Home Cultura Il Cratere di Enea

Il Cratere di Enea

il Mediterraneo Antico e la Rigenerazione della Baia di Napoli

by Giovanni Cafiero
0 comments

 

 

L’Autore, fondatore e presidente dell’Itinerario culturale europeo Rotta di Enea, ha tenuto il seguente intervento in occasione del convegno organizzato da Gente e Territorio lo scorso giugno agli Scavi di Pompei dal titolo “Pompei e il suo Territorio: gli Scavi, il Santuario, la Città”.

 

 

 

 

 

 

La Rotta di Enea per il patrimonio culturale: consapevolezza, dialogo, cooperazione, turismo

Il progetto di itinerario culturale Rotta di Enea è stato certificato nel 2021 dal Consiglio d’Europa con una cerimonia di premiazione che è avvenuta nel gennaio 2022 presso la Curia Iulia nel Parco Archeologico del Colosseo ed è stato oggetto di una raccomandazione del Parlamento Europeo alla Commissione nel 2022 nell’ambito della formazione della nuova Agenda per il Mediterraneo della Unione Europea: “per creare un solido quadro di dialogo e cooperazione nel Mediterraneo per la conservazione e la promozione del patrimonio culturale e per accrescere la consapevolezza del suo valore, anche al fine di promuovere ulteriormente il turismo e le opportunità economiche”.

Prima di addentrarci nella Baia di Napoli, è importante mostrare come la Rotta di Enea, ispirata al viaggio dell’eroe troiano descritto nell’Eneide di Virgilio, si dipana nel Mediterraneo. Il viaggio parte da Troia per arrivare alle coste del Lazio, dove Enea fonderà la mitica città di Lavinium. Interessa 5 paesi, Turchia, Grecia, Albania (Butrinto), Tunisia (Cartagine). I siti coinvolti sono numerosi, 21 sono quelli principali. Dall’Albania, attraverso il Canale d’Otranto, avviene lo sbarco di Enea in Italia. E nell’Eneide da uno dei compagni di Enea, il fido Acate è levato al cielo il grido “Italia Italia”, molto prima che Dante ne facesse il punto centrale della sua visione storico-politica.

Se per noi italiani l’Eneide rappresenta un caposaldo della nostra identità nazionale e un caposaldo della nostra letteratura, la Rotta di Enea come itinerario culturale del Consiglio d’Europa ricorda che le radici della cultura europea affondano nel Mediterraneo antico, e che, grazie alle straordinarie capacità organizzative e alla attitudine a regolare con leggi e istituzioni la vita sociale ed economica di vasti territori proprie del mondo romano, la cultura del Mediterraneo si è diffusa nel corso dei secoli in tutti i continenti.

La Rotta di Enea nella Baia di Napoli

La Rotta di Enea ha nel sito di Cuma, il più antico insediamento urbano greco in Occidente, sorto intorno al 750 a.C., una delle tappe fondamentali del suo itinerario, descritto nel libro centrale, il VI dell’Eneide. Cuma è:

  1. Testimonianza archeologica fondamentale e simbolo della storia dell’arrivo in epoca arcaica delle grandi culture orientali, e della scrittura alfabetica, nelle sponde settentrionali del Mediterraneo;
  2. Luogo di irradiamento della diffusione della cultura greca nella Baia di Napoli, soprattutto dopo la sconfitta etrusca nel 524 a.C., e della fondazione di nuovi insediamenti (Parthenope e Neapolis);
  3. Vertice di un grande arco, la Baia di Napoli, per i greci il “Cratere”, che alla sua altra estremità ha il Promontorium Minervae, sulla penisola sorrentina, dove sorgeva il Santuario di Atena;
  4. Luogo di riferimento del F.I.R.E. Festival Internazionale della Rotta di Enea, organizzato ogni anno dal 2021 ad oggi, in collaborazione con il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, con la partecipazione di Soprintendenze, Regione Campania, Comuni e associazioni locali, con giornate di studio ed eventi organizzati tra Bacoli, Pozzuoli, Napoli e Sorrento.

Ricucire la Storia e il territorio della Baia di Napoli. Perché è il cratere di Enea

La Rotta di Enea parte da Troia, per i Greci Ilio, città contesa e cerniera tra mondo greco e imperi orientali: iscrizioni Ittite citano la Città di “Wilusa”, da molti identificata come la Ilion greca, confermando il ruolo storico e simbolico di città di frontiera tra più mondi e base di controllo dello stretto dei Dardanelli. Tra Troia distrutta, a Delo, con il santuario e i commerci una città di incontro e di scambio, a Butrinto dove si erano insediati esuli Andromaca e Eléno, a Cuma dove la civiltà greca si confronterà con le civiltà italiche, la Rotta di Enea, che vede il suo compimento con la mescolanza del sangue troiano con il sangue latino, costituisce un simbolo non solo di speranza, resilienza e pietas, ma soprattutto di incontro e mescolanza tra i popoli e le culture. Per questi valori la Baia di Napoli, nel corso della sua storia millenaria e grazie al suo legame con la figura di Virgilio, un etrusco innamorato della filosofia greca, rappresenta un luogo speciale e paradigmatico dell’Itinerario culturale europeo. Eratostene chiama il golfo di Neapolis “Cratere”. Per noi è il “Cratere di Enea”.

Una linea continua lungo il perimetro del Cratere

Da Pitecusa, a Cuma, Napoli, Pompei, Sorrento, possiamo tracciare una linea continua che, nella mescolanza con le popolazioni autoctone, segna i caposaldi della diffusione della cultura greca, e poi romana, segnando un percorso che riflette i significati storici e simbolici della Rotta di Enea.

Da Cuma – Napoli Si tratta del percorso segnato dalle ipotesi storiche della fondazione da parte di cittadini cumani del primo nucleo greco sul promontorio di Pizzo Falcone fino alla fondazione (o rifondazione) della Neapolis greca associata al mito della Sirena Partenope.

Da Napoli a Pompei. Da Napoli si dipana una teoria di aree archeologiche di primaria importanza, che ha il suo culmine nell’area di Pompei, città per eccellenza di mescolanza di culture: con il mondo etrusco e poi dopo la battaglia di Cuma con la rapida diffusione della cultura greca con una mescolanza nel tempo di influenze culturali e religiose di grandissimo interesse

Da Pompei a Sorrento. Sorrento resta indubbiamente legata alla presenza del Santuario di Minerva, ma anche al mito della Sirena, figura associata ai luoghi di passaggio più insidiosi per i naviganti (F.Vian). Da Pompei a Sorrento si dipanava poi la via di Minerva. Un percorso oggi difficilmente riconoscibile ma di cui esistono testimonianze archeologiche ancora oggi (C.Rescigno)

Le Isole. Anche le Isole del Golfo sono parte integrante della Rotta di Enea. Per il legame storico tra l’avamposto Euboico di Pithecusa (Ischia) e la fondazione di Cuma; per l’associazione di Procida con il nome della nutrice di Enea (Dionigi di Alicarnasso). Capri, per l’indissolubile legame geografico e nautico con l’ingresso da sud-ovest nel Cratere di Enea.

La memoria storica e il patrimonio archeologico nelle strategie e nella pianificazione territoriale: il caso del PTM di Napoli

La polarizzazione dei flussi di domanda turistica determina, naturalmente, livelli di densità turistica molto elevati in aree territoriali circoscritte con forti squilibri rispetto alla popolazione residente. I comuni della Città Metropolitana con maggiore densità turistica sono Sorrento (con circa 170 presenze turistiche per abitante), i comuni dell’isola di Ischia, Capri (63,5) ed alcuni altri comuni della Penisola Sorrentina. La densità turistica della città di Napoli, grazie alla presenza di una popolazione numerosa, è pari a 3,9 su base comunale, ma certamente più elevata nell’area UNESCO, dove si concentrano le maggiori presenze.

È del tutto evidente che il turismo non va contrastato: il lavoro a breve va concentrato sulla crescita destagionalizzata e diffusa su un territorio più ampio, una crescita che si estenda agli innumerevoli altri luoghi di concentrazione del patrimonio culturale e ambientale presenti in tutto il territorio metropolitano di Napoli. Il rischio per il centro storico napoletano – patrimonio Unesco per il tessuto urbano denso di stratificazioni storico architettoniche, per la caratterizzazione dei suoi esercizi artigianali di antica tradizione e per le peculiarità sociali – perda la sua fisionomia, è reale.

Cercare dunque alternative alla gentrificazione diventa un elemento prioritario delle scelte di gestione. S’impone l’esigenza di diversificare il prodotto turistico, innalzando il livello di internazionalizzazione del sistema, senza per questo tralasciare di incrementare la capacità di trattenere quote significative di turisti autoctoni. Un tema in grado di riconnettere la Baia di Napoli, dai Campi Flegrei alla Punta della Campanella, e in grado di risvegliare tanto il senso di identità delle comunità locali quanto l’interesse della nuova domanda internazionale di un turismo culturale autentico e di qualità, è la storia degli insediamenti in epoca antica dalla fondazione di Cuma allo splendore dell’Età Augustea.

La narrazione della storia dell’insediamento antico ricollega molti siti archeologici della Baia di Napoli. Attraverso percorsi di visita noti o inediti si costruisce un racconto della Storia ricco di valore esperienziale. Un racconto che illustra l’’arrivo della cultura greca (e dell’alfabeto che poi si diffonderà in tutta Europa), l’alternarsi delle vicende storiche che coinvolsero le culture italiche presenti nella Baia, la presenza etrusca, il prevalere dopo la battaglia di Cuma (474 a.C.) della componente greca su quella etrusca, largamente presente fino ad allora nell’area di Pompei, il conseguente diffondersi di insediamenti di cultura greca (Partenope, Neapolis) origine del grande sviluppo urbano dell’area di Napoli.

Climate change e resilienza dei territori: cosa fare quando il mondo si incendia come una nuova Troia?

Al tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici il Piano Territoriale Metropolitano (PTM) di Napoli in corso di approvazione, dedica una trattazione specifica. Nel caso della Città metropolitana di Napoli le strategie di adattamento sono da considerarsi ancora in una fase preliminare, sia sotto il profilo delle conoscenze, sia della identificazione degli interventi. L’approfondimento delle conoscenze dovrebbe riguardare almeno i seguenti aspetti:

  • Validazione, mediante misure rilevate, della “Mappa per l’adattamento climatico al fenomeno delle alte temperature” e suo eventuale aggiornamento.
  • Mappatura di dettaglio delle aree soggette ad allagamenti locali a causa di piogge intense. Tali aree non coincidono con le “aree a rischio” mappate dai Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) o dai Piani di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) che individuano le aree allagabili in seguito a possibili esondazioni dei corsi d’acqua: si tratta di porzioni di area urbana soggette ad allagamento di origine “pluviale”, a causa di inadeguatezza dei sistemi di drenaggio urbano.
  • Approfondimenti sull’effetto di una possibile alterazione nel regime delle precipitazioni sulle disponibilità idriche per i diversi usi.
  • Analisi del possibile aumento del livello del mare e degli effetti sulla linea di costa e sulle infrastrutture di trasporto che corrono lungo di essa.

Pur non disponendo di idonei approfondimenti conoscitivi sugli aspetti sopra elencati è però possibile promuovere strategie ed azioni di adattamento. Tali strategie e azioni sono quelle che in letteratura internazionale vengono definite “no regret” (senza rimpianti), in quanto hanno diversi effetti positivi (miglioramento del microclima e della vivibilità urbana, supporto alla biodiversità, opportunità educative e culturali, ecc.) che le giustificano anche se i risultati degli approfondimenti conoscitivi dovessero dimostrare che i rischi legati al cambiamento climatico a Napoli sono meno gravi di quanto ipotizzato.

La Relazione sulle strategie per l’adattamento al cambiamento climatico del PTM individua e suggerisce alcune azioni prioritarie con riferimento alle principali criticità che caratterizzano già o potranno caratterizzare nei prossimi anni il territorio metropolitano:

  • Ondate di calore
  • Eventi meteorici estremi
  • Siccità
  • Innalzamento del livello del mare

Molte di queste criticità sono state considerate in modo integrato nelle strategie e azioni del PTM, come nel caso delle strategie di rigenerazione urbana, di potenziamento delle reti ecologiche e infrastrutturazione verde del territorio o nelle direttive per un nuovo assetto della fascia costiera vesuviana. In questo caso la riconsiderazione del rapporto degli insediamenti urbani con la costa e con la barriera costituita dalle infrastrutture ferroviarie viene interpretata anche alla luce del problema-opportunità creato dalla necessità di riconsiderare il rapporto con il mare, di incrementare le aree verdi e di rendere più sicuro e sostenibile il sistema territoriale di gestione delle acque piovane in relazione agli effetti indotti dai cambiamenti climatici.

I Campi Flegrei e la costa vesuviana

Il PTM individua tra le aree di azione prioritaria la Costa vesuviana, per cui si prevede un progetto d’area specifico, volto a prefigurare, facendo sintesi delle tante programmazioni in atto, nuovi assetti futuri della fascia costiera vesuviana, per valutare le possibili alternative di intervento in relazione a: rischi collegati con le prospettive di Cambiamento Climatico (intensità degli eventi meteorologici, isole di calore, innalzamento del livello del mare); valorizzazione in chiave ambientale e di fruizione sostenibile della fascia costiera; valorizzazione del sistema di beni culturali della costa; modalità di attraversamento della ferrovia costiera per riconnettere, nel rispetto delle esigenze di sicurezza e delle norme per le infrastrutture ferroviarie, i densi abitati retrocostieri con una fascia costiera riqualificata.

Rigenerare seguendo e unendo i vertici dell’insediamento antico

Considerando i vertici dell’insediamento antico come una sorta di ossatura storica e ambientale della Baia di Napoli, abbiamo visto come da Pithecusa, Cuma-Campi Flegrei, Neapolis, Pompei, Sorrento-Capri si può ripercorrere l’intera fascia costiera del Cratere di Enea. Una strategia metropolitana unitaria dovrebbe produrre un grande programma di rigenerazione che, trattando Napoli (che ha in corso una revisione del suo piano urbanistico) come un’area speciale al centro dell’arco costiero, si dovrebbe concentrare sui segmenti più fragili e critici ma dalle grandissime potenzialità: i Campi Flegrei e la Costa Vesuviana.

Nuovi traguardi per il Cratere di Enea

L’itinerario culturale Rotta di Enea, e il paradigma di mescolanza che caratterizza le vicende mitiche del viaggio e della unione dei Troiani con un popolo italico (i Latini), suggerisce una narrazione delle vicende del mondo antico che trovano nel territorio metropolitano di Napoli uno degli esempli più fulgidi e interessanti di tutto il Mediterraneo. Come avvenuto nella penisola iberica per il Cammino di Santiago, il primo degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa (1987), la Rotta di Enea può divenire chiave di lettura e di promozione culturale dell’area metropolitana, proiettandola sotto il profilo turistico e geopolitico in una dimensione sempre più europea e internazionale, esaltandone, inoltre, la vocazione mediterranea e marittima che è parte integrante della identità delle comunità locali e del sistema economico metropolitano.

La Rotta di Enea ha il suo caposaldo attuale in area Flegrea, ma ha già formalizzato a suo tempo (2022) l’ingresso nel suo network internazionale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Del network della Rotta di Enea fanno inoltre parte la Città Metropolitana di Napoli e il Comune di Sorrento.  Il Comune di Napoli è parte anche del progetto Rete delle Città Virgiliane, avviato nel 2023 dall’Associazione Rotta di Enea con il Comune di Mantova.

La Rotta di Enea ha ottenuto in questi giorni la conferma e il rinnovo fino al 2030 della certificazione come Itinerario Culturale del Consiglio di Enea. Nel festeggiare l’importantissima conferma qui, a Pompei, nella Baia di Napoli, cogliamo l’occasione per rilanciare l’idea di completare il cerchio del Cratere di Enea con il Parco archeologico di Pompei, città centro nodale delle direttrici e poi delle strade della parte meridionale della Campania antica, e baricentro tra Cuma e Poseidonia della originaria presenza greca in Campania.

Con la Rotta di Enea e il suo Festival internazionale, la Baia di Napoli riscopre le sue radici profonde, storico-archeologiche e valoriali, nel nome di Virgilio, storico nume tutelare dell’area napoletana dall’epoca classica a tutto il Medio Evo (“Virgilio Mago”) e di un paradigma, quello di Enea, che sintetizza i caratteri migliori della cultura mediterranea e partenopea: mescolanza come arricchimento culturale, pietas, resilienza, attaccamento alle tradizioni unito alla capacità di mettersi in gioco per un futuro migliore.

 

Leave a Comment