Il Coordinamento dei Piccoli Comuni di Anci Campania, preoccupato per i nuovi criteri previsti dalla recente normativa per la classificazione dei Comuni montani, lo scorso 5 novembre ha scritto – tra gli altri – al Ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, al Presidente Anci Nazionale Gaetano Manfredi e al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Vi proponiamo il testo integrale della lettera.
Oggetto: Preoccupazioni in merito ai criteri di classificazione dei Comuni montani previsti dalla Legge 12 settembre 2025, n. 131 (“Disposizioni per le zone montane”) e proposte operative.
L’entrata in vigore della Legge 12 settembre 2025, n. 131 e, in particolare, le disposizioni dell’articolo 2 che prevedono la definizione entro novanta giorni dei criteri per la classificazione dei Comuni montani esclusivamente sulla base dei parametri altimetrico e di pendenza, stanno destando una diffusa e motivata preoccupazione tra i Comuni delle aree interne e montane. Tale impostazione, se applicata in modo rigido e priva di correttivi, rischia di stravolgere la mappa della montanità italiana, escludendo dal perimetro “montano” molti territori che, pur non presentando quote elevate o pendenze marcate, vivono condizioni strutturali di svantaggio e fragilità paragonabili — e in alcuni casi peggiori — a quelle delle cosiddette “terre alte”.
Il rischio è particolarmente evidente per i Comuni dell’Appennino meridionale, dove la morfologia territoriale alterna aree collinari e dorsali di media quota, spesso caratterizzate da isolamento, vulnerabilità idrogeologica, rarefazione demografica e difficoltà di accesso ai servizi fondamentali. In questi contesti, un’applicazione meccanica dei criteri altimetrici e di pendenza — se calibrata su soglie eccessivamente elevate — finirebbe per escludere dal riconoscimento di montanità numerosi centri che, pur situati a quote moderate, rappresentano la struttura portante della vita economica, sociale e culturale dell’Appennino del Sud e, in particolare, della Campania interna. È pertanto essenziale che, in fase di definizione del D.P.C.M. attuativo, l’utilizzo dei parametri altimetrici e di pendenza sia calibrato con equilibrio, evitando misure estreme o valori soglia troppo alti che penalizzerebbero in modo ingiustificato le comunità appenniniche del Mezzogiorno. La classificazione deve invece tener conto delle effettive condizioni di svantaggio territoriale e dell’accessibilità ai servizi, riconoscendo la specificità dei territori di media montagna e di transizione, che costituiscono un tratto distintivo del paesaggio appenninico e del sistema dei piccoli comuni campani.
Alla luce di ciò, ANCI Campania ed in particolare il coordinamento piccoli Comuni, ritiene fondamentale conservare il criterio storico di “totalmente montano”, già riconosciuto dalla classificazione vigente e coerente con la ratio delle politiche di coesione territoriale, come base imprescindibile per la definizione dell’elenco dei Comuni montani. A partire da tale perimetro consolidato, appare opportuno applicare ulteriori criteri di natura socio-economica e infrastrutturale, al fine di differenziare l’intensità dei benefici e orientare con maggiore equità gli interventi pubblici, ma senza alterare il riconoscimento giuridico della montanità. Tale impostazione consentirebbe di mantenere la continuità normativa e amministrativa con le misure oggi in vigore, evitare vuoti di tutela e conflitti interpretativi tra Stato, Regioni e Comuni, garantire una classificazione aderente alla reale condizione di svantaggio territoriale, sociale e infrastrutturale dei piccoli Comuni montani e preservare la coerenza con le finalità di riequilibrio territoriale sancite dagli articoli 119 e 44 della Costituzione.
ANCI Campania chiede pertanto che, nel D.P.C.M. attuativo previsto dall’articolo 2 della Legge 131/2025, siano salvaguardati integralmente i Comuni già riconosciuti come “totalmente montani”, integrando ai criteri altimetrici e di pendenza indicatori socio-economici, demografici e di accessibilità ai servizi, e che siano pubblicate preventivamente le simulazioni d’impatto territoriale dei nuovi criteri, garantendo trasparenza e concertazione con le rappresentanze degli enti locali. Solo una classificazione costruita su criteri realistici, calibrati e multidimensionali potrà evitare che la nuova legge, nata per sostenere la montagna, finisca paradossalmente per svuotare di risorse proprio le comunità che della montagna — e in particolare dell’Appennino del Sud — rappresentano l’anima, la continuità storica e la possibilità stessa di futuro.
