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Aeroporto di Salerno: investimenti e assunzioni. Incontro con gli amministratori

by Flavio Cioffi
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La Rete Aeroportuale Campana è praticamente una realtà. Nei prossimi mesi ci sarà una società unica di gestione per l’aeroporto di Napoli e quello di Salerno Costa d’Amalfi.

520 milioni di investimenti sui due scali in 25 anni per arrivare, nel lungo periodo, a 17,5 milioni di passeggeri all’anno. Questi i numeri principali del piano strategico, ma cosa si prevede nello specifico per l’aeroporto di Salerno e quale sarà il suo futuro? Per rispondere a queste domande abbiamo incontrato il presidente della Costa d’Amalfi spa, attuale gestore dello scalo, ingegner Antonio Ferraro e l’amministratore delegato ingegnere Giovanni Perillo.

Presidente, ci parli della fusione con Gesac.

La nascita del sistema regionale ha una grande valenza in termini di traffici, perché le due catchment area, di Napoli e Salerno, sono complementari. Inoltre, l’aeroporto di Salerno è baricentrico rispetto alle due coste, quella d’Amalfi e quella cilentana, per cui il raggiungimento di tutte le aree turistiche del bacino è assolutamente avvantaggiato, grazie alle vie del mare e alle autostrade che coprono l’intera area spingendosi fino alla Basilicata e all’alta Calabria.

La costituzione della rete regionale consentirà a Salerno di aumentare il suo potere contrattuale, in un discorso più ampio di interlocuzione con i vettori, e Napoli potrà crescere ulteriormente. Il piano industriale congiunto legittima un incremento dei passeggeri fino a 17 milioni, di cui 5,5 milioni a Salerno.

Alla fine delle operazioni di due diligence e della valorizzazione del concambio, al massimo immediatamente dopo l’estate, dovrebbe perfezionarsi l’operazione. I consigli di amministrazione delle due società hanno già deliberato sotto condizione della verifica della fattibilità economica dell’operazione sul presupposto della divisione degli investimenti tra pubblico e privato.

 

Cosa prevede il piano degli investimenti?

Circa 257 milioni di euro per l’aeroporto di Salerno, metà a carico della nuova società di gestione e il resto proveniente da fondi pubblici: fondi strutturali e dello Sblocca Italia, per interventi sulla pista, che rappresenta oggi l’anello debole della catena in quanto sia per lunghezza sia per portanza non garantisce sufficiente afflusso di vettori, sul terminal e sulle aree esterne.

 

Quando si andrà a regime?

Innanzitutto, dobbiamo completare l’infrastruttura. Poi, dal 2022 al 2034, prevediamo una crescita dell’aeroporto di Salerno fino a 3,5 milioni di passeggeri. Successivamente, al termine della concessione nel 2043, si arriverà ai 5,5 milioni. Per un’infrastruttura di questo genere fare un programma a vent’anni non è sbagliato. Gli studi della Gesac, elaborati con la consulenza di società specializzate, utilizzando diversi sistemi di analisi dei flussi, portano tutti ai valori che le ho detto. Tenga conto che, normalmente, per aeroporti al di sotto dei 10 milioni di passeggeri, un milione di passeggeri porta 500 nuove unità lavorative.

 

Può nascere una sinergia tra il sistema regionale aeroportuale e quello portuale?

La sinergia è innanzitutto nella mission dei due sistemi, entrambi proiettati nel bacino del Mediterraneo. Poi, certo, saranno necessari scali logistici e infrastrutture. Non dimentichiamo, infatti, il settore delle merci che noi non abbiamo preso in considerazione perché non è tra le priorità. In questa ottica, la Regione sta svolgendo un ruolo prezioso di indirizzo e regia.

 

Ing. Perillo, veniamo a lei. Quale sarà il modello gestionale dell’aeroporto di Salerno dopo la fusione?

Si tratta di una fusione per incorporazione e i soci, tutti pubblici, della Costa d’Amalfi spa non conserveranno quote, ma saranno presenti con loro rappresentanti nel consiglio d’amministrazione. Probabilmente sarà creata una unit integrata nella rete aeroportuale.

 

Quali sono i lavori previsti?

Il programma si sviluppa in tre step. I primi due sono ravvicinati e riguardano l’adeguamento della pista e del deposito carburanti in primissima battuta, la regimentazione delle aste fluviali che circondano la pista e il potenziamento delle infrastrutture di parcheggio. In una fase immediatamente successiva si porrà mano al terminal e al deposito carburanti definitivo. Poi ci sono le infrastrutture esterne all’aeroporto che si renderanno necessarie allorquando si raggiungerà un volume di passeggeri più elevato. Parliamo di svincoli stradali e della metropolitana che collegherà Salerno città all’aeroporto.

 

Opere tutte finanziate?

L’infrastrutturazione interna verrà finanziata in parte con soldi pubblici e in parte dal Fondo F2i, socio di maggioranza di Gesac. Quella esterna, ovviamente, dalla Pubblica Amministrazione. La legge regionale ha già previsto un piano di indirizzo per quanto attiene l’infrastrutturazione interna e il CdA di F2i ha già deliberato gli stanziamenti necessari nel caso vada a buon fine la fusione. Per le opere esterne credo che la Regione non abbia alcuna difficoltà a reperire i fondi necessari.

Qual è il relativo cronoprogramma?

La progettazione dei lavori della prima fase è a buon punto e confidiamo di assegnare la gara per il potenziamento della pista entro il 2018, augurandoci di averla disponibile per l’estate 2019, a valere sui fondi Sblocca Italia che hanno il vincolo di appalto entro quest’anno. L’importo della gara è di circa 15 milioni di euro, a cui aggiungere le attività impiantistiche collaterali e il nuovo impianto carburanti per complessivi 40 milioni circa, compresi gli espropri. Entro il 2018 metteremo a gara 20 milioni di lavori. Nei prossimi due o tre anni sicuramente 90 milioni.

Cosa la rende così fiducioso?

Attualmente c’è una rara concorrenza di intenti, sia politica che tecnica, perché la rete aeroportuale campana è il futuro di una più ampia integrazione aeroportuale e portuale, per cui direi che se le cose proseguono in questi termini non potrà che andare tutto nel migliore dei modi.

di Flavio Cioffi