanno diventando laboratori di progettualità culturali. Basti pensare, accanto al Nest, al Teatro Area Nord, al Nuovo Teatro Sanità, alla Sala Ichos, al Beggar’s Theatre, che operano proponendo iniziative teatrali di cui i giovani del quartiere sono protagonisti.

Tango glaciale: testo difficile, di non facile fruizione, esperienza “diversa”, a tratti spiazzante in cui i tre bravi attori ci conducono in un viaggio allucinato e allucinante, ma alla luce di quello che abbiamo detto, di grande stimolo.

Teatro al completo a via Bernardino Martirano, nello spazio dell’ex edificio scolastico della SMS Giotto-Monti, a conferma che il pubblico vuole essere coinvolto, attratto sicuramente anche dalla notorietà di Martone, tuttavia dove c’è un progetto di evidente riqualificazione, la cittadinanza non può non esserci.

di Piera De Prosperis