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Elogio degli anziani

by Alessandro Bianchi
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anziani

L’Autore è Direttore della Scuola Internazionale di Rigenerazione Urbana”. Quella che segue è una sintesi della relazione che presenterà al convegno internazionale di Barcellona del 19 e 20 novembre prossimi sul tema: “Essere anziani. Conoscenza ed esperienza”.

Premessa

Le considerazioni esposte di seguito sul tema degli anziani che l’Accademia Reale ha posto al centro della “XV International Conference”, prendono le mosse da quello che la grande scienziata Rita Levi Montalcini mi disse molti anni fa, quando aveva già novantacinque anni.

Eravamo in un aeroporto in attesa del nostro volo e parlando del convegno al quale avevamo appena partecipato mi disse: sa che i giornali dicono che mi conservo così bene alla mia età perché mangio pochissimo, addirittura parlano di una mela al giorno. Lei ci crede? Ovviamente non ci credevo affatto, ma neppure avevo un’altra spiegazione. Al che lei aggiunse: la verità è che faccio giornalmente l’unica cosa in grado di consentire a chiunque di noi di rimanere lucidi anche in tarda età, vale a dire tenere il cervello in esercizio. Mi creda, sono più di cinquanta anni che studio il cervello umano e ne conosco piuttosto bene il funzionamento e l’influenza che ha sull’intero organismo umano.

Non ho mai dimenticato quella lezione e ne traggo ora spunto per alcune considerazioni sulla questione degli anziani.

Che vuol dire anziano?

Di età avanzata, attempato” dice il Devoto Oli (1987) che al lemma precedente – “anzianità” – aggiunge: “spesso come sinonimo eufemistico o di cortesia di “vecchiaia” (…) nella quale si manifestano vistosi fenomeni di decadimento fisico e un generale indebolimento dell’organismo”.

Di fronte a queste icastiche definizioni, le domande che mi pongo sono due.

La prima è: chi stabilisce a quanti anni una persona diventa anziana?

L’unica risposta che abbiamo attualmente a questa domanda proviene dalla burocrazia, in particolare quella che si occupa del mondo del lavoro, la quale stabilisce che raggiunta una certa “anzianità anagrafica” – vale a dire una certa età – le persone devono smettere di lavorare, devono andare in pensione.

Per fare un esempio in Italia i professori universitari, se sono ordinari, vanno in pensione a 70 anni, ma se sono associati o ricercatori la soglia è a 65 anni (invecchiano prima?); i magistrati vanno in pensione a 75 anni (sono più longevi?); nel pubblico impiego a 65 anni; nel settore privato a 66; i militari a 58 anni (sia che si tratti di piloti di jet che di impiegati da scrivania).

Come si vede un florilegio di situazioni dal quale non traspare nulla che dia un senso comprensibile all’attribuzione della qualifica di anziano.

Dunque, se vogliamo dare un senso alla questione che qui ci interessa discutere, dobbiamo spostare la questione su un altro terreno, quello fisiologico, e porre una seconda domanda: vi è differenza tra quello che può fare un individuo giovane e uno in età avanzata, assumendo che la soglia superiore dell’età massima che attualmente si può raggiungere è circa 100 anni? La risposta sembra facile se si considera che nessun novantenne, sia pure privo di menomazioni fisiche, può avere prestazioni fisiche (correre, saltare, nuotare, arrampicarsi, etc.) pari a quelle di un ventenne parimenti sano.

Ma è questo confronto fisico che ci interessa o non ci interessa di più il ruolo che quell’individuo è in grado comunque di assumere all’interno della comunità sociale nella quale vive?

Sono fermamente convinto che la risposta vada cercata in questa seconda direzione e, quindi, che la questione stia nei termini espressi in modo netto dalla Levi Montalcini: “Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente”

Elogio dell’anzianità

In una precedente occasione aveva scritto: “Nel gioco della vita, la carta di maggior valore è rappresentata dalla capacità di avvalersi, in tutte le fasi e in particolare nella fase senile, delle attività mentali e psichiche in proprio possesso. Il cervello può mantenere le proprie funzioni anche in tarda età, grazie alla capacità delle cellule cerebrali residue di compensare la diminuzione numerica con un aumento delle ramificazioni e l’utilizzo di circuiti neuronali alternativi”.

E a conforto di questa sua affermazione portava gli esempi di grandi personaggi della storia, di alcuni dei quali riassumo in brevi note biografiche le vicende, aggiungendo quella di Einstein e della stessa Montalcini che in quel novero hanno certamente diritto ad un posto d’onore.

Michelangelo Buonarroti (1475-1564) 89 anni.

Artista eccelso- scultore, pittore, architetto – realizza le sue opere in un arco di tempo di sessantacinque anni, l’ultima delle quali a 89 anni.

  • La Pietà Rondanini (1564)

 

Galileo Galilei (1564-1642), 78 anni.

Fondatore della scienza moderna i suoi studi, le sue scoperte, le sue invenzioni e i suoi scritti coprono un lasso di tempo di quaranta anni. L’ultimo e più famoso scritto è all’età di 68 anni.

  • Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632)

 

Bertrand Russel (1872-1970), 98 anni.

Matematico, filosofo, con un forte impegno nella vita politica e sociale mondiale, scrive testi fondamentali per oltre sessanta anni, fino all’ultimo a 97 anni.

  • The Autobiography of Bertrand Russel (1969)

 

Pablo Picasso (1881-1973), 92 anni.

Uno dei maggiori protagonisti della storia dell’arte mondiale, le sue innumerevoli opere coprono un periodo di oltre sessanta anni, l’ultima delle quali all’età di 90 anni.

  • Autoritratto di fronte alla morte (1972)

 

Albert Einstein (1879-1955), 76 anni

Scienziato e filosofo, di idee socialiste, genio assoluto del XX secolo, la sua attività copre un arco di quasi cinquanta anni, con un’ultima raccolta di scritti del 1950 a 71 anni.

  • Pensieri, idee, opinioni 1933-1950 (1950)

 

Rita Levi Montalcini (1909-2012), 103 anni.

Scienziata di fama mondiale premiata con il Nobel, le sue scoperte e i suoi scritti coprono un periodo di 67 anni. A 96 anni fonda un nuovo Istituto di ricerca e scrive il suo ultimo libro a 100 anni.

  • Cronologia di una scoperta, 2009 (100 anni)

 

E’ evidente che si tratta di personaggi di straordinaria caratura ma, come sottolinea la Montalcini, “questa proprietà delle attività cerebro-mentali non è limitata a personaggi d’eccezione quali quelli delineati, ma è comune a tutti gli appartenenti della specie umana” le cui capacità mentali “sono potenziate dal continuo uso delle funzioni cerebrali”.

Dunque non sta scritto in nessun posto che l’anziano debba rassegnarsi alla decadenza delle proprie capacità mentali, vivere rimpiangendo le cose fatte in un passato ed essere emarginato dalla società.

Al contrario può, se soltanto lo vuole, pensare che nel futuro sarà capace di essere ancora se stesso, magari migliore di prima.