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Da Genova la sfida per un rilancio nel silenzio delle armi

Ricostruiamo insieme il Mediterraneo

by Redazione
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In occasione della cerimonia di apertura di questa mattina della Genoa Shipping Week, l’Associazione Agenti Marittimi Genovesi ha fornito indicazioni sulla potenziale ripresa dei traffici nel Mediterraneo verso i paesi del Medioriente: cemento, materiali da costruzione, arredi specialistici per strutture sanitarie, approvvigionamenti alimentari. E per questi traffici non si porrebbe un problema di concorrenza come accade con i grandi porti del Nord Europa.

Insomma, secondo gli esperti l’operazione di ricostruzione dei paesi del Medioriente sarebbe decollata e la pacificazione, giudicata difficile ma possibile, della striscia di Gaza innescherebbe una reazione a catena che porterebbe ad uno sviluppo “record” dei traffici marittimi nell’area del Mediterraneo Orientale.

Da qui, lo slogan: “Ricostruiamo insieme il Mediterraneo”.

Emblematico il caso Genova, dove l’ampliamento delle aree conseguenti la costruzione della nuova diga che consentirà l’ingresso delle navi container più grandi, è destinato a produrre uno sviluppo dell’occupazione diretta in porto e nell’indotto pari a oltre 8.000 addetti in funzione di una crescita di traffico di un milione di contenitori TEU nel periodo fra il 2026 e il 2030 e ciò concentrando l’attenzione al solo settore container. Allargando l’analisi a tutte le attività portuali, secondo uno studio di Prometeia, in virtù degli investimenti in atto nelle nuove infrastrutture, i porti di Genova e Savona entro il 2030 dovrebbero produrre un’occupazione diretta e indotta pari a 37.000 posti di lavoro (…)

Nel 1975 il porto di Genova “movimentava” 25 milioni di tonnellate di merce e 500 mila passeggeri, con una occupazione fra diretta e indotta di 15.000 addetti; venti anni dopo, nel 1995, con 35 milioni di tonnellate e 1,2 milioni di passeggeri l’occupazione era balzata a 25.000 addetti; quest’anno con 52 milioni di tonnellate e 2,5 milioni di passeggeri, l’occupazione supera quota 65.000 di cui 11.500 diretti in banchine e terminal. Ciò senza tenere conto dell’intero sviluppo della logistica indotta (autotrasporto, ferrovie, inland terminal, grandi aziende di logistica) direttamente dipendenti dal Porto”.

Viene dunque lanciata una sfida da Genova, “puntare verso un rilancio nel silenzio delle armi”.

 

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