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“Così muore amore”, in memoria di Nunzia Maiorano

V edizione dedicata a Giulia Tramontano

by Redazione
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Otto anni fa, 23 gennaio 2018, Cava de’ Tirreni, ridente e quieta città della provincia di Salerno, fu turbata da uno dei più efferati femminicidi della storia d’Italia. Nunzia Maiorano, giovane mamma di Giuseppe Pio, Michele e Malika, fu massacrata con 47 coltellate dal marito, poi condannato a trent’anni. La città ne fu devastata, si mobilitò, gridando chiese giustizia. Si strinse ai ragazzi, ai fratelli e sorelle di Nunzia – Massimo, Basilio, Maria e Giovanni – si promise quel mai più, purtroppo diventato retorica. I femminicidi continuano, nessuno riesce ad arginarli.

Ieri mattina, 5 giugno, l’Italia si è svegliata con la notizia del corpo di Denisa Paun rinvenuto in un casolare di Montecatini Terme. E ieri sera a Cava de’ Tirreni si è svolta la quinta edizione del Premio Nunzia Maiorano, sostenuto dalle Direzioni didattiche della città, dal Rotary, dall’Associazione Luca Barba e dai Comuni di Cava de’ Tirreni e di Siano.

L’edizione di quest’anno, condotta impeccabilmente dall’avv. Carmela Novaldi, è stata dedicata a Giulia Tramontano. Ma nel Giardino delle Clarisse di San Giovanni, elegante location del Premio, aleggiavano i fantasmi di tutte le donne vittime della ferocia femminicida. Di Martina Colombari su tutte. ‘Ho quattordici anni come Martina, cosa potrà accadermi?’ si è chiesta una delle ragazze premiate.

In questa cornice Giovanni Maiorano, fratello di Nunzia, ha letto le parole a lei rivolte e destinate a tutti noi:

 

Le mani mi tremano ancora, sai?

Anche se il tempo è passato, sembra ieri.

Nunzia era ed è ancora un raggio di sole.

Aveva un sorriso che ti scaldava il cuore, una risata cristallina che riempiva la casa.

Amava i fiori, li coltivava sul balcone come fossero creature preziose.

E cantava…cantava sottovoce, antiche canzoni napoletane mentre preparava il caffè.

Eravamo legati, io e lei. Non solo dal sangue, ma da un’intesa silenziosa, da sguardi che dicevano tutto.

 

Mi raccontava dei suoi sogni, dei suoi sogni.

Semplici come lei: un amore vero……una casetta con le finestre fiorite……i suoi figli.

lo l’ascoltavo, a volte sorridendo, a volte dandole qualche consiglio un po’ burbero da fratello maggiore…………

 

Poi……poi lui……

Allinizio sembrava un bravo ragazzo, gentile, premuroso.

Nunzia era felice. E la sua felicità era la mia.

Ma col tempo un’ombra ha iniziato a oscurare il suo sorriso.

Parole taglienti….silenzi pesanti, un controllo soffocante che la stringeva come una morsa…….

La vedevo cambiare, farsi più chiusa, i suoi occhi perdere quella luce vivace.

Le chiedevo cosa succedesse, ma lei abbassava lo sguardo, diceva che andava tutto bene………

Ma io lo sentivo,………lo sentivo nel profondo che qualcosa si era rotto.

 

Ricordo l’ultima volta che l‘ho vista……….era sera.

Poi…poi la telefonata al mattino. Nunzia……………Nunzia non c’era più………

PORTATA VIA DALLA FURIA CIECA DI CHI DICEVA DI AMARLA……

UN VUOTO.

Un buco nero che si è aperto nel mio petto e che non si richiuderà mai……un macigno sul cuore, un nodo in gola perenne…nulla è più come prima senza il suo sorriso.

 

Si dice che il tempo guarisca le ferite, ma questa no.…non potrà mai

rimarginarsi………

A volte guardo i suoi figli e colgo in loro parti del suo viso……….del suo sguardo…………della sua inconfondibile risata

Nunzia……vittima della violenza di chi non accettava la sua libertà di scegliere.

ll suo ricordo vive in me, nel mio dolore, nulla potrà mai colmare il vuoto che ha lasciato……

Non bastano 30 anni e neanche un ergastolo a placare il mio dolore

Posso solo sperare che la sua morte non sia stata vana e che sia di monito…………che diventi un grido potente che scuota gli animi affinché nessun’altra donna……nessun’altra mamma……sorella……figlia……amica …debba subire una tale atrocità.

 

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