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Il calderone dell’Universo Russo

by Titti Marrone
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Un calderone nel quale confluiscono misticismo, falsificazioni storiche mutuate dalla Nuova Cronologia dell’accademico nazionalista Anatoly Fomenko, teorie ispirate da Aleksandr Dugin, filosofo esoterista fondatore del Partito Nazionalbolscevico. E questa poltiglia dà forma alla dottrina dell’Universo Russo, uno Stato ideale con i popoli russi “geneticamente superiori” sul podio. Tutto questo alimenterebbe le convinzioni di Vladimir Putin e sarebbe alla base della sua stessa decisione di invadere l’Ucraina. A un anno dall’inizio di quella che il capo del Cremlino voleva fosse chiamata “operazione speciale”, e invece ha sempre più la fisionomia di un atto di guerra irresponsabile capace di portare dritto alla terza guerra mondiale, diventa ancor più importante aver chiaro che cosa passi per la testa di Vladimir Putin: vi si è dedicata prima di ogni altro la scrittrice ucraina Elena Kostioukovitch, traduttrice di sette libri di Umberto Eco, nata a Kiev, che vive a Milano da trent’anni. Da tempo Kostioukovitch si è dissociata dal regime russo pubblicando scritti di denuncia con la sua agenzia letteraria. Nell’aprile del 2022, a meno di due mesi dall’inizio delle operazioni militari, La nave di Teseo ha lanciato un suo ebook, poi approdato alla forma cartacea: “Nella mente di Vladimir Putin”, prefazione di Ludmila Ulitskaya. Il libro si presenterà il 10 febbraio alle 18 alla libreria IoCiSto.

L’autrice parte da lontano, chiarendo qualcosa che pochi sanno: Putin, nel KGB, non era una sorta di 007 ma un travet dal ruolo insignificante. Veniva da una famiglia modesta, da sobborghi dove imperversava il culto della violenza. Non ha alle spalle la frequentazione di scuole che potessero trasmettergli un pensiero complesso. Prima di fare politica, si è arricchito con traffici nel porto di San Pietroburgo. Poi ha incontrato l’esoterismo e il misticismo di Fomenko e Dugin.

In un’intervista che mi rilasciò in occasione dell’uscita del libro, la scrittrice mi ha sollecitato “a cercare i loro nomi su Wikipedia per capire che cosa teorizzano”. Non c’era ancora stato l’attentato nel quale ha perso la vita la Dugina, figlia di Dugin, né si erano ancora accesi i riflettori sul filosofo esoterista che, prima della guerra, era già stato anche invitato più volte in Italia da Salvini. Oggi sappiamo molto di lui, ma quando Kostioukovitch ha pubblicato il suo ebook erano in pochissimi a conoscerlo in Italia. Gran merito del libro è il fatto che vi appaia, ben documentato, come, tramite Dugin e Fomenko, Putin si sia creato un nazionalismo raffazzonato impregnato di teorie esoteriche, il che ha evocato nell’autrice atmosfere e suggestioni elaborate da Umberto Eco nel Pendolo di Foucault e dal Cimitero di Praga, da lei tradotti.

Nel libro, la scrittrice ucraina adombra una “pazzia individuale” di Putin, sostenuta da “mancanza d’informazione pubblica e grande stress emotivo”. Ciò porterebbe, all’inizio della guerra, al sistematico negazionismo di massacri come quello di Bucha, che secondo la propaganda russa sarebbe stato solo una messinscena. La logica della macchina di disinformazione russa sull’andamento del conflitto, per la scrittrice di Kiev, è la stessa che porta il professor Fomenko a sostenere che la storia europea sia stata falsificata nel 1500 dagli europei, negatori del grande passato della Russia. Così come la vera storia russa sarebbe stata alterata, a Bucha gli ucraini avrebbero ammazzato 470 persone disponendole in un set dell’orrore. Lo stesso avrebbero fatto in vari massacri successivi. Ci crede il popolo? “Sì”, mi rispose Kostioukovitch, “perché questa è la sola informazione che passa. Le grandi città hanno anche cercato di protestare, ma i piccoli villaggi e le enormi distese esistono ancora e nelle vaste aree la gente non ha notizie, ma ha paura”.

Nel libro si evidenziano le pose da guerriero di Putin, la “passione per svaghi da testosteronico maschio alfa”. Vien fatto d’interrogarsi sulla teoria della pazzia di Putin avanzata da alcuni. O si tratta piuttosto un ex KGB con il culto della guerra? per Elena Kostiuokovich sono vere entrambe le cose. Conviverebbero in lui le idealizzazioni e la mistica del Kgb che lo ha sollevato dalla sua parte socialmente misera. “Alla fine” afferma l’autrice “lui stesso non sa che cosa realmente stia avvenendo: vive da segregato, non si fida di nessuno, vede solo sudditi che gli portano le notizie che vuol sentire e che servono a loro per conservare il proprio posto comodo. Uno degli effetti del Covid è stato poi liberare tra la gente le fantasie più strane e dare ai Paesi poteri più forti del solito. L’effetto di ciò sui russi è stato micidiale”.

Ma fino a dove può arrivare Putin, e può davvero attuare la minaccia nucleare, di continuo rilanciata da Medvedev? Gli esperti militari russi dicono che può farlo senza problemi. Ma una volta dato l’ordine, ricorda Kostioukovitch, ci sono altre cinque persone che dovrebbero attivare i codici necessari a scatenare un attacco nucleare. Se uno si rifiuta, diventa un eroe, e sarebbe anche la fine di Putin. Fine plausibile anche con un attentato contro di lui? C’è chi ravvisa il rischio che a succedergli possa essere un leader anche peggiore… “Se Putin venisse ucciso, forse non lo sapremmo e lui continuerebbe a vivere nell’immaginario pubblico, com’è avvenuto in passato per altri personaggi della storia russa”, è la risposta di Elena Kostioukovitch. E molte altre domande potranno esserle rivolte durante l’incontro di venerdì alle 18 alla libreria IoCiSto, a cui tutti sono invitati.