Nella Sala Raffaele Sirica dell’Ordine degli Architetti di Napoli, si è tenuto un interessantissimo incontro/dibattito sulle problematiche legate alla gestione di porzioni di territorio, sul governo della trasformazione urbana dal punto di vista della sostenibilità e della sicurezza, con gli stessi rappresentanti, e non solo, degli organi di gestione del territorio campano, ripartendo da un precedente incontro di un anno fa. Tra gli architetti attivi nella prospettazione delle problematiche generali, ci piace citare gli amici Lucrezia Chiapparelli, Francesco Donniacono, Antonio Verde, scusandoci con i tanti altri (troppi?) relatori e intervenuti.
La Regione Campania ha avviato una profonda riforma della disciplina urbanistica con l’adozione della Legge Urbanistica Regionale n. 5/2024 e del Regolamento Urbanistico Attuativo n. 3/2025, che ridefiniscono il quadro normativo e operativo della pianificazione territoriale campana. Questi provvedimenti aggiornano e integrano la Legge n. 16/2004, introducendo criteri moderni e sostenibili per la gestione del territorio, in linea con le attuali esigenze ambientali, sociali ed economiche. Con il Regolamento n.3/2025, particolare attenzione è dedicata alla disciplina dei Piani di Protezione Civile, riconosciuti come strumenti fondamentali per ridurre l’esposizione ai rischi naturali e antropici. La pianificazione integrata della sicurezza territoriale diventa così parte integrante delle politiche urbanistiche regionali.
In questo contesto occorrono strumenti per la gestione dell’emergenza e la riduzione dell’esposizione ai rischi naturali e antropici. Ma si rende necessaria una riflessione su territorio e sicurezza partendo dal Decreto Legislativo n.1 del 2 gennaio 2018 “Codice della Protezione Civile” che ha riordinato e semplificato tutta la legislazione precedente in materia, definendo il Servizio Nazionale della Protezione Civile e le attività che lo compongono.
Il Codice disciplina le attività di previsione, prevenzione, gestione delle emergenze e superamento degli eventi calamitosi, promuovendo un modello policentrico e integrato che coinvolge vari soggetti pubblici e privati. Il principio alla base del Codice è il ruolo che deve assumere la pianificazione di protezione civile: superare un ruolo compilativo, trasformare la pianificazione da esercizio formale e descrittivo in uno strumento operativo, dinamico e integrato nella gestione del territorio.
Ancora oggi il Piano di protezione civile è il piano per la gestione dell’emergenza e non il piano per la prevenzione dell’emergenza.
Le iniziative della Regione Campania in questo nuovo, ma importante campo, hanno determinato la convinzione che le azioni che possono essere attuate nell’ambito della sicurezza dei territori non devono incidere sul piano protezione civile ma devono diventare un’azione condivisa e parte attiva del processo multidisciplinare di pianificazione. L’analisi dei rischi deve diventare un elemento chiave indispensabile per la conoscenza delle condizioni di rischio specifiche, le quali devono assumere il ruolo ed il significato che assume(rà) l’anagrafe edilizia e lo studio della morfologia urbana nell’ambito del progetto di piano. L’analisi della vulnerabilità del territorio deve trovare una dimensione, sia strategica che operativa, tale da garantire una efficacia azione di prevenzione ed intervento.
Passando alle fasi di attuazione segnaliamo – chiedendo scusa al lettore della specificità della terminologia – che le SUM (Strutture Urbanistiche Minime) e le CLE (Condizioni Limite per l’Emergenza) costituiscono un impianto di analisi e rappresentano un’innovazione metodologica per la lettura, la valutazione e la gestione del rischio, favorendo una maggiore resilienza dei territori e una pianificazione più consapevole.
Le SUM, per definizione, rappresentano una categoria al tempo stesso conoscitivo-interpretativa e progettuale. Alcune specificazioni possono essere formulate solo successivamente alla definizione di scelte – anche di natura urbanistica e territoriale – non necessariamente orientate esclusivamente alla riduzione della vulnerabilità sismica urbana. Tali scelte possono essere previste nella parte strutturale del PUC e tradotte in interventi concreti nella parte operativa dello stesso.
Le CLE costituiscono un sistema minimo di gestione dell’emergenza volto a garantire la funzionalità minima di un insediamento urbano dopo un evento calamitoso. Introdotta con l’Ordinanza PCM 4007/2012, la CLE è uno strumento, parte integrante della microzonazione sismica di livello 3, che analizza la risposta sismica locale e la vulnerabilità degli elementi urbani.
La recente riforma urbanistica ha introdotto nuovi strumenti di analisi e valutazione, valorizzando la partecipazione e la sostenibilità ambientale. In questo contesto, il rapporto tra urbanistica ed emergenza può avvalersi del contributo decisivo di strumenti di supporto alle decisioni capaci di orientare le scelte pianificatorie in funzione della resilienza e della gestione del rischio.
La valutazione del rischio assume un ruolo centrale, con approcci multidisciplinari e strumenti da definire che, ispirandosi alla VIA e alla VAS, supportano la definizione, l’attuazione e il monitoraggio dei piani. Le SUM e le CLE costituiscono parte dell’impianto di analisi che può completarsi con lo Studio di Impatto dei Rischi (SIR) e la Valutazione Strategica del Rischio (VSR). SIR e VSR possono rappresentare strumenti tecnico-scientifici finalizzati a descrivere e stimare le conseguenze dei rischi sul territorio derivanti dalla realizzazione e gestione di specifiche tipologie di interventi o piani.
Questi strumenti, di carattere multidisciplinare, potrebbero essere strumenti capaci di informare sia le autorità competenti sia le comunità coinvolte sugli effetti potenziali e sulle azioni che il soggetto proponente intende adottare per attenuarli o limitarne l’intensità.
Noi ci limitiamo a sperare che il prossimo Governo Regionale, qualunque sia, sappia valorizzare la iniziativa in essere.
