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Il futuro della Nuova Orchestra Scarlatti nell’intervista al M° Gaetano Russo

Trent’anni di musica a rischio

by Rosita Gargano
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Lo abbiamo incontrato in vista del concerto straordinario che si terrà domenica 12 ottobre, alle ore 19, nella Basilica di San Giovanni Maggiore a Napoli: un appuntamento di grande musica, ma anche un momento di verità. Il M° Gaetano Russo, direttore e fondatore della Nuova Orchestra Scarlatti, parlerà al pubblico per raccontare una realtà dolorosa: se la situazione non cambierà, nel 2026 l’orchestra sarà costretta a chiudere i battenti. Un paradosso che si consuma in una terra come la Campania — storicamente patria della musica, della scuola napoletana, di generazioni di maestri e compositori — eppure oggi priva di un’orchestra stabile.

Eppure i numeri raccontano altro: la Campania è la regione italiana con il più alto numero di conservatori nonché di iscritti ai Conservatori, superiore persino a Milano, Firenze e Roma. Conta 36 licei musicali, contro i 19 della Lombardia, i 16 del Lazio, i 10 della Toscana, i 14 della Puglia e i 18 della Sicilia. Senza contare il numero crescente di studenti dei percorsi musicali nelle scuole di primo grado. E allora, come si spiega tutto questo? Come può una regione che forma così tanti giovani musicisti non avere una struttura orchestrale stabile, un punto di riferimento culturale e professionale per chi sceglie la musica come vita?

Nonostante in Italia siano presenti 14 orchestre stabili — tre solo a Milano, tre in Puglia, una in Sicilia, due in Toscana — la Campania resta indietro, lasciando che l’assenza di fondi strutturali e un cronico vuoto politico mettano a rischio una delle realtà più vive e longeve del panorama musicale nazionale.

È su questo tema che il Maestro Russo ha deciso di rompere il silenzio.

Nel concerto del 12 ottobre, insieme ai suoi musicisti, lancerà un messaggio chiaro alla comunità: la Nuova Orchestra Scarlatti non chiede briciole o promesse, ma un impegno concreto per garantire alla Campania un’orchestra che continui a essere presidio di cultura, formazione e bellezza. Dopo 32 anni di attività, centinaia di concerti e progetti educativi che hanno dato voce a generazioni di giovani, il M° Gaetano Russo – primo clarinetto della storica orchestra Scarlatti Rai di Napoli – invita tutti a una riflessione profonda: se questa orchestra deve chiudere, non sarà solo una perdita per Napoli, ma per l’intero Paese.

Maestro, partiamo dall’inizio: com’è nata la Nuova Orchestra Scarlatti?

Dopo la chiusura dell’Orchestra Scarlatti della Rai, nel dicembre 1992, ho sentito il dovere di non lasciare che Napoli restasse senza una compagine sinfonica. Ero sconvolto, non solo per il mio futuro personale, ma per le ricadute sociali e culturali di quella decisione. Si chiudeva un’orchestra gloriosa, un simbolo per la città. Negli anni successivi vennero sciolte anche le orchestre Rai di Milano, Roma e altri complessi: fu un momento critico per la cultura e la musica in Italia. Così, nel 1993, nacque la Nuova Orchestra Scarlatti, con l’obiettivo di restituire a Napoli un’orchestra stabile. In trentadue anni abbiamo realizzato centinaia di concerti in Italia e all’estero, offrendo lavoro e formazione a generazioni di musicisti. Molti di loro oggi sono professionisti affermati, ma non a Napoli, perché qui, ancora oggi, non esiste un’orchestra sinfonica stabile.

Qual è la principale difficoltà che state affrontando oggi?

Manca un sostegno strutturale. Non parliamo di contributi occasionali, ma di un riconoscimento istituzionale che permetta di programmare e garantire continuità. Eravamo ben consapevoli che un lavoro professionale, serio e di alto livello, con il giusto sostegno e la condivisione delle istituzioni, avrebbe potuto portare — nel giro di tre, quattro, cinque anni — alla stabilizzazione dell’orchestra. Sono tempi naturali, uguali per tutte le realtà orchestrali. Tutte le orchestre stabili in Italia, infatti, sono nate dal riconoscimento di compagini già esistenti. Lo stesso sarebbe dovuto accadere per la Nuova Orchestra Scarlatti. Ma questo risultato non è arrivato, né dopo cinque anni, né dopo trentadue. E il motivo è chiaro: per un riconoscimento istituzionale serve una volontà politica condivisa, un atto di sensibilità pubblica. Purtroppo, in tutti questi anni, nessuno dei nostri rappresentanti ha mostrato un reale interesse per il territorio, per la popolazione, per la musica come bene comune.

Cosa vuol dire un sostegno strutturale?

Vuol dire che, all’inizio di ogni anno, come avviene per tutte le orchestre riconosciute e stabili, si possano attivare regolarmente i contratti per i musicisti. Sarebbe questo il modo per trattenere a Napoli tutti quei giovani che abbiamo formato e che oggi sono costretti a cercare opportunità altrove, in Italia e non solo.

Entrando nel merito dei numeri, un’orchestra stabile può sopravvivere con un milione o un milione e mezzo di euro l’anno, ma ne servono almeno due per garantirne una piena e duratura stabilità. Possono sembrare cifre elevate, ma in realtà sono investimenti contenuti se rapportati all’impatto culturale e sociale che un’orchestra rappresenta per un territorio.

Le istituzioni centrali e regionali finanziano stabilmente le 14 orchestre riconosciute in Italia, prevedendo ogni anno appositi stanziamenti di bilancio. In Campania, invece, questo non è mai accaduto, nonostante il Ministero abbia riconosciuto alla Nuova Orchestra Scarlatti tutti i requisiti storici, organizzativi e artistici. Manca solo la volontà politica di tradurre quel riconoscimento in un atto concreto. Ed è un’assenza grave: una città come Napoli, con tre milioni di abitanti e una tradizione musicale secolare, non può restare ancora senza una sua orchestra sinfonica stabile.

Eppure la Campania è una regione che forma moltissimi musicisti…

Esatto. È un dato che fa riflettere. È una contraddizione inaccettabile in una terra che da sempre è la culla della musica. Non offre sbocchi reali ai suoi giovani. C’è anche un altro dato, che pochi conoscono ma che presto sarà evidente a tutti: entro i prossimi tre anni potrebbero essere riconosciute come orchestre istituzionali, le cosiddette ICO (istituzioni concertistico – orchestrali), altre dieci realtà in Italia. Eppure, ancora una volta, nessuna di queste nascerà a Napoli o in Campania. Di chi è la responsabilità? Non certo dei musicisti, ma di chi detiene il potere politico ed economico e continua a non assumersi il dovere di sostenere concretamente la vita culturale di questo territorio.

Il 12 ottobre sarà una data importante. Cosa accadrà in quell’occasione?

Il concerto alla Basilica di San Giovanni Maggiore sarà un momento speciale: non solo musica, ma anche riflessione. In quella sede informeremo ufficialmente il pubblico che, se entro il 2026 non arriveranno risposte concrete, la Nuova Orchestra Scarlatti chiuderà le sue attività. Non vogliamo illudere i nostri giovani: o la politica e le istituzioni scelgono di sostenere questa realtà, o dovremo farci da parte con dignità.

Cosa si aspetta dal pubblico e dalle istituzioni?

Il pubblico può — e deve — far sentire la propria voce, chiedendo ai rappresentanti istituzionali che Napoli e la Campania abbiano finalmente un’orchestra stabile, come accade altrove. Abbiamo invitato tutti: ministri, rappresentanti regionali, parlamentari, amministratori locali. È il momento della responsabilità. Abbiamo resistito per oltre trent’anni con sacrifici enormi, mossi solo dall’amore per la musica e per i nostri ragazzi. Ora chiediamo soltanto rispetto e concretezza, perché la musica non è un lusso: è un bene comune, e una città senza musica è una città più povera.

Il 12 ottobre, nella Basilica di San Giovanni Maggiore, la Nuova Orchestra Scarlatti si esibirà in un concerto straordinario che promette di essere non solo un grande evento musicale, ma anche un momento di coscienza collettiva. Una serata in cui il M° Gaetano Russo, come detto, lancerà un messaggio chiaro: la musica, in Campania, non può continuare a vivere solo di passione e sacrificio. Ora servono fatti, per non spegnere un patrimonio che da trent’anni fa risuonare Napoli.

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