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Il Premio Maiuri e gli altri premiati del PIAAM

Figli di un Dio minore? Tutt’altro!

by Federico L.I FEDERICO
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Come abbiamo già annunciato nei giorni scorsi, il Trofeo del Trowel – che rappresenta il Premio Internazionale di Archeologia Amedeo Maiuri, in sigla PIAAM, VII Edizione 2025, più diffusamente noto come Premio Maiuri (2023 FAZI ed.) – sarà assegnato alla famosa scrittrice inglese Elodie Harper, autrice della ormai celeberrima “Trilogia pompeiana” che risulta composta in Italia con i titoli “Le lupe di Pompei” (2022, Fazi ed.), “La casa della porta dorata” (2023 Fazi ed.), “Il Tempio di Fortuna” (2024 Fazi ed.).

La cerimonia del Premio si svolgerà dal pomeriggio di giovedì 11 alla mattina del 12 dicembre e sarà accompagnata, tra l’altro, da un breve filmato dedicato alla “scoperta” della dimenticata e abbandonata tomba del Grande Archeologo Pompeianista Amedeo Maiuri nel Cimitero di Poggioreale, poi restaurata con i finora esigui finanziamenti dell’Amministrazione Comunale di Pompei, guidata dal Sindaco Lo Sapio, il quale pochi giorni or sono ha istituzionalizzato il PIAAM come evento pubblico della Città di Pompei per gli anni a venire.

La Menzione di Onore del PIAAM andrà a Laurentino Garcia y Garcia, spagnolo naturalizzato italiano, mentre una Menzione alla Memoria sarà consegnata nelle mani della vedova di Angelandrea Casale, la signora Amalia Vangone. Ci fa piacere chiarire al lettore che sia Laurentino Garcia y Garcia che Angelandrea Casale non sono “figli di un Dio minore” – per quanto riguarda l’Archeologia Pompeiana – rispetto alla straordinaria scrittrice anglosassone vincitrice del PIAAM 2025 che gode di una fama internazionale e, anche, in particolare, della stima incondizionata del Direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel.

 

 

Ciò si potrà facilmente dedurre dalla lettura di questo articolo a loro dedicato da chi scrive, che li ha conosciuti bene e ha collaborato con loro anche sul campo in più occasioni nell’arco di un quarantennio e, quindi, ne vuole ora tracciare un brevissimo, ma doveroso profilo. L’amico Antonio De Simone, membro della Giuria del PIAAM, ha scritto il testo della Menzione d’Onore andata a Garcia y Garcia, in sigla L.G. y G., affermando con immediatezza solare che Laurentino “…ha meritato gratitudine e ammirazione nella comunità scientifica internazionale per l’eccellenza dei suoi studi su Pompei, che hanno contribuito in modo significativo all’avanzamento della ricerca storica e archeologica. La dedizione a Pompei e all’area vesuviana, dimostrata nel tempo, trova il suo culmine nella monumentale raccolta bibliografica edita 2023 con il titolo Nova Bibliotheca Pompeiana, Herculanensis, Stabiana Oplontinaque”.

Io aggiungo soltanto che un’opera così importante e utile, contemporaneamente, sarebbe stato difficile concepirla. E più che bene, affidandola ai tipi di Arbor Sapientiae Editore di Roma, che cura anche la sua versione magnetica. Una chicca eccezione dedicata a 250 anni di bibliografia archeologica! Frutto della fatica laboriosa del mio vecchio amico Laurentino, affermatosi come uno dei curatori e bibliofili pompeianisti più prolifici, il primo, tra l’altro, a occuparsi – dopo Maiuri – dei gravissimi danni bellici causati a Pompei dalla Seconda Guerra mondiale.

Passo ad Angelandrea Casale, risparmiando il mare di inchiostro (formula di stile… si fa per dire), che avrei dovuto impiegare per raccontare l’impegno profuso da entrambi, i “dioscuri” del PIAAM 2025, per Pompei e l’Area vesuviana cui in particolare si è dedicato con amore e senza risparmio Angelandrea, Andrea per i tanti amici che aveva, trovando il tempo per tutti, ma anche per scrivere, ininterrottamente e a grande raggio d’azione, con il cuore sempre palpitante per Pompei e, in secundis, per la sua cara Boscoreale. Come facesse io proprio non lo so. So solo che la sua Biblioteca, densa di oltre cinquemila volumi – molti quelli rari e di pregio – dedicati all’archeologia Pompeianistica e a quella vesuviana, costituiva il mio porto quieto, in cui approdare almeno un paio di volte al mese, per scambiare con lui dati e notizie di attualità e di Storia, con la “S” maiuscola, anche se trattata in stretto dialetto napoletano.

Definirlo uno studioso locale, dunque, mi sembra una inaccettabile “diminutio”. Andrea è stato un inarrivabile bibliofilo e storico del patrimonio culturale dell’area vesuviana, appassionato dell’Archeologia. E la sua scomparsa peserà su tutti.

 

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