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Decolla a Pompei il Museo d’impresa

by Federico L.I. FEDERICO
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Il lettore che ama l’Arte si segni questa data: il giorno 3 di questo Dicembre del 2022. E’ una data particolare per i locali del Museo di Impresa, previsto nei locali della ex Fabbrica del Gas Carbonico, che appare come una sorta di appendice in stile al monumentale Palazzo de Fusco, il Municipio di Pompei. I locali, tutti al piano terra, sono stati ristrutturati e restaurati da qualche anno. Il Museo di Impresa – in origine destinato ad essere un “incubatore espositivo” della migliore e più attuale produzione industriale regionale. Ebbene, finiti i lavori, da oltre un decennio il Museo non è stato mai più attivato a causa della presenza negli atti dei lavori di un notevole nodo tecnico-amministrativo. Il nuovo Sindaco Carmine Lo Sapio sta cercando di scioglierlo, di intesa con gli organi competenti, evitando improduttive ulteriori lungaggini.

Il Restauro interno della originaria struttura, un vecchio fabbricato industriale, anzi una fabbrichetta, risulta apprezzabile e ben riuscito. L’arredo fisso è più che discreto. Giudizio positivo però non merita la presenza di una pletora di vetrine quasi tutte uguali. Tutte abbastanza dozzinali come concezione ed esecuzione, in quanto esse rimandano alla luce ambientale la illuminazione degli oggetti che auspicabilmente custodiranno, a rotazione, come è da presumere. Salvo prova contraria. Sempre possibile.

La piccola fabbrica, funzionante fino a una trentina di anni fa, estraeva ricchezza dal sottosuolo – gas carbonico che vendeva alle grandi industrie – essendo in posizione privilegiata, accanto al pozzo eseguito da Bartolo Longo, dal quale estraeva il gas.

Il lettore attento si domanderà a questo punto che ci… azzecca il Beato Bartolo Longo. Si, ci azzecca e come, proprio il Beato in odore di santità. Quell’uomo, oltre ad essere un benefattore era un avvocato e un imprenditore e, soprattutto, un manager con i baffi. Ma egli era anche un profeta, un ispirato, un sensitivo datosi al bene e a Dio attraverso la vergine Maria. Lui volle fortemente la Madonna a Pompei in effigie pittorica. E la acquistò a Napoli da uno dei tanti robivecchi della zona a monte dell’Ospedale Pellegrini e della Pignasecca. Insomma, fu anche uomo totalmente immerso in questo mondo profano.

Per quel che riguarda il pozzo, c’è da dire che Bartolo Longo fece forare, alla ricerca dell’acqua, il suolo del giardino di Palazzo de Fusco, l’attuale Municipio di Pompei. A circa cento metri di profondità incontrò ancora una volta sul proprio cammino l’acqua. Quella che a noi piace definire la radice liquida di Pompei. Ebbene, improvvisamente un’acqua ferruginosa e fredda risalì tumultuosamente la canna del pozzo in costruzione e creò un forte e impetuoso getto alto una trentina di metri. Da quel getto ricadevano al suolo conchiglie e resti fossili marini, che testimoniavano la presenza del mare nel sino a qualche centinaio di migliaia d’anni prima.

Fu un evento che fece accorrere a Pompei i maggiori luminari delle scienze naturali dell’epoca, che vi tennero uno storico congresso diretto da Maria Bàkunin, figlia del famoso anarchico russo Michail Bàkunin. Pompei grazie a quell’acqua fu sulle prime pagine dei maggiori giornali napoletani. Una vetrina straordinaria per Bartolo Longo e per il sito – detto poi Fonte Salutare – che divenne una Stazione termale famosa e frequentata per l’acqua e i fanghi rugginosi. Sarebbe quasi il caso di dire che le vie del Signore sono infinite. O no?

La fabbrichetta sorse successivamente per imprigionare i gas di quell’acqua ferrata “suffregna” e commercializzarli. La destinazione a Museo di Impresa dei locali della fabbrichetta ci pare dunque coerente. Le difficoltà ammnistrative insorte hanno ritardato l’attivazione delle sale del Museo d’Impresa. E quelle sale, dopo avere ospitato finanche la Croce Rossa, le vaccinazioni anti Covid, il Forum dei Giovani, i Pittori dello Street Festival, i recenti Vulcanalia giovanili, hanno ospitato il giorno 3 di Dicembre, il primo Vernissage di un pittore, presentato al pubblico dall’avv. Rosario Alfano, insieme a chi scrive.

Dedichiamo dunque a questo artista lo spazio che merita: Doverosamente, anche perché è il primo pioniere della inaugurazione formale (quasi) delle sale dell’incompiuto Museo di Impresa. Si tratta infatti dell’esperto aerografista maestro Aristide Aprea. Pittore pompeiano con radici familiari a Castellammare di Stabia e a Torre Annunziata, Aprea vanta una attività ultratrentennale che gli ha dato molte soddisfazioni in occasione delle mostre personali e delle collettive cui ha partecipato a Pompei e in altre città d’Italia.

 

Fotopress Pompei: Aristide Aprea illustra le proprie opere

 

La sua pittura astratta, ma intimista e lieve, appaga la sua interiorità che si esprime attraverso segni che scompaiano, lasciando il posto a forme che appaiano come di incanto dall’aerografo che Aprea usa con gande maestria. Egli crea infatti numerosi piani cromatici, i quali conferiscono profondità plastica e volumetrica alle sue immagini, in cui i tanti colori convivono con armonia e senza contrasti laceranti.

Fatta la sintetica cronaca d’arte, a noi rimane da augurare un finale e definitiva intesa per la piena agibilità tecnico-amministrativa dei locali del Museo d’Impresa, che sarebbero una splendida opportunità per altri artisti che vogliano sottoporsi al giudizio diretto e non manipolabile dei semplici cittadini e – perché no? – dei turisti, che a Pompei troverebbero così un ulteriore punto di interesse.