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Rifiuti: inchiesta SMA. Note a margine.

by Lucia Severino
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Due filoni d’inchiesta, uno sulla SMA Campania e un altro sulle ecoballe. 17 indagati, perquisizioni varie. Coinvolti politici, funzionari, giornalisti, agenti provocatori, imprese, parentele. Ricadute elettorali inevitabili. Sviluppi potenzialmente ancor più eclatanti. Grande clamore mediatico nazionale.

Se avete visto un telegiornale negli ultimi giorni o letto un quotidiano, sapete già quello che ad oggi c’è da sapere e noi non possiamo dirvi di più. Non facciamo cronaca giudiziaria. Però un commento dobbiamo farlo, perché i magistrati sono entrati nella carne viva del sistema di gestione dei rifiuti e, inevitabilmente, dei relativi meccanismi di programmazione e controllo. E di questi temi ci occupiamo quotidianamente.

 

Cos’è la SMA?

Una società pubblica con circa 1.200 dipendenti, al 100% di proprietà della Regione Campania, che dovrebbe occuparsi di ambiente dagli incendi alla difesa suolo, dai rifiuti alla protezione civile, dalle bonifiche alle calamità naturali, all’acqua.

Nel piano industriale 2017, su 150 milioni di ricavi ben 108 provengono dalla gestione della depurazione comprensoriale. Si tratta di impianti sui quali la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha indagato per anni, nominato custodi giudiziari, spinto per la risoluzione definitiva della complessa e antica problematica gestionale. Anni fa ci furono anche degli arresti per illecito smaltimento dei fanghi. Oggi a quanto pare il tema si è riproposto

Gli impianti sono: Napoli Ovest (Cuma), Acerra (Caivano), Napoli Nord (Orta di Atella), Area Casertana (Marcianise), Foce Regi Lagni (Villa Literno). Per il loro adeguamento (non rispettano gli standard qualitativi minimi) è in fase di attuazione un Grande Progetto da 230 milioni di euro.

Man mano che si consegnano i lavori alle ditte appaltatrici (Cuma è già stato consegnato) dovrebbero essere revocate le custodie giudiziarie ancora in atto.

Pare che per anni la SMA non abbia presentato bilanci ed è stata al centro di mille polemiche e di indagini per altri reati.

Perché la Regione si è avvalsa proprio della SMA? Quali competenze specifiche aveva? Quali meccanismi di controllo sono stati messi in atto?

 

Ecoballe.

Sappiamo che è un problema gigantesco che viene dal passato e che non è detto sarà mai veramente risolto.

Con gli attuali ritmi di smaltimento e modalità di gestione ci vorranno 30 anni. Parliamo di 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti. Sarebbe previsto un impianto di smaltimento da 400.000 t annue (si recupera il recuperabile e il resto si porta via, perché il territorio non vuole più bruciatori o discariche) che ridurrebbe i tempi a 7 anni.

Se ne occupa direttamente la Regione che recentemente ha chiuso la Direzione Generale ambiente sostituendola con la D.G. per la difesa del suolo e l’ecosistema e la D.G. ciclo integrato dell’acqua e dei rifiuti. Per consentire di imprimere maggiore incisività all’azione senza aggravi di spesa.

Quindi nessun potenziamento di personale o di strutture, solo un cambio ai vertici.

Finora l’azione non è stata incisiva? E quali sono i programmi adesso? Che conseguenze avrà questa scelta?

In questa situazione generale, nota e stranota agli addetti ai lavori, sembra che nessuno si sia preoccupato di mettere in piedi un’organizzazione efficace. Non dico best practice, ma almeno buon senso. O qualcuno pensava che la camorra avesse traslocato, che i rifiuti non fossero più un grande business, che la corruzione fosse un ricordo del passato?

Certo, il tempismo delle indagini, a ridosso delle elezioni, suona male. Ci saranno certamente motivi tecnici inoppugnabili, ma la coincidenza c’è. Anche l’uso di un ex boss come agente provocatore fa sorgere la domanda se si tratti proprio e soltanto di giornalismo d’inchiesta. Magari alla fine saranno tutti innocenti (perché un video non è necessariamente una prova) e noi ce lo auguriamo. Però il quadro che emerge è fosco e tutto resta affidato alla repressione.

Ma la Politica che la paghiamo a fare?

di Lucia Severino