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Concorso presidi. Bussetti Ministro dei vincitori fra ricorsi amministrativi e denunce penali

by Piera De Prosperis
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E’ ormai noto che il Consiglio di Stato, su ricorso del Miur, ha sospeso in via cautelare l’esecuzione della sentenza con la quale il Tar del Lazio, il 2 luglio scorso, aveva annullato il concorso per dirigente scolastico. Il CdS ha fissato l’udienza per la discussione di merito al prossimo 17 ottobre. Questo giornale ha pubblicato sia la sentenza del Tar che l’ordinanza del CdS. Potete agevolmente trovarle entrambe nella sezione “scuola e università”.

Ma ai ricorsi amministrativi si sono aggiunti gli esposti in sede penale, relativi sia alla prova scritta che a quella orale, e sembrerebbe che i magistrati stiano ipotizzando l’abuso d’ufficio. Si parla di commissari allontanatisi durante i colloqui senza che la circostanza fosse verbalizzata.

Va ribadito che denunce e ricorsi non comportano automaticamente irregolarità, che invece vanno accertate dai giudici. Però una prima sentenza ancorché non definitiva, quella del Tar del Lazio, c’è e giustifica alcune riflessioni.

Ormai sono noti tutti i risultati: alcune commissioni hanno valutato positivamente solo il 10% dei candidati, altre fino al 90%, pur essendoci criteri di valutazione comuni. Un dato statisticamente anomalo. C’è poi chi ha sostenuto gli orali nella sua città, in un contesto anche personale noto, e chi è stato sbattuto a centinaia di chilometri da casa sua, magari dove è stata chiesta l’autonomia regionale scolastica. E’ evidente come qualcosa non abbia funzionato. Per tacere del noto caso della Sardegna dove, causa maltempo, i candidati hanno sostenuto la prova in ritardo potendo presumibilmente avvantaggiarsi di un quadro più chiaro che ha portato al 60% di ammessi contro il 20/25% del resto del Meridione.

Il Tar ha accolto un solo motivo di doglianza sugli 11 relativi alla prova scritta e sono già stati proposti appelli incidentali contro la sentenza nella parte in cui non ha accolto gli altri motivi. Dal canto loro, i bocciati all’orale, molti dei quali già intervenuti in causa, stanno affilando le armi e daranno battaglia. Quale che sarà la decisione del CdS nel merito, la partita non sarà affatto conclusa.

Il CdS si è astenuto da qualsiasi giudizio di merito, finanche, pare, dalla valutazione della sussistenza del fumus boni iuris del ricorso del Miur, limitandosi a ritenere preminente l’interesse pubblico alla tempestiva conclusione della procedura concorsuale, anche tenuto conto della tempistica prevista per la procedura di immissione in ruolo dei candidati vincitori e per l’affidamento degli incarichi di dirigenza scolastica con decorrenza dal 1° settembre 2019.

Il ministro Bussetti ha così commentato: “Bene la sospensiva del Consiglio di Stato. Procederemo ora senza indugio con la pubblicazione della graduatoria e le assunzioni. So quanto hanno studiato i vincitori. Ci sono passato: ho fatto anche io questo concorso anni fa. La scuola italiana non può aspettare, ha bisogno di nuovi dirigenti scolastici per guidare i nostri istituti e superare il fenomeno dannoso delle reggenze.”

Ma il problema delle reggenze esiste da molti anni, perché il concorso non è stato bandito prima? Perché è durato così a lungo? Perché è stato gestito così male? Possibile che dopo tutto questo tempo la scuola italiana non potesse aspettare per qualche settimana la sentenza di merito di ottobre, che potrebbe confermare l’annullamento del concorso, e fosse indispensabile una sospensiva? E i sacrifici dei non vincitori?

Il Ministro dei vincitori dovrebbe essere il ministro di tutti e, soprattutto, della legalità, rappresentando lo Stato italiano. Ma il Ministro non è solo, anche le organizzazioni sindacali e di categoria si sono battute per portare avanti l’interesse a concludere la procedura perché le scuole sono senza dirigenti.

Eppure, mi domando come sia possibile bandire un concorso con delle regole, disapplicarle, almeno stando al giudizio del primo Giudice, e dire che c’è un interesse pubblico prevalente per cui si deve andare avanti lo stesso.

Si viene a conoscenza di un’illegalità ma conviene far finta di nulla. Anzi, si cerca di rendere inefficace qualunque iniziativa che ne prende atto e ne trae le conseguenze. Di più, conviene fare elogi su vincitori e procedura per scoraggiare chi cerca di portare testimonianze.

Infine, le decisioni del Giudice penale stabiliranno, eventualmente, specifiche responsabilità personali e non detteranno disposizioni generali sul concorso. Ma, ovviamente, quello che viene accertato in sede penale vale in tutte le altre sedi giudiziarie e comporterà provvedimenti conseguenziali.

In certe situazioni non si dovrebbe incappare, la trasparenza non è un optional. Ma purtroppo viviamo in una terra di mezzo, in un mondo, come diceva Tolkien, che si perde tra fantasia e realtà.