“Una storia molto conosciuta, dentro la quale però si annidano molte storie nella storia, che non sono altrettanto conosciute”, così il subcommissario di Governo per la bonifica di Bagnoli, il prof. Filippo De Rossi, ha definito la lunga vicenda del risanamento e della riqualificazione dell’ex sito industriale della periferia ovest di Napoli.
Una vicenda-simbolo della storia recente della Campania, ma anche dell’Italia, che De Rossi ha ripercorso in rappresentanza del sindaco di Napoli – che è anche commissario per la bonifica – intervenendo al panel sui percorsi di rigenerazione urbana che si è tenuto il 28 maggio nell’ambito di Green Med Expo, alla Mostra d’oltremare. Nel ’91 si è spento l’ultimo altoforno del polo siderurgico, nel 2025 l’area ancora non ha trovato un destino compiuto.
Le “storie nella storia”, poco conosciute secondo il rappresentante della struttura commissariale, sono numerose. Ad esempio, il peso cha sta avendo il risveglio del bradisismo, che ha costretto a rimettere in discussione la destinazione residenziale progettata per parte dell’area. Lo studioso, ex rettore dell’università del Sannio, ha ricordato anche i dubbi emersi sulla possibilità di gestire, con le sole forze del Comune, il parco pubblico previsto, della dimensione di ben 130 ettari (15 volte la storica Villa comunale del capoluogo partenopeo, che pure l’amministrazione comunale ha difficoltà a gestire).
Si ricorda anche il cambio di strategia sulla colmata, che inizialmente doveva essere rimossa, il che si è rivelato un’operazione complicata per i possibili impatti ambientali, peraltro con costi esorbitanti e con un volume di materiale da gestire pari a 19 ettari per quattro metri, per cui è stata almeno in parte accantonata. De Rossi ha sottolineato anche come Bagnoli rappresenti un punto-chiave dell’azione dell’amministrazione cittadina, tanto che – a conferma della volontà di investire nell’area – si prevede di coinvolgere il sito nell’organizzazione dell’America’s Cup nel 2027.
Il direttore generale dell’Arpa Campania, Stefano Sorvino, ha ricordato che l’Agenzia è fortemente concentrata da anni sulla problematica. I procedimenti di bonifica sono complessi e articolati, con diverse fasi, che spaziano dalla caratterizzazione all’intervento di bonifica vero e proprio. L’Arpac interviene con varie competenze, di controllo ma anche di collaborazione per la concertazione preventiva delle possibili soluzioni, in sinergia con una serie di soggetti, tra cui il Mase, la Regione, l’Ispra, il soggetto attuatore Invitalia. A breve verrà stipulata una convenzione con Invitalia per il monitoraggio dei soil gas mediante campionamenti attivi di tipo Canister, per valutare il rischio di inalazione di contaminanti volatili da suolo superficiale, suolo profondo e dalla falda idrica sotterranea. In seguito verranno stipulate altre convenzioni per le specifiche fasi della bonifica.
Al generale Giuseppe Vadalà, commissario governativo per la Terra dei fuochi, è spettato illustrare il lavoro di risanamento del territorio in Campania, al di là del caso specifico di Bagnoli. Il gen. Vadalà ha sintetizzato i risultati dell’opera di campionamento e classificazione dei terreni agricoli, coordinato dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri, ricordando il ruolo determinante dell’Arpa Campania.
Laura D’Aprile (Mase) ha inquadrato in linea più generale il tema delle bonifiche, rimarcando che non tutti i siti contaminati possono essere destinati a una riconversione urbana, piuttosto bisogna puntare anche su riconversioni in chiave produttiva o infrastrutturale e peraltro non tutto può essere risanato con le sole risorse pubbliche.
Massimiliano Fabbricino, coordinatore della Commissione Ambiente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, ha inquadrato dal punto di vista tecnico il tema delle bonifiche, parlando di “intervento sartoriale” per sua natura, perché va tagliato su misura secondo le caratteristiche specifiche del territorio: difficile stabilire degli standard validi per ogni situazione. Allo stesso tempo, proprio per la sua essenza complessa, può rivelarsi un ambito ideale su cui stabilire sperimentazioni. Ha aggiunto, anche in veste di docente del Dipartimento di ingegneria ambientale dell’ateneo federiciano, che occorrerà che il mondo universitario lavori a dei percorsi specialistici per le professionalità di settore, con l’auspicio che le operazioni di bonifica sul territorio campano si avvalgano di giovani leve di ingegneri locali.