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Di Torre in Torre lungo le coste campane

by Federico L. I. Federico
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Là dove il mare luccica e tira forte il vento, su una vecchia terrazza davanti al Golfo di Surriento, un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto, poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto… Lucio Dalla ci ha lasciati ormai da più di sette anni, nel Marzo del 2012. Ma per certe sue canzoni non sembra essere passato neppure un giorno.

“Caruso” è il titolo della canzone a cui appartengono i versi con cui inizia questo articolo. E’ tra le sue canzoni immortali. Risale al 1983. Una vita fa. Ma parole e musica ci lasciano ancora rapiti. Comincia quindi con il golfo di “Surriento” la stagione estiva di Touring che porterà il lettore di Torre in Torre lungo le coste campane.

Con Touring il nostro Lettore farà un grand tour tra le torri costiere della nostra Campania. A lui basti sapere che esse furono erette in epoca Vicereale, dal 1501 in poi, da grandi Viceré spagnoli come Pedro da Toledo e Afàn de Ribera. La vita nel Mediterraneo era stata turbata dall’espansione musulmana, che minacciava l’Occidente. Da qui la necessità di realizzare una serie di presidi lungo litorale del Regno di Napoli, secondo un piano strategico efficace.

Alcune Torri furono costruite anche nell’immediato entroterra, rientrando a far parte di un unico sistema difensivo con quelle ubicate a bordo mare. O addirittura nel mare, come nel caso dell’Isolotto di Rovigliano, alla foce del Fiume Sarno.

Il sistema difensivo delle Torri si estendeva da Gaeta a Napoli e poi fin giù a Reggio di Calabria e – passando lungo le sponde opposte del mar Jonio e del Golfo di Taranto – fino a S. Maria di Leuca. Da là, poi, risalendo per la Terra d’Otranto e per quella di Bari e ancora in su, oltre le spiagge degli Abruzzi, le Torri costiere arrivavano al confine con le Marche papaline.

Un periplo difensivo continuo di Torri: di costa in costa, su spiagge sabbiose o lungo penisole rocciose, in cale nascoste o promontori isolati. Tutte insieme a traguardarsi, senza pause. Il numero complessivo delle torri vicereali, costruite a difesa delle coste meridionali, raggiunge l’incredibile tetto di circa quattrocento. Credetemi sulla parola… sarebbe troppo lungo elencarle.

La titanica iniziativa vicereale fu attuata a colpi di decreti reali, a più riprese, per circondare in un abbraccio difensivo ininterrotto circa due migliaia di chilometri di coste tra le più belle – e allora tra le più ricche – del Mediterraneo. Le torri furono costruite per contrastare al meglio le incursioni turco saracene e munite di artiglierie disposte nelle loro parti alte, tra merli e “troniere”. Il personale di sorveglianza entrava nella Torre attraverso scale che venivano ritirate all’interno dopo l’uso e – una volta sul terrazzo di copertura della torre, detto la “piazza” – poteva segnalare l’eventuale avvistamento pericoloso con segnali di fumo durante il giorno e con segnali di fuoco durante la notte.

O anche scampanando a più non posso, oppure inforcando i cavalli disponibili affinché l’allarme si propagasse alla retrostante terraferma.

Ma ritorniamo al golfo di Surriento, anzi attracchiamo e fermiamoci all’ Isolotto di Rovigliano, detto più familiarmente lo “scoglio”. Esso segna idealmente l’inizio del mare sorrentino, in quel tratto ancora torrese-stabiese, arrivando via mare da Napoli. Sarà il protagonista della prossima puntata.