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Salvini indagato. E ora?

by Flavio Cioffi
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Sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Sono contestazioni di una gravità assoluta, anche se fossero a carico di un semplice agente di polizia, ma quando vengono mosse al Ministro degli interni e al suo Capo di gabinetto diventano clamorose.

Al punto che viene da chiedersi come sia possibile che Salvini, con il consenso dell’intero Governo, la complicità di un Prefetto e l’obbedienza acritica di alti funzionari dello Stato, che hanno eseguito disinvoltamente ordini solo verbali, abbia potuto commettere tali reati.

Evidentemente, delle due l’una: o c’è stata la volontà politica di forzare la legge in senso antidemocratico, magari per bullismo, e la macchina amministrativa non è provvista dei necessari anticorpi o il fatto non costituisce reato e in sede di indagine è stato messo il carro davanti ai buoi.

Sarà stabilito al termine di un procedimento complesso, fissato dalla legge costituzionale 1/1989 (prima della quale giudicava la Corte Costituzionale). La procura di Agrigento manda le carte al procuratore della Repubblica di Palermo, il quale, “omessa ogni indagine”, trasmette gli atti e le sue richieste al cosiddetto tribunale dei Ministri, sempre di Palermo. Questo compie le indagini preliminari e archivia, con decreto non impugnabile, o invia gli atti al Parlamento che, a sua volta, può negare o concedere l’autorizzazione a procedere. In quest’ultimo caso, le carte tornano al tribunale dei Ministri perché si svolga il processo. Facendo due conti ci vogliono fra i sette e i nove mesi.

Ma quando il Parlamento può negare l’autorizzazione? “Ove reputi che l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo”, in base a una “valutazione insindacabile” assunta “a maggioranza assoluta dei suoi componenti”.

Se il tribunale dovesse archiviare, vorrebbe dire che la procura di Agrigento avrebbe sbagliato. Il che ci può stare, ma verrebbe giù una valanga di accuse alla magistratura debordante e politicizzata e di appelli per la riforma della giustizia. Sta già avvenendo. Se, invece, il tribunale chiedesse l’autorizzazione a procedere, dimostrerebbe che l’ipotesi accusatoria ha una sua solidità, la battaglia politica s’infiammerebbe e noi cittadini dovremmo iniziare a preoccuparci.

Ove mai il parlamento negasse poi l’autorizzazione, ipotesi più che probabile visto che il Governo ha per definizione la maggioranza, ma non scontata matematicamente, il conflitto tra poteri dello Stato toccherebbe nuovi vertici. Nel caso venisse concessa, significherebbe come minimo la caduta del Governo, con ogni probabilità un terremoto politico.

Siete preoccupati? Non si direbbe. La gente ha passato la domenica al mare o sulla via del ritorno in città, magari allo stadio o davanti alla tv a maledire Dazn che funziona male. Come mai? Perché non capiamo che oggi tocca all’immigrato, ma domani potrebbe toccare a noi? Perché il Governo è compatto, il Parlamento in ferie, il Presidente della Repubblica tace, parte dell’opposizione è solidale con Salvini e l’altra parte si limita a rilasciare scialbe dichiarazioni ai media? Perché pensiamo di avere altre priorità?

Forse un po’ per questo e un po’ perché siamo abituati a vivere in un Paese nel quale si è addirittura accusato lo Stato di aver trattato con la mafia. Un arresto illegale è una quisquilia. E’ la politica, bellezza.

Già, in effetti, aldilà della volontà degli inquirenti, il quadro si caratterizza oggettivamente, automaticamente e immediatamente come politico. Anche perché l’inchiesta riguarda comportamenti determinati da scelte politiche e quindi appare come una censura di quelle scelte.

D’altronde, il contesto è complicato. Penso al riparto delle competenze tra Ministero delle infrastrutture e dell’interno, all’effettività del coordinamento dell’azione del Governo, al ruolo della Guardia Costiera, alle acque nelle quali è avvenuto il salvataggio, alla posizione assunta dalle autorità maltesi, all’aiuto offerto dalla Chiesa (che magari ha assicurato anche la collaborazione irlandese), all’Albania, ai rapporti con l’Europa.

Penso soprattutto che non esiste alcuna emergenza migranti in atto in Italia. Allora perché tutto questo? Per altro verso, non c’è emergenza grazie all’accordo con la Libia dove i migranti vengono segregati, torturati, venduti e nessuno ha contestato niente al precedente Governo italiano, né in sede giudiziaria, né in sede politica.

Lo ripeto: è complicato. Teniamo gli occhi aperti.

di Flavio Cioffi