Home Cultura LE CITAZIONI: Cercas. Francesco, il papa dell’ascolto

LE CITAZIONI: Cercas. Francesco, il papa dell’ascolto

Javier Cercas

by Ernesto Scelza
0 comments

Javier Cercas, è uno dei grandi scrittori spagnoli contemporanei. Nell’agosto-settembre segue papa Francesco nel suo viaggio in Mongolia. È stato contattato dai vertici del Vaticano, per rendere conto del viaggio e interrogare, lui ateo anticlericale, il papa. Nel brano citato, Antonio Spadaro, gesuita, direttore della “Civiltà cattolica”, per spiegare la visione del futuro della Chiesa e del mondo propria di Jorge Maria Bergoglio ricorda il “Programma di Aparecida”, il discorso che il futuro papa Francesco tiene nel 2007 alla V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi (Celam), nella città brasiliana di Aparecida nel maggio 2007.

 

«“Mi dica una cosa” dico a bruciapelo. “Pensa che il papa abbia fatto nella Chiesa tutti i cambiamenti che voleva fare?”

“Bella domanda.” Per la prima volta Spadaro esita, o dà l’impressione di esitare. “Non lo so. Francesco non è una persona che si lasci sconfiggere dalle resistenze: quel che deve fare lo fa… Comunque, lascia che ti dica che il papa non lavora con un’idea in testa e poi la applica; non è quello il suo modo di agire. Il papa non è un ideologo: il suo modo di operare non è ideologico. Non è di sinistra, come ovviamente non è di destra. Non lavora con categorie ideologiche. Lui ha una visione della realtà, ci dialoga, valuta e poi agisce. A volte, neanche lui stesso sa quello che farà (…).

“Però Francesco è arrivato al suo incarico con un programma. E lo ha applicato. Mi riferisco al programma di Aparecida, ovviamente.”

Fra il 13 e il 31 maggio 2007, quasi sei anni prima che Francesco arrivasse al papato, la V Conferenza Generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi si riunì nel santuario di Nossa Senhora Aparecida, nello stato di San Paolo, nel sudovest del Brasile. Bergoglio, che all’epoca era cardinale arcivescovo di Buenos Aires, partecipò come presidente della Conferenza episcopale argentina e risultò decisivo per la lettera e per lo spirito del documento finale, così rilevante per il Francesco futuro che viene citato addirittura venti volte nel testo fondamentale del suo papato, Evangelii Gaudium, del 2013. Spadaro mi dà ragione.

“Sì” dice. “Però il programma di Aparecida era il risultato di un lungo processo. È come i sinodi, le riunioni dei vescovi: prima erano preparati, si sapeva in anticipo quali sarebbero state le loro conclusioni; adesso no; adesso si sa come inizia la discussione, ma non si sa come finisce. Dipende. E può succedere che la discussione porti il papa ad accettare alcune conclusioni del sinodo e altre no. È questa la visione sinodale, importantissima per comprendere Francesco: lui ha un’idea, provoca una discussione, ascolta, vede qual è la reazione della gente, qual è il risultato della discussione, se la Chiesa è o non è matura per determinate cose, o se è meglio farne altre. E decide. Il papa è estremamente dialogante con la storia e con le persone.”

“Non vuole imporsi alla storia, ma adattarvisi?”

“Adattarsi, no. Quello che non vuole è imporsi alla presenza di Dio nella storia.”

Spadaro mi lascia di nuovo attonito. “Alla presenza di Dio?”

“Sì: per lui, la questione è cercare Dio nella storia, nella realtà. Vedere come Lui si muove. A questo è molto attento: a leggere i segni di Dio nella storia. Francesco non si impone sulla realtà, ma soprattutto non si impone su Dio.”

“Quindi, lui sta ascoltando.”

“Molto.”

“Ma sta ascoltando Dio.”

“Esatto.”

Silenzio. Da dietro le lenti rettangolari degli occhiali di Spadaro, i suoi occhi da gufo mi osservano senza battere ciglio.

“E come si fa?” domando.

Spadaro sorride, si stringe nelle spalle e dice… “Senza la fede, è un po’ difficile da spiegare» assicura. «Lui prega molto. E ascolta, ascolta, ascolta. È quel che accade nei sinodi, per esempio; i papi di solito non vi assistevano, invece Francesco lo fa. E ascolta. E cerca di capire se ciò che ascolta è frutto dello spirito buono o di quello malvagio. Fa un profondo lavoro spirituale di sintonia con il divino.”

(…) Grande silenzio. Incapace di uscire dallo sconcerto, domando: “E la soluzione di Dio è sempre la stessa per tutti?”

“No, ognuno ha la sua” risponde Spadaro. “Tutti abbiamo una storia personale di rapporto con Dio, e quindi la soluzione di ciascuno è diversa. In Bergoglio c’è una grande consapevolezza della peculiarità individuale, e del rapporto singolare della persona con Dio. Quei rapporti non sono mai equiparabili. Perché le persone non lo sono.”»

Javier Cercas, Il folle di Dio alla fine del mondo.

Leave a Comment