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Torniamo a riparlare di Mezzogiorno

by Pietro Spirito
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Il 28 maggio si è svolta presso la Stazione Marittima del porto di Napoli la presentazione di due volumi che tornano a mettere al centro la questione meridionale, come crocevia fondamentale per la ripresa dell’economia italiana. Si tratta del volume curato da Giuseppe Coco ed Amedeo Lepore, “Il risveglio del Mezzogiorno”, e del libro di Riccardo Monti, “Sud, perché no?”, entrambi pubblicati recentemente dall’editore Laterza. Il dibattito è stato coordinato da Emanuele Imperiali.

Gli approcci seguiti dagli autori sono complementari e diversi. Mentre Riccardo Monti evidenzia i casi di resilienza imprenditoriale, che testimoniano la vitalità di un tessuto industriale capace di resistere, nonostante tutto, alla grande crisi dell’ultimo decennio, la raccolta di scritti curata da Coco e Lepore analizza il tessuto delle politiche pubbliche necessarie per dare respiro e futuro al Meridione.

Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da una ripresa del divario territoriale in Italia, come ho avuto modo di evidenziare nel corso del mio intervento. Con la crisi della industria pubblica e con la fine dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno, il Sud è tornato ad essere il grande assente nel telaio delle politiche economiche.

Questo vuoto ha peggiorato la capacità di resistenza dell’economia italiana. Adriano Giannola, Presidente della Svimez, ha ricordato che, se si fossero effettuati adeguati investimenti per il potenziamento infrastrutturale e per l’irrobustimento industriale del Meridione, l’Italia avrebbe retto meglio l’urto della crisi.

Invece, le regioni meridionali hanno perso oltre il 30% della propria capacità produttiva e solo negli anni recenti, grazie alle politiche del Governo Gentiloni, il Sud è tornato ad esser presente nell’agenda politica, con provvedimenti che finalmente hanno ricominciato a dare prospettiva al futuro del Mezzogiorno.

Provvedimenti come l’istituzione delle zone economiche speciali e “Resto al Sud”, per favorire l’imprenditorialità giovanile, provano ad invertire una tendenza alla marginalizzazione: serve anche dare corpo alla regola di riservare al Mezzogiorno il 34% degli investimenti pubblici per costruire una prospettiva di medio termine che consenta una ripresa strutturale, i cui effetti sono benefici non solo per il Sud, ma per il Paese nel suo complesso.

Ora, di fronte al difficile passaggio che vive l’Italia, il Mezzogiorno torna ad essere, ancora una volta, una cartina al tornasole per la costruzione di un futuro possibile per la ripresa economica. Lo ha ricordato Massimo Lo Cicero, che ha sottolineato la strategicità di un approccio internazionale al recupero della capacità produttiva: nel mondo globale che viviamo, serve avere una prospettiva mediterranea che consenta di offrire una dimensione competitiva su scala sovranazionale.

Su questo punto si sono trovati d’accordo tutti i partecipanti alla discussione. La resilienza delle imprese meridionali può essere una forza vitale a condizione che si dia respiro ad una nuova politica economica nel quadro di una iniziativa internazionale dell’Italia. Solo così si può tornare a mettere al centro lo sviluppo e la crescita.

di Pietro Spirito

Presidente dell’Autorità Portuale di Sistema del Mare Tirreno Centrale