Il femminicidio è l’ultima disperazione dell’uomo privato della sua virilità e del suo potere esercitato nei secoli su tutte le cose della terra, tra cui la donna, “cosa” e non persona, “proprietà” e non libera scelta, possesso e non amore, amore che come tutte le cose umane può anche finire. Il femminicidio è l’estrema e disperata affermazione del potere maschile. Decenni, anzi secoli di dominio stanno franando sotto i colpi della scoperta della propria fragilità. Uno “choc” improvviso, inaccettabile, che distrugge il proprio io. Ed insieme la scoperta che la donna non è solo un corpo, ma una persona con il proprio pensiero, la propria dignità, la propria personalità.
Il femminicidio è l’ultima tragica scoperta del dominio maschilista del mondo: la si uccide perché non si accetta la sua emancipazione. La donna con la sua intelligenza e la sua genialità occupa nel modo un posto di rilievo. In tanti campi del sapere, dell’attività economica, delle attività umane la donna assume responsabilità di rilievo, dirige, comanda, guida. Non c’è più alcuna differenza tra l’attività dell’uomo e quella femminile. Solo in alcuni luoghi e per alcune attività persiste ancora una sottile discriminazione, come avviene sul fronte salariale e stipendiale: in genere salari e stipendi delle donne risultano più bassi. Nicchie di discriminazione non più concepibili. Dimostrano come è dura a morire l’idea della donna una spanna sotto all’uomo.
E’ ancora troppo lento il processo di emancipazione; per molti la donna resta prigioniera del cliché donna moglie e madre. Fu una incredula meraviglia l’elezione di Nilde Iotti a Presidente della Camera dei deputati nel 1979, prima donna a ricoprire un incarico istituzionale di rilievo. Sebbene la presenza femminile in politica sia aumentata è ancora sottorappresentata: costituiscono poco più di un terzo tra Governo e Parlamento. Nelle liste elettorali non c’è una equiparazione di presenza e finora l’unica concessione è l’obbligo nell’espressione del voto sulla scheda elettorale di indicare il nominativo di un uomo e quello della donna. In caso contrario la seconda preferenza viene annullata. Insomma piccoli passi avanti molto lenti. E siamo sempre nel campo degli obblighi, e non delle libere scelte. Così in campo professionale, è ancora molto ridotta la presenza femminile nelle direzioni di aziende, nei consigli di amministrazione, nella guida di società. Ancora prevale la donna casalinga, la donna madre, la donna moglie. L’adattamento della società italiana ad una più larga ed attiva presenza femminile nella vota civile e in quella professionale è ancora insufficiente.
L’Italia è un paese che sul fronte della promozione della donna è ancora indietro in Europa. Tra le cause, ne abbiamo già accennato, c’à stato il ruolo nefasto della chiesa cattolica. Quest’ultima solo di recente ha al proprio interno avviato un dibattito sul ruolo della donna nella Chiesa, ma a tutt’oggi la donna è relegata al ruolo di catechista e tutt’al più le è concesso di leggere un brano delle letture della Messa. Eppure tante donne si sono laureate in teologia ed offrono alla Chiesa il contributo di ricerca e di studi teologici molto importanti per fornire la base scientifica ad una fede che va costantemente alimentata anche con studi ricerche e approfondimenti dei testi sacri. Occorre comunque riconoscere che il tema della donna nella società è oggetto di dibattito e di attenzione. Le sacche discriminatorie si riducono e presto dovrebbero completamente scomparire. Ormai della donna si parla sempre meno del tradizionale cliché di casalinga e sempre più di protagonista della vita civile e professionale. Dopo la Jotti (poi la Pivetti) anche in politica la donna ha assunto un ruolo di rilievo: la Meloni è Presidente del Consiglio dei ministri. Non ci sono più barriere discriminatorie. Potrà una donna diventare Presidente della Repubblica italiana?
Domanda che potrà ricevere una risposta alla fine del mandato di Mattarella. Le condizioni anche per questo passo si stanno determinando.
Questo complesso di opportunità potrè aiutare a superare l’handicap tra il nostro paese e il resto dell’Europa, recuperando i ritardi segnalati.
