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I restringimenti del decreto sicurezza

by Giulio Espero
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Mercoledì 28 novembre la Camera ha approvato definitivamente il testo del cosiddetto decreto sicurezza, unificando quelli che inizialmente erano due provvedimenti distinti: il decreto sicurezza vero e proprio ed il decreto immigrazione, in modo da renderne più agevole, così è stato annunciato, le successive approvazione e conversione in legge.

Il testo battezzato viene unanimemente riconosciuto come decreto Salvini, a significare la forte valenza programmatica e politica impressa dal Ministro degli interni, che ha inteso dare una precisa ed inequivocabile risposta alle promesse fatte sul tema in campagna elettorale, sostenendo, in tutte le interviste rilasciate e su tutti i social di cui si avvale con notevole efficacia, che il decreto migliorerà la sicurezza dei cittadini e renderà più operativa la gestione dell’immigrazione.

Dal punto di vista politico, l’iter approvativo del provvedimento, sul quale è stata posta la fiducia, che di fatto rende più difficoltosa in linea generale l’accoglienza degli stranieri e introduce una serie di nuove norme sulla sicurezza, ha rimarcato ancora una volta le profonde differenze “ideologiche” tra la Lega e l’ala per così dire di sinistra del M5S guidata dal Presidente della Camera, Roberto Fico.

Sebbene negli ultimi tempi sia diventato una prassi consolidata di tutti i governi che si sono succeduti e che l’hanno usato con estrema disinvoltura, il ricorso all’uso dello strumento del decreto Legge, ovvero una legislazione d’urgenza prevista dalla Costituzione, aldilà delle ideologie o delle valutazioni di opportunità politica, non sembra giustificato in questo caso.

Nel merito, con riferimento alla parte immigrazione, quella politicamente più calda e controversa, il decreto Salvini prevede una serie di “restringimenti” fondamentalmente tesi a rendere più difficile ai richiedenti asilo restare in Italia, più facile togliere loro lo status di protezione internazionale, in particolare se hanno commesso reati, e infine risparmiare sulla gestione della loro presenza.

L’elenco delle novità è lungo, ma le più importanti, nel dettaglio, appaiono essere:

L’abrogazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari. Il primo articolo del decreto contiene nuove disposizioni in materia di concessione di asilo e prevede, di fatto, l’abrogazione della protezione per motivi umanitari che prima durava due anni e dava accesso al lavoro, alle prestazioni sociali e all’edilizia popolare, sostituendoli con una serie di permessi speciali (per protezione sociale, per ragioni di salute, per calamità naturale nel paese d’origine), della durata massima di un anno.

Revoca o diniego della protezione internazionale. Il decreto estende la lista dei reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o della protezione sussidiaria. Questo avviene quando il rifugiato è condannato in via definitiva per alcuni reati come: minaccia o violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e gravissime, pratiche di mutilazione dei genitali femminili, furto aggravato, furto in abitazione e furto con strappo. La domanda potrà essere sospesa quando il richiedente abbia in corso un procedimento penale per uno dei reati che in caso di condanna definitiva comporterebbe il diniego dell’asilo. Inoltre, se il rifugiato tornerà nel paese d’origine, anche temporaneamente, perderà la protezione internazionale e quella sussidiaria.

Revoca della cittadinanza. A chi l’ha acquisita (dopo dieci anni di residenza, dopo cinque se apolide, dopo i 18 anni se figlio di stranieri nato in Italia, coniuge di cittadino italiano, straniero maggiorenne adottato da italiano), nel caso abbia commesso alcuni reati connessi al terrorismo.

Relativamente alla parte sicurezza urbana, il decreto stabilisce nuove norme tutte ispirate a dare più poteri a sindaci, prefetti e questori in materia di decoro urbano e tutela dell’ordine pubblico. Ad esempio, l’ampliamento del campo di applicazione del cosiddetto “DASPO urbano”, quando sono a rischio la salute dei cittadini e il decoro urbano e in caso di sospetto di terrorismo internazionale. Si introduce poi il reato di “blocco stradale”, che era stato in passato degradato a illecito amministrativo, e vengono aumentate le pene per chi entra abusivamente in terreni o edifici. Si sperimentano le pistole elettriche (i cosiddetti Taser) anche per i vigili urbani delle città con più di 100.000 abitanti.

Poca cosa. Qualche indicazione di buon senso sul decoro e la sicurezza urbana, tema addirittura di pessimo gusto per i progressisti italiani negli ultimi vent’anni, ma nulla di più. A meno che qualcuno non pensi davvero che il povero vigile urbano, ringalluzzito magari dall’uso della pistola elettrica vista nei film, riesca a sloggiare i balordi e i mentecatti che affollano le nostre realtà urbane.

Curiosamente, si apre alla possibilità di alienare i beni confiscati alla criminalità organizzata anche ai privati. Un aspetto che ci riserviamo di approfondire.

Tralasciando ogni analisi tecnico/giuridica, che pure si è scatenata, sulla costituzionalità del provvedimento e sulle inevitabili disparità di trattamento che genererà, così come pare abbastanza facile condividere l’opinione di chi prevede un aumento esponenziale degli irregolari, l’intento del ministro leghista ci sembra abbastanza chiaro. Centralizzare e “prefettizzare” la gestione dei flussi migratori, togliere spazio e visibilità politica ai sindaci “di buon cuore” (vedi Lucano sindaco di Riace), evitare ogni ambiguità semantica tra richiedenti asilo politico e immigrati economici e che sia chiaro una volta per tutte ai cari partner europei che il buonismo cattocomunista e terzomondista dell’Italia è finito!

È davvero singolare constatare come, in questo caso, il regionalismo leghista si faccia opportunisticamente da parte per sposare il centralismo pentastellato. Del resto, i cinquestelle non governando alcuna regione vogliono chiaramente avocare tutto al governo centrale dove sono presenti in massa.

Il binomio immigrazione/sicurezza è definitivamente sciolto! Meno immigrazione uguale più sicurezza!

Chiaro e semplice. E il rosario mostrato durante la campagna elettorale per un po’ lo mettiamo in tasca.

di Giulio Espero