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I tre manifesti a Ebbing, il film dell’antihollywood

by Ugo Cundari
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Non è buonista, non è corretto, non ricama sul dolore né sul pietismo. Il film “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, scritto e diretto da Martin McDonagh, gira intorno a una donna separata (Frances McDormand, moglie di uno dei fratelli Coen), figlia stuprata e uccisa, marito violento che se ne va preferendo al suo culo flaccido una sciacquetta diciannovenne. E dopo sette mesi che la polizia non fa niente, prende in fitto tre maxi manifesti su una strada secondaria di un paese dell’entroterra americano con i quali attacca il capo della polizia (Woody Harrelson), “stimato dalla comunità per la dedizione che mette nel suo lavoro e per l’amore nei confronti della famiglia”, ma colpevole per la donna cazzuta di non muovere un dito per trovare l’assassino. Città in subbuglio, tv che ci marciano, e lei che riceve pressioni da tutti per smettere. Lo sceriffo va da lei e con tono gentile si giustifica (“nessun testimone, nessuna traccia di Dna”) e le confessa di avere il cancro, ma lei se ne fotte. Un dentista vuole convincerla con la minaccia di un trapano e di un dente da togliere senza anestesia, ma lei glielo conficca nell’unghia. Il prete con aria pacifica le fa un sermone ma lei lo manda, con il sorriso sulle labbra, candidamente a fare in culo, con un paragone tra chi appartiene alle gang di Los Angeles e chi alle gang con tonaca e tendenze pedofile più o meno represse. E se qualche compagno di classe del figlio le lancia lattine sulla macchina, un calcio nelle palle e via. Alla fine però il suo gesto distribuisce capacità di amare anche ai brutti e ai cattivi, e a salvarle la vita sarà un nano baffuto che la guarda con i cuoricini negli occhi, mentre negli ultimi minuti del film tutti i ruoli si invertono, tutti fino all’ultima comparsa.

Morale di una favola senza morale: c’è una filmografia americana alternativa e antihollywoodiana, che mette in scena storie drammatiche ma con uno sviluppo narrativo senza fronzoli, scarno, al limite dell’osso rosicchiato fino alla polpa. Aria pura per chi in Italia produce cinepanettoni e commediole su parolacce e doppi sensi, e poco più. Learn, italians!

ll film è stato premiato al Festival di Venezia, ha ottenuto 6 candidature e vinto 4 Golden Globes.

PS: E il colpevole? 7 euro e passa la curiosità