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LE CITAZIONI: Kagan. Insurrezione americana

Robert Kagan

by Ernesto Scelza
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“Decine di milioni di americani hanno deciso di ribellarsi al sistema politico in vigore da più di due secoli negli Stati Uniti e hanno scelto come leader Donald Trump. Il loro obiettivo è il sostanziale smantellamento della democrazia liberale nata dalla Rivoluzione americana… e l’idea secondo cui tutti gli americani condividono lo stesso impegno verso i principi fondativi della nazione è sempre stata un gradevole mito, o forse una nobile bugia… Il movimento che sostiene Trump non è quindi una stravagante novità”. Queste affermazioni non sono di un pericoloso “radical” nordamericano, ma di un esponente di quel potente “think tank” neoconservatore che fondò il “Project for the New American Century” sostenendo i disegni di egemonia mondiale di George W. Bush, ma che nel 2017 abbandona il Partito repubblicano, denunciando il “fascismo” di Donald Trump, preoccupato del possibile avvento di una terza guerra mondiale.

 

«La presa di Trump sull’immaginario di milioni di americani è straordinaria. Raramente nella storia degli Stati Uniti un personaggio politico ha suscitato una tale adorazione e una così totale fiducia mentre era ancora in vita e in attività. Persino il venerato Reagan è stato spesso attaccato dai conservatori per aver deluso le loro aspettative. I sostenitori di Trump non lo criticano mai e non tollerano critiche nei suoi confronti, nemmeno sulle questioni sulle quali sono in disaccordo con lui (…).

Quanti politici possono contare su una simile devozione? La figlia di un uomo condannato per il ruolo da lui svolto nell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 ha ricordato in seguito che, quando Trump parlava, suo padre “cadeva in ginocchio”. E quanti politici oltre a Trump possono contare su dei gruppi di sostenitori che… viaggiano per tutto il Paese per partecipare al maggior numero possibile di comizi del loro beniamino – comizi che suscitano intense emozioni, come se fossero una riunione di Risveglio cristiano del Diciannovesimo secolo o un concerto dei Beatles? (…) Trump dà voce alle ansie e alla rabbia dei suoi elettori, ma soprattutto li incoraggia ad avere una voce propria, ad agire invece di crogiolarsi nel vittimismo e a celebrare la loro comune ostilità nei confronti del sistema liberale. Il risultato è che decine di milioni di americani seguiranno Trump ovunque, anche se questo dovesse implicare il rovesciamento di un sistema di governo che in ogni caso essi non apprezzano più e che considerano in contrasto con i loro interessi.

Le persone sono saggiamente riluttanti a usare con leggerezza una parola come “fascismo”, ma è difficile trovare una parola migliore per descrivere il rapporto tra il tipo di leader incarnato da Trump e il suo seguito devoto. Il fascismo è una malattia a cui le democrazie moderne sono particolarmente sensibili. E, nell’epoca della società di massa (nella quale abbiamo vissuto per la maggior parte degli ultimi due secoli), l’alternativa più frequente alla democrazia è stata proprio il fascismo, declinato in varie forme. Le nazioni moderne non sono propense all’istituzione di nuove monarchie: quindi, per avere una qualche legittimità che vada oltre l’esercizio della forza bruta, un leader moderno deve quantomeno dare l’impressione di parlare a nome delle masse. Nel caso di un Paese democratico, un leader autoritario deve innanzitutto crearsi un seguito di massa che gli permetta di vincere all’interno del sistema democratico per trasformare poi questo sistema in una qualche altra forma di governo sulla quale possa esercitare il suo dominio. Adolf Hitler raggiunse il potere in Germania vincendo elezioni democratiche, dopo aver ispirato fiducia ai cittadini comuni tedeschi che appartenevano alla classe media offrendo loro un’alternativa alla democrazia disordinata e spesso bloccata della Germania di Weimar. E, solo in seguito, consolidò la sua conquista del potere eliminando le istituzioni democratiche.

(…) Ma Trump non era inevitabile. Ciò che era inevitabile era lo scontro tra il liberalismo e l’antiliberalismo. E questo scontro era inevitabile perché non era mai cessato.»

Robert Kagan, Insurrezione. Il populismo illiberale che sta facendo a pezzi l’America e la società aperta (trad. Guido De Franceschi).

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