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Governare Napoli, il compito del Sindaco Manfredi

by Pietro Spirito
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“Governare l’Italia non è impossibile; è inutile”. Questa frase, attribuita a Benito Mussolini, ma non solo, si adatta forse meglio a Napoli. Salvo rapsodici e brevi sprazzi, la città quasi con orgoglio sventola ed interpreta la sua identità anarchica. Ha vissuto con scetticismo sotto tutte le dominazioni, cercando essenzialmente di digerire il passaggio di tutti i temporanei governanti senza troppi strappi rispetto a una propria identità, che si è formata per assimilazione successiva delle caratteristiche che si sono susseguite nel tempo. Di scetticismo in scetticismo si arriva poi al declino, o – peggio ancora – alla nostalgia canaglia di un tempo che fu.

Di fronte a questo enigma si trova ora Gaetano Manfredi, il sindaco che da un anno e mezzo si misura con la miscellanea di emergenze incrostate nel tempo, diventate ormai parti del panorama della cartolina metropolitana. Se esiste, come sappiamo, un film che parla di un gatto in tangenziale, noi subito ci troviamo alle prese con un cavallo in tangenziale, che si districa nel traffico cittadino. Un cavallo vero. La leggenda si tramuta in evento.

Del resto, il traffico mi pare la prima questione che sta sul tavolo del sindaco. Per affrontare l’annosa situazione delle buche, e per preparare il tappeto stradale all’arrivo della prossima tappa del giro d’Italia, sono stati aperti una serie di cantieri, che inevitabilmente hanno stretto un nodo scorsoio attorno alla gola di automobili che si districa nella città.

Per un paradosso, che poi non è effettivamente tale, l’emergenza richiede maggiore programmazione rispetto alla normalità: disseminare il territorio di cantieri, senza una pianificazione degli interventi, ha dato il colpo di maglio finale alla congestione di una metropoli sempre sull’orlo del collasso.

Legata allo stesso tema c’è la questione del trasporto pubblico. I nodi vengono sempre al pettine, e spesso si incastrano contemporaneamente. La funicolare di Chiaia è stata chiusa a settembre scorso per lavori di manutenzione straordinaria senza che fosse stata assegnata la gara d’appalto per i lavori: ancora oggi stiamo allo stesso punto. Ed avanza il tempo per gli stessi interventi che dovranno essere effettuati sulla funicolare centrale.

Sono tutte trascuratezze e storie antiche. Non possono assolutamente essere attribuite alla attuale amministrazione. Quello che serve è tracciare una linea di orizzonte, programmare per superare il detto di Eduardo su “adda passà a nuttata”. Che poi inevitabilmente non passa mai, ma diventa sempre più oscura se non si mette mano ad un programma serio finalizzato a invertire la tendenza di marcia.

Siamo diventati, in questi recenti anni, una importante meta di attrazione turistica. Anche in questo caso il merito non è di Gaetano Manfredi. Ma è affidato a lui decidere se vogliamo essere la destinazione della pizza fritta, oppure se decidiamo di qualificare in modo differente una offerta turistica che rischia di essere a basso valore aggiunto senza un reale impatto sulla città, se non sugli operatori della cucina e dell’ospitalità.

C’è poi la questione delle questioni. Riguarda l’identità strategica della città. Trent’anni fa sono crollati i due pilasti industriali dell’area metropolitana, ad occidente Bagnoli e ad Oriente San Giovanni. Altre città hanno affrontato traumi simili, o forse anche peggiori, quelli di Napoli.

Torino ha dovuto superare il trauma della deindustrializzazione della Fiat, reinventandosi come città della scienza e della cultura. Milano ha riscritto la sua urbanistica e sta attraendo investitori privati per enormi investimenti come quello del grande centro di ricerca nell’area della ex Fiera a Rho.

Questo soprattutto ci serve: ragionare sul nostro futuro mobilitando le migliori energie e le migliori risorse finanziarie. E’ il compito che dovrebbe stare in cima alla agenda ed alle azioni di Gaetano Manfredi. In caso contrario, sarà presto una mucca a camminare nel corridoio delle nostre istituzioni, come diceva Pierluigi Bersani. Altro che cavallo in tanzenziale.