Il giornale online Gente e Territorio – in sigla GeT – anche grazie al sostegno del main sponsor Consorzio Conpat protagonista nel settore restauro dei Beni Culturali e non solo, ha organizzato il convegno tenutosi nell’Auditorium del Parco Archeologico di Pompei il 13 giugno scorso e rivelatosi davvero interessante. Il titolo: “Pompei e il suo Territorio. Gli Scavi, il Santuario, la Città”.
Nel suo intervento di apertura il Direttore di GeT, Flavio Cioffi, ha ben colto la singolare specificità della Città di Pompei, che però sfugge a tanti, compresi quelli che vivono a Pompei e nel suo hinterland vesuviano. Eppure è un fatto: Pompei è una realtà complessa. Almeno una e trina.
Io amo definire la Pompei civile e laica come la Terza Pompei. I suoi circa venticinquemila abitanti sono distribuiti sui circa millecento ettari di territorio. Ma devono fare i conti con ben più di un centinaio di ettari “altrui”. Quali? I 66 dei celeberrimi Scavi di Pompei, che appartengono al demanio statale; un’altra trentina che appartengono a soggetti pubblici, come demani fluviali e di acque pubbliche, aree autostradali, ferroviarie, aree stradali non comunali; quell’altra decina di proprietà del Santuario Pontificio, che è poi, di fatto e di diritto, un pezzo di Vaticano. In più si tratta di un territorio poco esteso, affettato da fiume, ferrovie, strade e autostrade, quasi tutte in direzione Est-Ovest. Insomma, l’intero territorio pompeiano odierno è disorganico ma, soprattutto, ben poca cosa rispetto all’esteso Ager Pompeianus dell’antica Pompei, prima dell’apocalisse dell’eruzione del 79 dopo Cristo. Da essa anche il fronte a mare della città antica uscì sconvolto, anzi cancellato, arretrando di circa un paio di chilometri.
Ma torniamo alle tre Pompei del Convegno e ai tre Tenori, come già in passato su questo giornale definimmo gli esponenti massimi delle dette tre “Pompei”: il Direttore Generale del Parco Archeologico, l’Arcivescovo Prelato Pontificio e il Sindaco. Al secolo: Gabriel Zuchtriegel, Tommaso Caputo e Carmine Lo Sapio.
- La Pompei degli Scavi è certamente la Prima come fama nel Mondo e veleggia verso i quattro milioni di visitatori all’anno. Essa nasce “ufficialmente” nel 1748, quando cominciarono gli scavi, in verità alla ricerca di “Stabiae”, sulla collina della Civita, luogo fertile di ritrovamenti archeologici, nella periferia di Boscoreale, ai confini con la località Valle.
- La Seconda Pompei è quella Religiosa, anch’essa famosa nel mondo cattolico e capace di muovere ben oltre quattro milioni di fedeli e pellegrini. Va per i cinque, nonostante la crisi degli altri Santuari campani. Questa Pompei nasce idealmente nel 1872, con l’arrivo a Pompei di Bartolo Longo, che sarà ufficialmente inserito come “Santo nell’Albo dei santi” il prossimo 19 di ottobre 2025: un santo laico e coniugato, che testardamente chiese che la Valle di Pompei divenisse la nuova Pompei.
- La Terza Pompei, che è quella della comunità civile e fu decretata nel 1928, ha però radici campane antichissime, preromane, osche, arcaiche. La sua storia – ancora non scritta compiutamente, ma già ben delineata recentemente da un paio di autori (F.L.I. Federico, “ Misteri del Tempio di Iside. Le radici liquide della Terza Pompei, Ed. Flavius 2020 e S. De Caro, “L’Alba di Pompei. Nascita di una Città”, Ed. Arte 2023) è, alla fine dei conti, la storia del Territorio della Città nuova e del suo comprensorio.
L’insediamento urbano pompeiano vive la propria storia ininterrottamente dalla sua prima fondazione arcaica, di cui non si conosce data certa. Ma oggi si sa che risale a ben oltre duemilacinquecento anni fa, che è poi l’anniversario prossimo della fondazione di Neapolis/Napoli. La narrazione ufficiale però “parte” dal 29 aprile del 1928, nascita amministrativa della Pompei moderna, quella dei vivi. Il suo territorio dismette il nome di Valle di Pompei e diventa Comune di Pompei, con l’annessione di alcuni territori limitrofi sottratti per Decreto ai comuni contigui di Torre Annunziata, Boscoreale, Scafati e Gragnano. Da questo puzzle territoriale, composto di quattro tessere derivanti da quattro comuni differenti, nacque un comune autonomo, anche per la tenace azione svolta per decenni da (San) Bartolo Longo. Ma quest’ultima Pompei va molto oltre nel tempo, essendo la sua una presenza immanente nel territorio pedevesuviano in cui è sorta, scomparsa e ricomparsa, mantenendo praticamente incorrotto l’antico proprio nome campano: da Pumpeja a Pumpaia, poi a Pompeii e, infine, a Pompei.
A questa realtà urbana – dalla storia “carsica” – è stato dedicato il convegno organizzato dal Direttore Flavio Cioffi, anche con la collaborazione di chi scrive, con l’obiettivo di analizzarne la complessità sulla quale bisogna necessariamente operare in costante sinergia tra i tre poli che la caratterizzano. E, al riguardo, davvero significative e interessanti le quattro proiezioni (produttore esecutivo Ladoc) delle belle immagini tratte con i droni che gettano uno sguardo sulle Tre Pompei.
Il Direttore Zuchtriegel si è soffermato con una profonda riflessione sulla Storia della Pompei antica, unica realtà archeologica capace di proporre immagini di vita che attraversano i secoli, come Passato del Presente, che appare vivo ancora Oggi al visitatore. Questa la sua riflessione filosofica che lo pone in risalto, oltre che come valorizzatore del Dasein pompeiano, anche come propositore dei valori universali, ma “unici” della Città antica distrutta dal Vesuvio. Lo Sterminatore che la rese nel contempo immortale, anche se sepolta per secoli al di sotto del territorio vesuviano che la “contiene” ancora oggi, ha ammonito Zuchtriegel, perché il paesaggio storico antico vive davanti e “sotto” il territorio moderno.
Si sono poi avvicendati al microfono l’Arcivescovo Prelato Pontificio Tommaso Caputo e il Sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio, che si sono scambiati i propri rispettivi e reciproci impegni di forte solidarietà nell’interesse della Città. La stessa solidarietà che – come ha ricordato in particolare il Sindaco – si sviluppò ai tempi della emergenza Covid quando le tende della ASL, allestite in fretta e bene, costituirono il “Punto” della salute salvifico per tutti e per tutte le Pompei, finalmente fuse nell’azione.
A questo punto, coordinati da Vincenzo Calvanese, Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Parco Archeologico, sono intervenuti i Relatori.
Il primo è stato Federico L.I. Federico, già Coordinatore dell’Ufficio Tecnico della allora Soprintendenza Archeologica di Pompei, da lui organizzata nell’Auditorium stesso nell’anno 1984. Federico ha ripercorso la Storia difficile degli Scavi Pompeiani dal loro inizio, in un corposo intervento di storia e storiografia degli Scavi.
Quindi è stata la volta di Angelantonio Orlando, Direttore Generale dell’Unità di Missione per l’attuazione del PNRR del MiC, il quale ha illustrato i notevoli successi dell’avanzamento dei lavori sui Beni Culturali curati dal MIC sull’intero territorio nazionale, anche grazie alla scelta del ricorso alla tecnologia informatica nei siti monumentali e archeologici italiani.
E’ seguito l’atteso intervento di Alessandro Bianchi, Direttore della Scuola di rigenerazione urbana sostenibile “La Fenice Urbana”, che si è soffermato sui principi della rigenerazione di un territorio così stratificato sul piano storico. Bianchi, già Ministro dei trasporti nel secondo governo Prodi e Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha soprattutto battuto il tasto della necessità di arrestare il consumo del territorio attraverso la pratica della Rigenerazione urbana. Una raccomandazione preziosa nel caso di Pompei.
Il gen. Giovanni Capasso, Direttore del Supporto Attuazione Programmi MiC, ha illustrato con la sua solita pacata chiarezza la Piattaforma Smartland e il suo funzionamento, utile all’intero territorio del Parco Archeologico, che si appresta a ridefinire la Buffer Zone Unesco.
Infine, Arianna Spinosa, capo Area del Parco Archeologico per le aree espositive ha presentato una interessantissima, dettagliata ed esauriente Relazione. Un racconto di quello che è successo negli ultimi dieci anni e che ci ha portato alla Pompeii che vediamo oggi.
Nel pomeriggio, alla tavola rotonda condotta dall’ing. Calvanese, si sono confrontati: F.L.I. Federico; Stefano Sorvino, Direttore Generale di Arpa Campania, che ha illustrato i dati della balneazione e i macrodati del bacino idrografico del Fiume Sarno, in cui giace il territorio pompeiano, attraversato da est a ovest dal fiume che Ferdinando II di Borbone volle rettificare, raddrizzandolo come una lama da Scafati alla spiaggia di Rovigliano; Giovanni Cafiero, Presidente dell’Associazione “Rotta di Enea”, prodigo di dati e proposte di collaborazione con la Grande Pompei.