Urbanistica contrattata. Non con i cittadini e le imprese su scelte destinate a mutare il volto e la composizione socio urbana della metropoli. Bensì con gruppi monopolisti finanziari, archistar e funzionari architetti collusi con alte parcelle. Questo sarebbe il quadro tratteggiato dalla Procura di Milano. Vedremo se risponde al vero.
Anche Milano come Roma e Venezia si sta gentrificando. Diventano grandi hub del turismo o centri direzionali d’affari venduti a multinazionali, anche le squadre di calcio sono arabe e cinesi. Con corollario di bed&breakfast. Magari i manufatti e gli snodi con parcheggi e residenze sono di ottima qualità. E però chi decide lo skyline? I costi e i benefici? La residenzialità? L’identità urbana? Con migliaia di locali sfitti e degradati e affitti alle stelle e quartieri dormitorio e invece quartieri del lusso smaglianti e avveniristici.
Ok è Milano globale da bere con sponsor Dubai e un capofila costruttore che “decide” Porta Romana, Pirellino (30 x 40 e 100 mt alto), villaggio olimpico, Porta Nuova, con oneri di urbanizzazione a carico del Comune. È una città Milano sempre più sospinta ai margini, che ruota solo attorno al Polo degli affari, della moda, dell’immagine e anche dell’immaginario estetico con i luoghi simbolo. Città svuotata di cittadini nel centro e città brand.
Possibile che tutto questo sia deliberato da una decina di persone? Possibile che i cittadini siano solo spettatori dello show consumatori e parco buoi? Possibile che chi decide e delibera sia poi a servizio privato di chi investe con “alte parcelle”? Noi non conosciamo in dettaglio il corpo del reato e i singoli benefits che si presume intercorrano tra committenza e amministrazione. Ma ci vorremmo veder chiaro in questo intrico, oltre a retorica dei boschi verticali e dei grattacieli ecologici.
C’erano una volta i partiti, le battaglie sulle mani sulla città, e poi con mani pulite le fanfare sulla cittadinanza attiva. E giustamente si scoperchiò la corruzione ambientale con il sistema spartitorio. Ora tutto è diventato più smart, oligarchico e veloce. E però persino più sfacciato. E allora né partiti di massa, né assemblee o referendum civici. In qualsivoglia forma la democrazia è una anticaglia o un impaccio. E arrivano i giudici con buone o cattive ragioni. Poi dice che uno si butta a destra o sinistra populista. E ricomincia lo stesso tormentone che va in scena da 35 anni. Tale e quale.
1 comment
Direi da oltre un secolo ovvero dall’avvento del fascismo, con la pausa del boom economico e della rivoluzione sociale poi seppellita dall’orribile yuppismo degli anni ‘80, l’’inizio della fine di tutto.