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È un mondo che scivola lentamente verso la guerra globale?

Ai margini dell’Europa dei 27

by Giovanni Squame
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Non mi è stato mai simpatico il presidente Trump, tra l’altro la sua posizione politica è agli antipodi della mia, purtuttavia dichiara che sta operando per la pace. Sostiene di aver chiuso otto guerre ed ora si sta cimentando con il conflitto Russia-Ucraina, con la prima nel ruolo di aggressore e a caccia di territori ora appartenenti allo Stato ucraino. Una partita non semplice anche per la posizione della Russia che vuole annettersi, in ogni caso, con o senza guerra, il Donbass, regione sudorientale dell’Ucraina. E quando la materia del contendere sono territori di confine, l’intesa diventa difficile se non impossibile. L’Ucraina ha accettato una guerra pur di difendere il proprio territorio e sarà molto complicato svolgere una trattativa partendo da posizioni allo stato inconciliabili. Si aggiunga che per i crimini di guerra perpetrati in Ucraina la Corte penale internazionale, la cui giurisdizione non è però riconosciuta dalla Russia, ha emesso mandato di arresto per Putin. Mandato che non verrà revocato in caso di accordi di pace.

Ai margini dell’Europa dei 27, una inusitata guerra che interrompe gli oltre 80 anni di pace durante i quali l’Europa è prosperata alimentando commerci, sviluppo produttivo, relazioni pacifiche, e imponendosi nel mondo come realtà unita e mercato affidabile. Ora la realtà sta mutando. L’Europa ha necessità di guardare alla Russia come potenziale nemico e deve attrezzarsi per scongiurare ogni brutta sorpresa che potrebbe venire dall’Est. La difesa europea è diventata una priorità. Purtroppo, però, l’Europa sembra aver smarrito la sua capacità di mostrarsi al mondo come realtà forte determinata e capace di pesare nelle turbolenze che si stanno sviluppando sul suo fronte orientale.

C’è bisogno dell’Europa, quella saggia e responsabile fatta di Capi di Stato maturi, diplomaticamente forti, con chiare e precise politiche unitarie e moderate tipiche della diplomazia vincente. L’Europa però sembra aver lasciato campo in questa crisi al Presidente degli Stati Uniti, che non ha certo brillato di fiuto diplomatico, anzi appare confuso ed incerto sul da farsi. Il rapporto Europa USA, costruito su forti basi di collaborazione e di diplomazie convergenti, ha bisogno ancora di implementarsi per un Occidente coeso intorno ai valori di libertà, democrazia, pace. Un Occidente che nelle situazioni di crisi si presenta con autorevolezza, visione diplomatica acuta in grado di prospettare mediazioni e soluzioni accettabili.

Un ruolo importante avrebbe dovuto avere senza lasciare tutto il campo al Presidente Trump, anzi lavorando perché fosse Trump ad accettare la mediazione europea fornendo il suo importante contributo. L’Europa non deve mai dimenticare di essere un soggetto politico ed istituzionale che pesa nel mondo. La sua debolezza diplomatica e politica non aiuta le soluzioni adatte a soddisfare le condizioni dei contendenti. Tra Ucraina e Russia è l’Europa a dover mediare e gli Usa a fornire contributi. Il conflitto Russia-Ucraina va risolto in Europa e con il peso diplomatico dell’Europa dei 27.

Una strada che sembra obbligata dalle circostanze geografiche e politiche.

 

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