Scriviamo questo pezzo mentre nella Cappella Sistina si sta svolgendo la prima votazione. Il conclave deve fare la sua scelta in relazione all’attuale stato della Chiesa cattolica nel mondo, ai suoi contrasti interni alle sue difficoltà, alle sue potenzialità e alla sua missione.
Non è mistero per nessuno che alcuni settori della chiesa statunitense, e in parte di quella della Germania, hanno guardato con diffidenza e scetticismo all’opera riformatrice di Bergoglio, quando non sono addirittura arrivati a minacciare lo scisma.
Per semplificare velocemente questi contrasti, figuriamoci una rosa dei venti con i suoi canonici punti cardinali.
Al nord mettiamo le diocesi del Nord del mondo; a Sud quelle del Sud. Ad Est gli innovatori, a Ovest i tradizionalisti e conservatori.
Bergoglio si è collocato a sud-est in questa immaginaria bussola, espressione del Sud del mondo e innovatore, tranne che su alcuni singoli nodi, come l’aborto.
I settori tradizionalisti hanno trovato i maggiori consensi tra i porporati del nord del mondo. Non in tutti, ovviamente; come non tutto il sud ha condiviso l’opera riformatrice di Bergoglio. Alcuni cardinali africani, ad esempio, sono su posizioni radicalmente tradizionaliste; ostili a Bergoglio sono contrari a ad andare avanti sulla sua strada. Così come fra i porporati del nord del mondo – Stati Uniti, Gran Bretagna ed Unione europea – esistono tante personalità, a cominciare da alcuni italiani considerati favoriti tra i papabili, che sono in piena sintonia con le posizioni di Bergoglio.
Insomma, prendiamo questa semplificazione cum grano salis, col beneficio di inventario. Tuttavia, alla fin fine, la scelta è tra il sud-est della nostra rosa dei venti e il nord-ovest.
La maggioranza dei cardinali deciderà di pigiare sui contrasti? Di andare avanti sulla linea dell’innovazione, delle riforme, della lotta al clericalismo, ai privilegi delle curie, alla corruzione sia morale che finanziaria? Oppure deciderà di mettere un freno, di rallentare? Dalla scelta che faranno capiremo qual è la strada che vuole percorrere la Chiesa cattolico-romana.
Eleggerà un pontefice espressione del sud del mondo, come Bergoglio più di Bergoglio, oppure ne sceglierà uno espressione della tradizione eurocentrica?
E ancora, avrà il conclave una posizione ferma, sarà in grado di decidere per una linea da portare avanti per anni, o ha bisogno ancora di mediare, di trovare soluzioni e quindi di un pontefice di transizione?
Ponderata ponderanda, la scelta potrebbe ricadere sulla continuità con Bergoglio, ma con moderazione, cercando di tranquillizzare i tradizionalisti.
Non sarà facile che la Chiesa opti per un cardinale identificabile con le grandi potenze coloniali. Ormai da mezzo secolo tenta di emancipare la sua immagine da quella di una confessione espressione di una parte del mondo contro un’altra. La Chiesa tende ad essere universale, in questo momento espressione più del sud che del nord del mondo.
La scelta, perciò, cadrà ancora una volta su un porporato che viene dal sud del mondo, o che abbia legami solidi col sud del mondo.
Potrebbe essere ancora una volta un latino-americano, o comunque un cardinale che ha avuto molto a che vedere con il Sud America. Il quotatissimo cardinale Tagle, filippino, esponente di una chiesa molto potente e numerosa, sarebbe comunque una scelta diciamo troppo forte, che potrebbe irritare i tradizionalisti; così come la scelta di un eventuale cardinale coreano o africano. Diverso è il caso di un cardinale latino-americano.
Riteniamo insomma che il conclave eviterà di fare una scelta ‘esotica’. Di un papa espressione vistosa, anche somatica, del sud del mondo. Proseguirà con juicio sulla linea di Bergoglio, senza forzare la mano.
Poi dobbiamo vedere se questa scelta sarà ferma, decisa, o incerta. Nel primo caso circoscriveremo la possibile scelta tra i cardinali fra i sessanta e i settant’anni di età, mentre se opteranno per un pontificato di transizione, in attesa che venga consolidato, metabolizzato, elaborato mentalmente e spiritualmente il magistero di Bergoglio, opteranno per un candidato ottantenne.
Adesso non ci resta che attendere la fumata bianca – la prima è stata nera – e capire alla luce di queste considerazioni l’orientamento del conclave.
Vedremo. Speriamo tuttavia che i porporati elettori non dimentichino la grande emozione che ha suscitato nel mondo la dipartita di Papa Francesco. Per la prima volta si è sentito il cuore del pianeta quasi palpitare all’unisono intorno al feretro del Santo Padre. Non era scontato anni fa questo riconoscimento, questo coinvolgimento, questo sentirsi in comunione con la Chiesa cattolica così diffuso nel mondo.