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Bonifica Bagnoli. La relazione di Nastasi e il flop sul nuovo commissario

by Lucia Severino
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Il Commissario di Governo uscente (suo malgrado), Nastasi, ha pubblicato ieri sul sito del Governo la relazione conclusiva sulle attività svolte dal 3 settembre 2015 al 3 settembre 2018, ma il nuovo Commissario, che dovrebbe essere Floro Flores, non è stato ancora nominato.

Avrebbe dovuto farlo proprio ieri il Consiglio dei ministri che, invece, pare abbia preferito aspettare la verifica del presunto conflitto d’interessi nel quale si troverebbe il candidato. Sembrava che il nuovo Governo dovesse fare sfracelli a Bagnoli, prendendo in mano la situazione e dando, finalmente, una sterzata a tutta la gestione della bonifica e della rigenerazione urbana, coinvolgendo fattivamente il territorio. E poi?

Poi la ministra Lezzi è riuscita a farsi bocciare la proposta formale di conferma di Nastasi e a farsi mettere nel congelatore quella, altrettanto formale, di nomina di Floro Flores. Guardate che non è facile. Voi penserete che se un ministro avanza un nome avrà certamente e preventivamente fatto i suoi passaggi, della serie: caro Conte, ti va bene Tizio? E diciamo pure che può capitare, non ha esperienza, ma la seconda volta? Non poteva accertarlo prima il conflitto d’interessi? Non poteva fare prima le necessarie verifiche politiche?

Ma forse non è colpa sua, non è veramente lei il ministro politicamente competente, magari ha agito per procura e si è trovata schiacciata fra la Lega, schierata dietro la bandiera del sottosegretario Pina Castiello, il presidente Fico, che flirta con de Magistris, e Di Maio, che ha altre idee.

Nell’attesa che trovino la quadra sul nome e, speriamo, sul futuro di Bagnoli a cominciare dalla bonifica, vediamo un po’ qual è il lascito di Nastasi, che ha trasmesso la sua relazione conclusiva, sempre ieri, al Presidente del Consiglio Conte, ai ministri Lezzi, Di Maio, Costa e Toninelli, a De Luca e a De Magistris, tutti componenti della famosa cabina di regia.

48 pagine di relazione e quasi 800 di allegati (chissà chi, oltre a noi, le leggerà davvero), che possono essere riassunte in una sola parola: burocrazia.

Non ci riferiamo a Nastasi e alla sua struttura tecnica, peraltro composta da pochissimi funzionari di comprovato valore professionale, ma al sistema.

Invitalia, Prefettura, ANAC, ISPRA, Ministeri vari, Regione, Comune, Città metropolitana, Stazione Anton Dohrn, Agenzia del Demanio, curatela fallimentare, ARPA Campania, ARPA Veneto, ASL, ISS, CNR, INGV, AdSP, TAR, Consiglio di Stato, Tribunale fallimentare, penale, del riesame, Procura della Repubblica, Corte Costituzionale, Commissione europea, e poi cabina di regia, conferenze di servizi, tavoli tecnici, accordo interistituzionale, protocollo di legalità, protocollo di vigilanza collaborativa.

Pensate che ce li siamo inventati? Piuttosto ne avremo saltato qualcuno. E nessuno sembra aver gettato il cuore oltre l’ostacolo per bruciare i tempi. Facciamo qualche esempio, rigorosamente sulla base dei dati contenuti nella relazione.

Piano di caratterizzazione integrativo e progettazione degli interventi di bonifica sull’area ex Italsider, parzialmente sotto sequestro giudiziario. La procedura della caratterizzazione viene avviata e poi sospesa nel 2016 dal Tribunale, quindi ripresa e di nuovo sospesa, riavviata definitivamente a maggio dell’anno scorso sotto la supervisione dell’ISPRA e l’operatività di ARPAC e ARPAV. A dicembre 2017 la conferenza dei servizi approva la caratterizzazione e chiede di avviare l’analisi di rischio nel rispetto delle destinazioni d’uso delle aree, che però vengono stabilite con l’approvazione del PRARU, quindi l’analisi non può essere fatta. Ma, a febbraio, Invitalia bandisce lo stesso la gara per la progettazione della bonifica, in base a una stima e con la benedizione dell’ANAC. Arrivano solo due offerte, da maggio stanno ancora esaminando la documentazione amministrativa.

Manutenzione dell’arenile nord. Il relativo progetto viene presentato in conferenza di servizi nel 2016 e in quella sede ARPAC informa che dalle analisi da lei compiute nel corso di un procedimento della Procura del 2014, ben due anni prima, da poco desecretate, emerge una situazione di contaminazione diversa per cui il progetto va adeguato. Neanche Ridolini. Si va avanti e le aree vengono restituite alla fruibilità l’anno scorso, ovviamente non prima del parere favorevole di Comune, Città metropolitana, ISPRA, ARPAC, ASL, ISS.

Bonifica sedimenti marini e rimozione colmata. Nel 2005, ISPRA e Stazione Dohrn accertano che i sedimenti marini sono inquinati tanto da far scattare il divieto di balneazione ancora in vigore. Nel 2009, con comodo, il Provveditorato alle opere pubbliche redige un progetto di bonifica che prevede la sistemazione dei sedimenti nel porto di Piombino che però non è d’accordo e salta tutto (non prima di aver affidato i lavori con le intuibili conseguenze dannose, ma il Commissario non c’entra e glissiamo). Allora parte il progetto di ricerca ABBACO, del quale in passato abbiamo dato dettagliatamente conto, a cura di ISPRA, CNR, IAMC, ISAC, ISMAR, INGV, una cosa importante, per la caratterizzazione, la bonifica, il ripascimento e così via. A giugno 2017 viene presentato un piano che Ministero dell’ambiente, ISPRA, ARPAC, ASL, AdSP e Invitalia condividono in linea di massima con osservazioni. Per farla breve, solo a settembre viene approvato il piano. Meglio tardi che mai, se non fosse che la stima dei volumi dei sedimenti da rimuovere manca ancora e i 400.000 mc. di disponibilità assicurata dal porto di Napoli potrebbero non bastare, anzi non basteranno.

E’ o non è una burocrazia sistemica?

Oltre alla bonifica c’è poi il PRARU, ossia il programma di rigenerazione urbana, quello che deve stabilire cosa si realizzerà a Bagnoli. Allo stato si aspetta la VAS per portarlo in approvazione, ma la Regione si è di fatto chiamata fuori, spaventata dai costi di infrastrutturazione.

Ha ragione Nastasi quando dice di aver ereditato una situazione critica, in un quadro normativo lacunoso e di copertura finanziaria incerta, ammalorata da cause civili e penali. Ha ragione nel rivendicare l’accordo interistituzionale del 2017 con Regione e Comune, che è stato importante anche per la vittoria nel giudizio di legittimità costituzionale dello Sblocca Italia.

Ma ha ragione anche nell’individuare i nodi ancora da sciogliere nonostante il suo impegno: il sequestro penale delle aree; le difficoltà di coordinamento in ordine alle scelte di adeguamento infrastrutturale (e non solo, aggiungiamo noi); la programmazione di risorse finanziarie adeguate. Sbaglia, quando auspica che tutti i protagonisti istituzionali continuino ad assicurare l’impegno profuso finora. Se vanno avanti così…

Ma potrebbe andare peggio. Infatti, il nuovo governo e la maggioranza che lo sostiene vorranno dire la loro, i comitati di base che hanno sostenuto i 5Stelle anche, il Sindaco cercherà di far sentire più alta la sua voce, per tacere dei poteri forti. Ci aspettano due anni di tornate elettorali, non dimentichiamolo.

di Lucia Severino