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Il fronte orientale

L’offensiva Brusilov

by Giulia Cioffi
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Trattandosi di una rubrica dedicata alla Russia, in questa sede si analizzerà la guerra che venne combattuta sul fronte orientale, spesso trascurata dalla storiografia.

Il motivo è sicuramente da ricercarsi nell’occultamento della memoria della guerra da parte del neo-governo bolscevico, che la ripudiava in qualità di guerra imperialista. Inoltre, le narrazioni occidentali a cui siamo ovviamente esposti, raccontano comprensibilmente la guerra combattuta ad occidente.

Un aspetto particolarmente interessante e peculiare del fronte orientale risiede nella diversità con la quale le battaglie furono combattute; conosciuta come una lenta ed estenuante guerra di trincea, la Prima guerra mondiale prese invece la forma di una guerra prevalentemente di movimento sul fronte orientale.

Ai fini di una sintesi efficace, in questo contesto l’analisi della guerra si limiterà agli eventi e alle battaglie di maggior rilievo nel corso del conflitto.

Come era stato già detto in precedenza, l’Impero zarista si ritrovò a combattere la Grande Guerra su diversi fronti: nord-occidentale contro la Germania, sud-occidentale contro l’Austria e caucasico contro la Turchia.

La prima grande sconfitta russa si registrò piuttosto presto, tra il 26 e il 30 agosto 1914, durante la battaglia di Tannenberg; a causa delle intercettazioni tedesche, della netta superiorità crucca nell’artiglieria pesante, dei ritardi nelle comunicazioni tra i comandi russi e della scarsa coordinazione tra i generali, le truppe zariste furono accerchiate e annientate. La conseguenza di questa sanguinosa battaglia fu la conquista tedesca della Polonia occidentale.

Chiaramente, per servire la propaganda e sostenere l’idea di una “guerra giusta”, le atrocità tedesche nei confronti dei soldati e dei civili vennero narrate con grande foga, anche attraverso metafore e similitudini con passati feroci combattenti, come il noto e temuto Gengis Khan.

Sul fronte asburgico la situazione sembrava essere nettamente più favorevole allo zar; tra fine agosto e inizio settembre 1914, infatti, l’esercito russo conquistò i territori della Galizia, compresa la città di Leopoli, e la Bucovina.

 

 

Il vantaggio zarista si esaurì però già tra la primavera e l’estate del 1915, quando l’instabilità della mobilitazione economica del paese mise in luce le fragilità del sistema produttivo, causando una gravissima crisi di munizioni e di approvvigionamento bellico.

Approfittando della difficoltà nemica, Germania ed Austria lanciarono una feroce controffensiva che causò la ritirata dell’esercito zarista dalla Polonia, Lituania, Galizia e parte della Volinia.

Grazie alla programmazione strategica della ritirata, San Pietroburgo riuscì però, oltre a far evacuare la popolazione dalle aree interessate, a salvaguardare il potenziale militare, in modo da poter progettare una nuova offensiva non appena fosse stata superata la crisi di munizioni.

Nell’estate del 1916, infatti, lo zar autorizzò il lancio dell’offensiva Brusilov, un piano brillante dal punto di vista militare, concepito per riconquistare ampie porzioni di territorio perdute. Tuttavia, il rovescio della medaglia fu rappresentato dall’enorme costo in termini di risorse e vite umane, che contribuì a destabilizzare ulteriormente la già fragile situazione politica interna. I risultati ottenuti, infatti, furono modesti: Brusilov riuscì a riconquistare solo una parte della Galizia, esclusa Leopoli, e parte della Bucovina.

Per quanto concerne il fronte caucasico, invece, questo si articolava in realtà su due direttrici principali: quella del Mar Nero e quella della Transcaucasia, regione che corrisponderà poi alla repubblica sovietica comprendente Georgia, Armenia e Azerbaigian.

 

 

Il fronte del Mar Nero si rivelò un fallimento strategico per l’Intesa; oltre a disporre di una flotta poco moderna, i russi dovettero fare i conti con la presenza tedesca nelle acque ottomane. Francia e Gran Bretagna entrarono in gioco per conquistare gli stretti nella prima metà del 1915, con il rinomato sbarco di Gallipoli; protetti dall’artiglieria pesante tedesca, però, non solo gli stretti non furono conquistati, ma la spedizione risultò in una vera e propria carneficina.

Al contrario, lungo il Caucaso lo zar riportò un importante risultato. Durante l’inverno tra il 1915 e il 1916, infatti, un’avanzata russa attraverso le montagne del Caucaso inflisse una pesante sconfitta all’Impero Ottomano. Questo evento spinse il governo di Costantinopoli ad attuare il genocidio degli armeni, accusati di aver accolto i russi come liberatori e quindi sospettati di collaborazionismo con il nemico.

Come anticipato pocanzi, l’offensiva Brusilov contribuì ad acuire le tensioni interne all’Impero zarista, accelerando un processo di disgregazione già in atto. Le diverse criticità convergenti, che spinsero il sistema verso una crisi sempre più profonda e potremmo dire quasi definitiva del sistema, saranno oggetto di approfondimento nel prossimo articolo.

 

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