fbpx
Home Ambiente “Involve” a Capaccio: progetto di ecologia umana

“Involve” a Capaccio: progetto di ecologia umana

by Federica Inverso
0 comment

#togetherforabetterworld – questo l’hashtag scelto per rappresentare “Involve”: lì dove la partecipazione e il sentirsi parte di una comunità passano attraverso la tutela dell’ambiente. Il progetto, partito nel gennaio 2019, si propone di favorire e migliorare l’inclusione dei cittadini di Paesi terzi attraverso percorsi di volontariato dedicati al recupero e alla valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale. Attività rivolte a cittadini residenti e stranieri, con l’obiettivo di contribuire – tutti insieme – alla costruzione di comunità più sicure e coese.

 

L’iniziativa, che terminerà a dicembre 2021, mira a proporre una nuova idea di cittadinanza e ha coinvolto sette località in tre paesi europei: Rovigo, Paestum e Scicli in Italia; Veynes e Communauté de communes du Pays de Saint-Aulaye in Francia; i distretti Pankow and Neukolln a Berlino in Germania. Sette cittadine di piccole, medie e grandi dimensioni in cui creare “local community hub”: quartier generali di incontro e scambio, luoghi dove condividere e progettare.

Nel concreto? Si tratta di salvaguardia dell’ambiente con azioni di pulizia di parchi, piazze, fascia costiera e luoghi del cuore da cui raccogliere rifiuti abbandonati e valorizzare il patrimonio culturale, ma anche scambio di saperi e conoscenze attraverso corsi di cucina e lezioni di yoga, corsi di italiano e, prima di ogni cosa, inclusione. Un continuo conoscersi e imparare, una possibilità concreta per occuparsi del territorio e far luce su tanti aspetti connessi alla migrazione: l’arrivo dopo lo sbarco in un luogo sconosciuto, la lingua incomprensibile, la pessima qualità del sistema di accoglienza che ha generato assistenzialismo e passività, il lento e faticoso percorso alla ricerca di una propria dimensione, la burocrazia per il lungo riconoscimento dello status di rifugiato e il rilascio del permesso di soggiorno, ad esempio.

Dal 2015 Legambiente Paestum si è attivata per sviluppare sinergie e azioni in grado di offrire opportunità di relazioni umane e sociali ai tanti cittadini stranieri che vivono in condizioni di precarietà e di disagio. Ed è sulla base dell’esperienza maturata sul campo che l’associazione ha preso parte al progetto. “Qui a Paestum abbiamo iniziato con corsi di alfabetizzazione, supporto legale, coinvolgimento nelle attività di volontariato per prendersi cura del territorio, visite guidate, creazione di due ciclo-officine, corsi di educazione stradale e la nascita all’interno di uno dei CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) dell’orto sociale OrtoMondo curato dai richiedenti asilo”. Ha spiegato Luigi De Padova, local coordinator di Paestum.

Secondo i dati riportati dall’organizzazione, su 25 mila abitanti del comune di Capaccio Paestum, oltre 3 mila risultano essere gli stranieri residenti, di cui un 15% richiedenti asilo e rifugiati. Legambiente Paestum, nei suoi oltre 30 anni di attività, si è sempre battuta per la salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale, impegnandosi a dare un aiuto concreto contro il caporalato agricolo e la disparità sociale. Con Involve i migranti, collaborando alle attività di tutela del patrimonio locale, sono divenuti veri e propri custodi del territorio. Coordinazione e cooperazione tra le parole chiave del progetto. “Ogni attività svolta insieme ha permesso di conoscerci meglio reciprocamente e abbattere pregiudizi e timori da entrambe le parti, promuovendo nuove forme di convivenza e collaborazione” ci ha detto Ousmane Diaby, volontario proveniente dalla Guinea.

Ed è proprio sulla scia di Involve che prende vita il progetto di housing sociale. Uno dei risultati più importanti di questa iniziativa. Oggi molti dei CAS non sono più attivi e ‘il problema dell’abitare’ si pone in tutta la sua drammaticità. Troppi gli stranieri che vivono in condizioni precarie, per questo Legambiente ha deciso di ‘prendere casa’ e ampliare l’esperienza OrtoMondo in housing sociale, una prospettiva abitativa condivisa. L’organizzazione ha preso in affitto un immobile, con 8 alloggi indipendenti, in grado di ospitare fino a 16 persone e con un ettaro di terreno intorno, destinato ad accogliere volontari nazionali e internazionali.

Del progetto Involve, della sua importanza e del risvolto positivo che ha avuto l’housing sociale abbiamo parlato anche con il presidente di Legambiente Paestum, Pasquale Longo.

Quanto è stata importante l’iniziativa Involve per la città di Capaccio Paestum?

È stata un’esperienza molto significativa perché ha fatto sì che i richiedenti asilo, presenti in gran numero sul nostro territorio, e gli immigrati avessero l’opportunità di poter finalmente rompere delle barriere culturali per fare quello di cui si parla molto: un incontro tra persone di diverse culture. Allo stesso tempo, ci si è occupati della cura dei beni comuni, molto spesso trascurati dagli stessi abitanti locali che non riescono a capirne l’importanza, soprattutto per lo sviluppo turistico e per la tutela e la valorizzazione del paesaggio. Capaccio è un territorio molto particolare perché abbina ricchezze naturalistiche all’immenso patrimonio archeologico nella città antica di Posidonia Paestum. Noi, partendo proprio da chi sul territorio vive in condizioni di maggior disagio – se non di estremo disagio – siamo riusciti a coinvolgere rappresentanti di varie comunità straniere. E grazie al progetto Involve abbiamo dato vita ad un housing sociale. Un’esperienza autogestita in cui, in un grande casolare di campagna, vengono ospitati una quindicina di stranieri in un’abitazione con 8 moduli abitativi. Si tratta di ragazzi che hanno trovato anche lavoro, che riescono a vivere autonomamente.

Quanti ragazzi sono stati coinvolti?

In circa tre anni di progetto possiamo parlare di 150 richiedenti asilo e cittadini stranieri, un numero considerevole per la conformazione del territorio. Noi siamo un comune molto vasto, per un periodo abbiamo avuto più di 500 richiedenti asilo nei centri di accoglienza. Con Involve abbiamo potuto socializzare e conoscere i ragazzi. Portarli fuori, accompagnarli in corsi di lingua italiana. Attività che li hanno aiutati ad acquistare consapevolezza nei propri mezzi e fiducia nelle persone. Un percorso che li ha poi agevolati nel processo dell’inserimento lavorativo autonomo. Molti hanno concluso il loro percorso con il riconoscimento dello status e quindi il permesso di soggiorno. Altri hanno avuto l’opportunità di trasformarlo in permesso di lavoro con l’ultima sanatoria, anche se ancora sono tante le domande che devono essere esaminate. Sono pochi, davvero, quelli che non hanno avuto un riscontro positivo.

Un’associazione ambientalista che si occupa, anche, di volontariato e temi sociali. Come mai?

Noi parliamo di ecologia umana. Senza giustizia sociale non può esserci legalità.