L’avvocato Stefano Sorvino guida l’Arpac da cinque anni, prima come Commissario straordinario e poi come Direttore Generale, ed è solo a metà mandato. Come è cambiata l’Agenzia?
Direttore, che anni sono stati?
Sono stati cinque anni intensi e difficili. Il primo periodo di tre anni e mezzo in posizione commissariale, che per sua natura è una posizione provvisoria, e la restante parte da direttore generale. L’ultimo biennio, poi, è stato caratterizzato dalla pandemia che ha inciso in maniera molto pesante. Ciononostante, essendo un Ente non di amministrazione burocratica ma di erogazione di servizi pubblici essenziali, ci siamo tutti adoperati sempre per accrescere la funzionalità dei servizi. Quindi sono stati cinque anni certamente impegnativi e faticosi.
Siete riusciti a soddisfare le aspettative dei cittadini?
Il settore ambientale è così ampio che si può sempre migliorare. Certamente c’è stato un impegno a 360 gradi, su tutti i fronti, per rendere un servizio di tutela sempre più capillare, articolato ed incisivo. Questo facendo sempre i conti con una realtà territoriale tra le più impegnative e con una serie di difficoltà di carattere strutturale ed organizzativo. Penso soprattutto alle ben note carenze di personale tecnico e di adeguate risorse rispetto ai crescenti fabbisogni di tutela.
Bisogna tenere presente che accanto agli obiettivi di efficientamento, i cosiddetti obiettivi strategici sfidanti, visibilmente conseguiti, ve ne sono altri pur conseguiti ma meno visibili. Mi riferisco al mantenimento della funzionalità dell’organizzazione in condizioni di accresciuta difficoltà. Dovuta sia alla pandemia che alla carenza di risorse, sia alle richieste sempre crescenti di intervento con la relativa attribuzione di compiti e responsabilità.
Proviamo ad entrare in un maggiore dettaglio. Parliamo di innovazione organizzativa.
Abbiamo fortemente rinnovato l’assetto organizzativo e gestionale dell’Agenzia con una serie di innovazioni regolamentari e con il rinnovamento dei quadri dirigenziali. Ma soprattutto c’è stata una forte spinta alla digitalizzazione, grazie alla quale l’Arpac è molto avanzata sul piano della informatizzazione delle attività interne ed esterne. In questo ambito è stato anche raggiunto un significativo arricchimento ed aggiornamento dei dati ambientali e della loro fruibilità da parte dei cittadini, nell’ottica di un servizio non solo efficiente ma anche percepibile e trasparente.
Personale.
Resta irrisolta la problematica del necessario massiccio reclutamento di personale tecnico, perché allo stato non vi sono ancora sufficienti risorse finanziarie. Viceversa, attraverso alcune procedure “straordinarie”, siamo riusciti a sopperire alle falle determinate dal continuo esodo di personale e organizzare il ricambio minimo per mantenere la funzionalità dei servizi.
Attività tecniche.
Abbiamo lavorato sui settori tradizionali, che sono stati rafforzati, e sull’articolazione e sulla pluralità dei tematismi dell’Arpac. Abbiamo anche incrementato il supporto alla Regione, agli Enti territoriali e soprattutto alle Autorità e alle Polizie giudiziarie per l’attività di repressione degli illeciti ambientali, che è diventata continua ed impegnativa.
Risanamento finanziario.
L’Agenzia ha raggiunto l’equilibrio attraverso il contenimento e la razionalizzazione della spesa e grazie ad una politica di recupero crediti. E’ molto migliorata la situazione di cassa ed anche l’indicatore di tempestività dei pagamenti. E’ stata risanata la situazione debitoria che, qualche anno fa, caratterizzava la gestione dell’Arpac Multiservizi. Resta però la necessità assoluta di un adeguamento strutturale delle risorse ordinarie per la spesa corrente dell’Agenzia, da sempre sottodotata a fronte di richieste sempre crescenti. Viceversa, abbiamo attinto nuove risorse per alcuni progetti relativi, tra l’altro, al potenziamento delle strumentazioni e delle attrezzature.
Tre eccellenze dell’Agenzia.
L’avanzata digitalizzazione. L’Arpac, come ho detto prima, è una delle Amministrazioni più avanzate in assoluto sotto questo aspetto. Le attività tecniche. Sono tante, a partire dalle attività svolte sul mare, per la balneazione in particolare, e dal monitoraggio della qualità dell’aria. Però la forza dell’Arpac è anche la molteplicità dei tematismi trattati: la legionella, la radioattività, l’olfattometria, il controllo sulle acque interne e superficiali, le acque potabili di rete, le bonifiche dei siti contaminati, il Polo tecnologico di Agnano ed altro ancora.
Tre problematicità.
L’Arpac è un’organizzazione complessa, non proporzionalmente alla sua limitata dimensione numerica. Quindi, il coordinamento tra la parte amministrativa e la parte tecnica, tra la struttura regionale e quelle territoriali. Poi, la sotto dotazione in particolare di personale tecnico. Infine, come detto, la necessità di adeguare i trasferimenti finanziari ordinari per la spesa corrente.
E se dico burocrazia cosa mi risponde?
Che si è operato per sburocratizzare e snellire le procedure, anche aderendo all’indirizzo regionale. Le attività di controllo, di monitoraggio, di supporto ai procedimenti autorizzatori sono ispirati al criterio di un estremo rigore, ma anche di velocizzazione delle procedure.
Rapporti con il Sistema nazionale della protezione ambientale.
Molto intensi. Le Agenzie sono tra loro interconnesse, come lo sono con l’Ispra. le consultazioni sono frequenti e c’è una fitta intelaiatura di collaborazione e di scambio di esperienze.
Rapporti con gli Enti territoriali campani.
Sono buoni e collaborativi. Spesso, infatti, l’Agenzia svolge su base convenzionale attività aggiuntive e campagne straordinarie su determinate matrici ambientali.
E’ corretto dire: aprirsi al territorio ascoltandolo e mettendosi in gioco?
Certamente. L’Arpac opera sul territorio e per il territorio ed è chiaro che bisogna mettersi in gioco in un settore così ricco di nuove sfide, impegnativo e difficile. L’Arpac cerca di farlo ogni giorno.