Un gruppo di operatori commerciali di Pompei, questo venerdì 7 novembre, ha inscenato in piazza Esedra, davanti all’ingresso degli Scavi, un sit-in di protesta perché è passato oltre un anno dalla radicale decisione, peraltro improvvisa, della “eradicazione” (termine appropriato) dei chiostri da marciapiedi e aree pubbliche del territorio pompeiano, con qualche rara eccezione.
La manifestazione, organizzata localmente sotto la sigla associativa “Pompei fuori le Mura” ma con il sostegno di Confesercenti Napoli, aveva il fine di richiamare l’attenzione di tutte le istituzioni, non soltanto del Comune di Pompei, sulla situazione di stallo che da ben oltre un anno non trova soluzione. Ciò, però, anche perché le illegittimità sottostanti le tante strutture soppresse si sono rivelate troppo numerose e, molto spesso, molto risalenti nel tempo, quindi in contrasto con i vincoli di carattere paesaggistico e culturale, vecchi e nuovi sopraggiunti nel tempo, cui si è sovrapposto quello sulla Piazza San Bartolo Longo, non solo sul sagrato santuariale ma anche sulla intera area – lastricata di recente dall’EAV – destinata esclusivamente a eventi religiosi.
Senza star qui a far dietrologia, che i rumors diffondono senza tregua, prendiamo atto del fatto che dall’ottobre del 2024 una cinquantina tra bancarelle e chioschi impiantati su suolo pubblico – “ma non in regola” – furono sequestrati su disposizione della Procura della Repubblica del Tribunale di Torre Annunziata, la quale fu anche parte attiva nella eliminazione fisica di bancarelle e chioschi, avvenuta in tempi da record per le nostre zone, tant’è che a dicembre 2024 tutte le strutture “incriminate” furono demolite.
Ma da quel momento gli operatori economici addetti e i loro collaboratori sono rimasti privi di redditi, peraltro cospicui, che si riversavano non solo nelle tasche di cittadini pompeiani, ma anche torresi, per intrecci seriali di familiarità e comparaggi.
I nuovi chioschetti standards – progettati dal Politecnico di Milano (!) e presentati nella primavera di quest’anno – sono ancora TUTTI da assegnare con bando pubblico rispettoso delle direttive europee. Anche per questo motivo gli interessati hanno chiesto maggiore trasparenza e la convocazione urgente di un tavolo congiunto tra Comune di Pompei, Parco Archeologico e Politecnico di Milano (!!) in tempi brevi, perché il Natale, ormai imminente, preannuncia già la primavera/estate del prossimo anno 2026, mentre gli Scavi e il Santuario sono al massimo dell’attrattività e implementano la propria offerta turistica “interna”.
Stavolta il Comune appare il solo interlocutore, visto il lento ma inarrestabile declino dell’intesa delle tre Pompei, che noi definimmo anche dei tre Tenori Pompeiani, i quali oggi… non cantano più all’unisono. O no?
