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La farsa del Ponte sullo Stretto 2. Sicurezza e trasparenza

Rischio sismico, possibili maremoti, venti molto intensi

by Alessandro Martelli
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L’Autore, docente di Costruzioni in Zona Sismica nella Facoltà di Ingegneria dell’Università di Ferrara, è stato Direttore del Centro Ricerche ENEA di Bologna. Questo articolo è una sintesi di quanto è stato scritto dall’Autore insieme a Sergio D’Offizi (già Direttore Ambiente di ENEL e SOGIN) e apparso su meteoweb.eu dell’8 febbraio 2025. Nell’occasione gli Autori, pur premettendo di essere in linea generale favorevoli alla costruzione dell’opera, esprimono una netta contrarietà al progetto nella sua attuale stesura perché non dà adeguate garanzie in termini di sicurezza e trasparenza.

 

La realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, concepita per connettere le reti viarie e ferroviarie della Sicilia al resto d’Italia, rappresenta un’opera di rilevanza storica e richiede investimenti considerevoli, con un costo stimato attuale superiore ai 13,5 miliardi di euro, destinato, forse, a lievitare anche considerevolmente.

Pertanto sottolineiamo con fermezza la necessità di una maggiore trasparenza nella progettazione, che deve essere accompagnata dalla completa messa a disposizione degli elaborati via via prodotti, da indagini geofisiche adeguate e dalla messa in atto di forme significative di partecipazione attiva dei cittadini, come è prassi consolidata in tutti i Paesi sviluppati.

Tale richiesta è ancor più giustificata dalle condizioni del sito prescelto, caratterizzato da un rischio sismico elevatissimo, da possibili violenti maremoti e da venti molto intensi.

A questo proposito, basti ricordare il devastante sisma che colpì la Sicilia Orientale nel 1693, avente magnitudo momento Mw 7,3-7,5 (il più forte mai registrato in Italia e nel quale persero la vita 16.000 dei 20.000 abitanti nella sola Catania di allora), quello della Calabria Meridionale del 1783, di Mw 7,1 (che causò 30.000-50.000 vittime) e quello, noto a tutti, di Messina e Reggio Calabria del 1908, nuovamente di Mw 7,1 (che causò la morte di 80.000 dei 145.000 abitanti nel Messinese e di 15.000 morti su 45.000 abitanti di Reggio Calabria).

Questi terremoti furono poi seguiti da violenti maremoti.

 

 

Per quanto riguarda i principali elementi di progetto, recenti osservazioni espresse da esperti hanno evidenziato seri dubbi sull’effettiva resistenza nel tempo dei cavi e delle funi di sostegno della campata, elementi cruciali per un ponte con una campata record mai realizzata al mondo. Nonostante tali preoccupazioni, si stenta a rendere pubblici i risultati delle prove di resistenza a fatica e da “fretting” richieste dagli specialisti. Mancano, inoltre, chiarimenti fondamentali su aspetti di primaria rilevanza quali il potenziale sismico assunto per il sito, la posizione dell’ipocentro nel quale potrebbe essere rilasciato il massimo terremoto possibile, le accelerazioni che ne deriverebbero assunte ad input di progetto e la tipologia ed il posizionamento dei dispositivi antisismici indispensabili per la mitigazione delle vibrazioni sismiche, cioè per garantire la sicurezza sismica dell’opera.

 

 

 Va considerato che le valutazioni finora effettuate sulla pericolosità sismica dalla Società Stretto di Messina si sono basate prevalentemente su un approccio di tipo probabilistico, senza un’analisi deterministica specifica dei punti di imposta dei piloni di sostegno delle funi che sorreggono l’impalcato. Non ci risulta, infatti, che tali valutazioni si basino sui risultati di apposite indagini di sismica di alta risoluzione estese su tutta l’area sismotettonicamente rilevante e con il coinvolgimento dell’INGV- Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Indagini che riteniamo assolutamente ineludibili per un’opera di tale rilevanza ed a rischio così elevato e di conseguenza – in loro assenza e considerando la storia sismica della Calabria Meridionale e dello Stretto di Messina – riteniamo sia del tutto insufficiente il valore di magnitudo M=7,1 assunto dalla Società come riferimento nel progetto e chiediamo margini di sicurezza decisamente più conservativi e condivisi da esperti del settore, vale a dire MW >7,8 ed ipocentro posto sia pure in profondità, ma prossimo ai piloni.

Ulteriori perplessità riguardano la capacità del ponte di resistere a venti estremi (fino a 300 km/h) e non è chiaro quali dispositivi aerodinamici siano stati previsti, se lo sono stati, né dove saranno installati. Suggeriamo l’adozione di soluzioni già sperimentate con successo a livello internazionale, quali dissipatori viscosi tra l’impalcato ed i piloni (per la sicurezza sismica), oltre a dissipatori a massa accordata sulla sommità dei piloni stessi (per la resistenza al vento).

Ribadiamo, inoltre, che un progetto di questa portata non solo dovrà garantire la resistenza assoluta in caso di terremoti, maremoti e venti estremi, ma dovrà pure essere elaborato/adeguato consentendo la piena condivisione delle informazioni tecniche prodotte con la cittadinanza e con esperti del settore non facenti parte del Comitato Tecnico Scientifico incaricato della progettazione del ponte, in particolare tenendo conto delle proposte da questi avanzate. Attualmente, purtroppo, le notizie disponibili provengono principalmente dalla stampa, mentre le risposte ufficiali ai quesiti sollevati tardano ad arrivare o sono tendenzialmente mirati, in maniera autoreferenziale, alla strenua difesa delle scelte progettuali effettuate.

Auspichiamo, pertanto, e con fermezza, una revisione delle modalità di progettazione ed una maggiore trasparenza da parte del CTS, affinché il Ponte sullo Stretto di Messina non si trasformi nell’ennesimo esempio di inefficienza e spreco di risorse.

 

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