Medellin
Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova l’ambiente. Ormai il tempo atmosferico ha subito tante e tali variazioni che è quotidiano fronteggiare situazioni pericolose e imprevedibili: alluvioni, tempeste d’ogni genere e ondate di calore, in particolare urbane. Nelle città progettate male e realizzate peggio non è più un’eccezione riscontrare malessere o addirittura decessi.
Il pianeta si sta riscaldando, è un dato di fatto incontrovertibile, e mette in evidenza nelle grandi città la loro pericolosità dovuta alla scellerata urbanizzazione attuata senza scrupoli (intendo le colate di cemento che consumano ogni tipo di territorio divorando gli spazi verdi). Il perseguire il profitto ad ogni costo degli speculatori immobiliari, miope e cinica, ha portato alcune città, molte in verità, ad essere luoghi dove si può morire per l’aumento della temperatura o per improvvise quanto devastanti alluvioni.
Le inondazioni
Pensiamo soltanto alle recenti inondazioni dovute al cambiamento climatico, che procurano devastazione e morte. Città e paesi costruiti senza nessun controllo su aree idrogeologiche inadatte o percorsi di torrenti tanto stagionali quanto impetuosi, nel momento in cui sono arrivate le grandi piogge, si sono rivelate delle trappole mortali per un gran numero di persone.
A tal proposito mi sovviene la bellissima canzone Dolce nera di Fabrizio De André, con la quale il bravissimo cantautore genovese consegna imperituramente all’attenzione di tutti coloro che vogliono comprendere i suoi versi, in modo eccellentemente poetico e musicale, la tragedia dell’alluvione di Genova del 1970.
L’andamento del suolo, nelle soprannominate città, è caratterizzato da forti irregolarità e notevoli variazioni di quota. Non credo che gli ingegneri edili, preparati per loro formazione ad evidenziare sia terreni di modesti dislivelli sia orografie ben più accidentate, non abbiano considerato la pericolosità di erigere interi quartieri e paesi in situazioni orografiche e idrogeologiche potenzialmente omicide. Considerare le linee di livello e le linee di massima pendenza di un territorio, caratterizzato da forti irregolarità e notevoli variazioni di quota nonché idrografiche, è un dovere morale prima che tecnico. Purtroppo, il principio del massimo profitto a qualsiasi costo è il vero, principale imputato di tutte le morti di persone innocenti che hanno lasciato drammaticamente la loro vita nelle case e nei luoghi alluvionati.
L’Italia è il Paese dove si chiudono le stalle dopo che sono scappati i buoi. Non ci mancano le intelligenze politiche preparate e professionali, ma costoro, il più delle volte contrastati da forze politiche opposte, colluse con lo strapotere economico delle finanziarie immobiliari che ormai hanno in mano sia la forza economica sia le competenze e le professionalità costruttive, non sono in grado di intervenire a priori per evitare dolore e sofferenza. Si piange sempre dopo le tragedie e, sempre dopo i piagnistei, si cerca di correre ai ripari alla rinfusa. Basterebbe, invece, programmare strategie progettuali nazionali di realizzazione sagge e lungimiranti per evitare i massacri delle città costruite in malo modo che spesso uccidono.
Le ondate di calore
Passando alle ondate di calore, tra maggio e ottobre del 2023, in Italia ci sono state 12.723 morti per il caldo eccessivo. Il John Research Centre della Commissione Europea, in un suo recente repòrt ha calcolato un aumento di 3 centigradi nei prossimi 25 anni. Nel Bel Paese, nell’estate del 2024, sempre secondo il report del John Research Centre, è stato registrato un aumento di temperatura di +1,76 centigradi paragonato alla media climatica. Nelle regioni del Centrosud tale aumento è stato di +2 centigradi.
Insomma, la tendenza all’aumento della temperatura ambiente non lascia scampo e, anche se si riuscisse a contenerlo entro i 3 centigradi, la mortalità dovuta al caldo eccessivo potrebbe continuare ad aumentare e ad uccidere. Le città che sono state costruite con poche aree per il verde verticale (soprattutto alberi) sono, e saranno sempre più, delle trappole mortali, specialmente per le persone fragili, come gli anziani o chi soffre di particolari patologie, ad esempio quelle respiratorie.
Cosa si può fare per attenuare l’aumento della temperatura in particolar misura nelle grandi città che vedono la percentuale del cemento prevalere sul verde orizzontale e verticale? La risposta è semplice: “Avviare veri e propri progetti di forestazione urbana a marce forzate.”
Il caso di Medellin
La città di Medellin in Colombia, una volta famigerata per il narcotraffico quasi del tutto gestito da Pablo Escobar, nel 2016 si è distinta per l’avvio di un progetto di riqualificazione urbana denominato “corridoi verdi”, lanciato dall’allora sindaco Federico Gutiérrez Zuluaga, ingegnere civile.
Con un primo investimento di 10 milioni di dollari, seguito da un secondo di 15 milioni, la città colombiana ha piantato nelle sue vie migliaia di alberi e piante anche ornamentali, creando 30 corridoi di verde lungo le strade e i corsi d’acqua dell’insediamento municipale. Il risultato è stato straordinario oltre che spettacolare: “Una diminuzione della temperatura urbana, soprattutto nei mesi più caldi, di oltre 2 centigradi.” È stato così che la città di Medellin, una volta deplorevolmente celebre per il narcotraffico organizzato su scala mondiale, ha voluto trasformarsi da città che vendeva morte in città che salva le vite. Oltre 20 km di percorrenze ombrose munite di piste ciclabili e pedonali (concorrenti ad abbattere la CO2) per un totale di 70 ettari, 150 giardinieri di estrazione svantaggiata e assunti da minoranze etniche hanno lavorato, e continuano a lavorare, in coordinazione assidua con 15 ingegneri forestali qualificati, a piantare e manutenere centinaia di migliaia di alberi e piante. Le temperature nella città colombiana nei primi 3 anni del progetto di forestazione urbana sono state abbattute di 2 centigradi e si calcola che scenderanno di altri 4-5 centigradi nel corso dei prossimi 10 anni, se resterà tale la tendenza al verde urbano. È così che la città di Medellin in Colombia ha rigettato il suo ruolo necrofilo e ha realizzato la sua voglia biofila, volta al benessere collettivo.
Accade a Roma
Il Comune di Roma ha stanziato 45 milioni di euro, per lo più provenienti dal PNRR, per raggiungere lo stesso scopo: abbattere la temperatura cittadina di almeno 2 gradi. Non sarà un’impresa facile, considerato che Roma, dopo l’uscita di Londra dalla U.E., è la città più vasta d’Europa: 1.498,74 kmq.
Le aree destinate a verde pubblico non sono ben viste dagli speculatori edilizi, perché le considerano improduttive e costose a causa della manutenzione. Ma quanto costa il peggioramento della salute della comunità, ad esempio, calcolando la sola spesa sanitaria per le cure di chi si ammala per il caldo eccessivo? I conti vanno effettuati con una considerazione ad ampio raggio. La temperatura sotto controllo significa meno uso di aria condizionata e, quindi, decremento dei consumi energetici. Significa anche diminuzione delle polveri sottili con conseguenti minori decessi dovuti alle morbilità respiratorie acute. Inoltre, nelle città verdi, dove sono banditi i pesticidi, torna la piccola fauna selvatica, comprese le api che tanta importanza hanno proprio per l’impollinazione di piante e alberi.
Un auspicio e un invito
Credo fermamente che, in urbanistica, sia gioco forza puntare sul verde posto non nei palazzi, ma a terra, progettando aree comunali con una ampia presenza di alberi e piante. Le città assassine possono rigettare il loro ruolo mortifero e abbracciare quello biofilo, ma ci vuole una volontà politica ferma e decisa. Con intelligenti progetti di rigenerazione urbana verde, i Comuni possono adattarsi al cambiamento climatico e, addirittura, contrastarlo vigorosamente.
Oltre Roma e Milano – la città meneghina ha un interessantissimo progetto verde in corso – in aggiunta, altre 100 città stanno facendo rete e si scambiano i risultati, i problemi e le modalità migliori per superarli. È con l’augurio che questa visione ecologica e salubre prenda sempre più piede, fino a diventare una richiesta irrinunciabile verso qualsiasi colore politico al potere nelle varie metropoli del mondo, che chiudo la mia, necessariamente breve, riflessione urbanistica.
Ai politici e a coloro che hanno in mano le leve del governo nazionale e cittadino ricordo: “Oculos et vestigia domini res agro saluberrimas” (Columella, De re rustica, 4, 18, 1). Vale a dire: “Le cose più salutari per ‘il campo’ sono le visioni e le impostazioni di chi comanda.”