L’Autore è Direttore Generale di Arpa Campania.
Il monitoraggio della qualità dell’aria ambiente, che costituisce necessario presupposto della pianificazione degli interventi e delle politiche attive di contrasto all’inquinamento atmosferico, si pone da tempo fra i compiti più significativi disimpegnati dall’Agenzia ambientale attraverso la funzionalità delle proprie infrastrutture di monitoraggio.
Tuttavia la misurazione, valutazione, e gestione integrata della qualità dell’aria costituisce oggi un settore in forte evoluzione, per effetto soprattutto della nuova Direttiva europea 2024/2881 – approvata nell’ottobre dello scorso anno, e in vigore dal dicembre 2026 – che stabilisce valori limite assai più restrittivi di quelli attuali da conseguire entro il 2030, nella prospettiva finale dell’inquinamento zero, con l’esigenza di riconfigurazione sia delle azioni tecniche di monitoraggio che delle misure di riduzione e risanamento, a fini di prevenzione collettiva e tutela della salute. La Direttiva unionale per un’aria più pulita in Europa, che sostituisce la precedente del 2008, richiede la rapida individuazione ed attuazione di efficaci iniziative, tenendo conto che i livelli di qualità dell’aria del nostro Paese risultano oggi in molte zone largamente eccedenti i nuovi valori-limite più rigorosi da rispettare entro il 1° gennaio 2030, con la conseguente necessità di adeguamenti sostanziali per non incorrere in procedure di infrazione ed altre conseguenze sanzionatorie.
Le rinnovate norme europee sono finalizzate, dopo la tappa intermedia del 2030, all’obiettivo unionale di conseguire l’inquinamento zero pollution entro la metà del secolo, scongiurando sul piano sanitario l’insorgenza di patologie e mortalità significativamente determinate dall’inquinamento atmosferico. È infatti ormai accertato e condiviso dalla ricerca scientifica che tale inquinamento, sia di tipo indoor che outdoor, costituisce il principale fattore di rischio ambientale per la salute, evidentemente responsabile di molteplici conseguenze e patologie sanitarie.
Le Agenzie ambientali, ed Arpa Campania operante su una regione particolarmente impegnativa con aree di significative criticità, svolgono da più lustri un ruolo tecnico fondamentale nella misurazione e valutazione della qualità dell’aria, attraverso una rete di stazioni fisse e mobili di monitoraggio dislocate capillarmente e in modo baricentrico su tutto il territorio, mediante un articolato ed avanzato sistema di apparecchiature e laboratori.
La nostra Agenzia, con la sua capillare infrastruttura di monitoraggio, rileva in continuo le concentrazioni dei principali inquinanti outdoor – particolato (PM 10 e 2. 5), ossidi di azoto, ozono, monossido di carbonio e benzene – assicurando la qualità ed affidabilità dei dati in modo da garantire un quadro informativo aggiornato ai cittadini ed alle istituzioni territoriali. I numeri salienti: la rete Arpac di monitoraggio dell’aria comprende oltre 50 centrali di misura, a copertura integrale di tutta la Campania, tra stazioni fisse posizionate per fasce di territorio e laboratori mobili ad alta tecnologia per campagne straordinarie, integrate da stazioni di rilevamento dedicate ai sette impianti di trattamento dei rifiuti (STIR) ed alle aree industriali. La stessa struttura gestisce complessivamente più di 300 analizzatori automatici e 160 sensori meteorologici, con dispositivi avanzati di acquisizione e trasmissione dei dati che garantiscono la completezza, il tempestivo aggiornamento, la piena affidabilità ed attendibilità del patrimonio informativo sulla situazione atmosferica regionale.
Oltre al monitoraggio di tipo tradizionale, Arpa Campania ha esteso le proprie attività di osservazione e vigilanza ad aspetti complementari ed aggiuntivi della qualità dell’aria, sviluppando il monitoraggio aerobiologico e l’olfattometria dinamica. Dal 2010 è impegnata sull’aerobiologico mediante la rete regionale di captaspore, che consente di rilevare polline e spore fungine aerodisperse, con dati elaborati e diffusi periodicamente come strumento di informazione e prevenzione per la popolazione sensibile. Dal 2023 ha attivato interventi ed analisi di olfattometria finalizzati alla valutazione dell’impatto dei miasmi e delle emissioni odorigine, soprattutto in prossimità di determinate tipologie di impianti ed aree industriali, sviluppando azioni di monitoraggio integrate nell’attività di controllo ambientale e di supporto anche a più completi procedimenti autorizzatori, nelle more di una emananda normativa tecnica sui parametri specifici delle maleodoranze e molestie olfattive.
Le rinnovate e più avanzate modalità di monitoraggio dell’aria – indotte dal processo di attuazione della recente Direttiva – ci impongono nuove frontiere di impegno qualitativo e ricerca tecnico- scientifica, che si proiettano per il futuro prossimo ben oltre la classica sorveglianza dei livelli di inquinamento e del rispetto dei tradizionali limiti di legge. Infatti, la Direttiva del 2024 attribuisce in modo innovativo un ruolo centrale alla modellistica della dispersione degli inquinanti, cioè all’utilizzo di strumenti informatici e matematici in grado di simulare come le sostanze emesse nell’aria ambiente si muovono, si trasformano e si accumulano, consentendo di capire da dove provengono gli inquinanti e di ricostruirne dinamicamente il percorso.
Si pone infatti l’esigenza, sempre più forte ed urgente, non solo di identificare ma anche di comprendere da dove provengono le sostanze che respiriamo, quali sono le loro sorgenti, quanto ciascuna di esse contribuisce percentualmente all’entità complessiva del fenomeno e come esse variano progressivamente nel tempo e nello spazio. A tal fine l’Arpac ha sviluppato tecniche avanzate di “source apportionment” sulla base di un approccio qualitativo integrato tra l’analisi di laboratorio chimico-fisica del particolato e la modellistica atmosferica. Combinando in modo nuovo questi due ambiti, possiamo conseguire una visione più completa del fenomeno, in grado di offrire elementi più compiuti per pianificare interventi e “policies” mirate di contrasto all’inquinamento atmosferico.
In attuazione dei nuovi indirizzi europei, l’Agenzia campana si è quindi già attivata ad integrare l’analisi chimico-fisica del particolato atmosferico con l’innovativo avvalimento di modelli statistici, che consentono la scomposizione delle sorgenti inquinanti su base informatica e matematica. Nel nuovo laboratorio Arpac, in attivazione presso il Dipartimento di Caserta, alla speciazione del PM 10 e del PM 2. 5, con la determinazione di composti inorganici ed organici, si potranno associare – mediante la prossima acquisizione di strumentazione – tecniche avanzate di microscopia elettronica e microanalisi, in grado di fornire elementi utilissimi all’identificazione dell’origine e natura delle polveri. L’uso dei modelli statistici di scomposizione delle sorgenti consentirà di individuare, attraverso speciazioni di lungo periodo, i profili tipici delle diverse fonti emissive, quantificandone il contributo specifico alla massa di produzione del particolato atmosferico. L’attuale e più avanzato obiettivo, su cui ci spinge la nuova direttiva UE, è quello di conseguire una fase di conoscenza matura ed organica per la gestione dinamica della qualità dell’aria, in cui al monitoraggio ambientale tipico – basato sulle sole misurazioni – si associano le nuove capacità di analisi e previsione, oggi offerte dalla modellistica di dispersione degli inquinanti.
Arpac è oggi fortemente impegnata in questa direzione, come dimostra anche la recente assunzione, attraverso una severa selezione – nonostante il sottodimensionamento di organico e le risorse centellinate – di due qualificate figure di tecnici modellisti della qualità dell’aria, con l’obiettivo di migliorare e perfezionare l’interpretazione della dinamica dei processi atmosferici e potenziare la capacità di analisi scientifica, supportando la Regione e gli enti territoriali con la messa a disposizione di dati arricchiti ed integrati attraverso strumenti di conoscenza e ricerca più avanzati.
La nuova direttiva sull’”aria pulita per l’Europa” prevede un importante obiettivo funzionale, costituito dalla istituzione dei cosiddetti ” supersiti” – per ciascuno Stato membro almeno ogni 10 milioni di abitanti – intesi come stazioni di monitoraggio e ricerca avanzate e dotate delle strumentazioni di ultima generazione, finalizzati a registrare un set più vasto ed articolato di dati sull’atmosfera. I futuri “supersiti” di fondo urbano, a differenza delle ordinarie stazioni di monitoraggio – che oggi si concentrano soprattutto sulla rilevazione dei parametri già normati – dovranno svolgere anche funzioni di ricerca tecnico-scientifica, misurando componenti più complesse, diversi ed ulteriori parametri, aerosol ultrafini, composti organici, ecc., per acquisire importanti elementi di conoscenza sulla provenienza e composizione delle particelle. In altri termini i supersiti – di cui alla normativa di prossima implementazione – si configurano come osservatori avanzati, laboratori dell’atmosfera organizzati sul campo, con la finalità di osservare ed approfondire puntualmente la fonte e la dinamica degli inquinanti e di validare i modelli di dispersione, consolidando le politiche di prevenzione e tutela dell’ambiente e della salute.
Secondo i tecnici di Arpac, uno dei supersiti previsti a livello nazionale potrebbe razionalmente essere localizzato nell’area urbana di Napoli che, per la sua intensa pressione insediativa, densità urbanistica, concentrazione e varietà di fonti emissive, rappresenta in Italia uno degli scenari più complessi e sfidanti per lo studio dell’inquinamento atmosferico. La dislocazione a Napoli di una stazione speciale di monitoraggio dedicata all’analisi della qualità dell’aria, in un contesto peculiare ad alta tensione ambientale, rafforzerebbe qualitativamente la rete regionale stimolando lo sviluppo innovativo di conoscenze scientifiche valide non soltanto per la Campania ma per l’intero Mezzogiorno e per tutto il sistema nazionale. In altri termini l’ubicazione in Campania di un centro di eccellenza per la ricerca atmosferica, in dialogo e partenariato con gli istituti ed i centri scientifici di settore, consentirebbe di coniugare validamente lo studio delle criticità in “corpore vivo” di uno scenario particolarmente delicato e complesso con un laboratorio di innovazione e competenza avanzata, in una fase evolutiva delle politiche ambientali europee.
La nostra strategia deve fondarsi, in modo innovativo, su obiettivi di integrazione ed avanzamento della conoscenza tecnico-scientifica – dal monitoraggio chimico fisico a quello biologico ed olfattivo, dalle misure tradizionali alla modellistica, dalla ricerca alla comunicazione ambientale – mediante una visione organica, dinamica e pluridisciplinare dei fenomeni per concorrere, con metodiche, strumentazioni e tecniche sempre più sofisticate, alla tutela della salute e dell’ambiente.
