Come già anticipato, l’ultima fase della rivoluzione del 1905 è caratterizzata dalla nomina a primo ministro di Pëtr Stolypin, che detenne la carica dal 1906 al 1911.
“L’uomo dal pugno di ferro” conquistò ben presto tale appellativo attraverso un ricorrente ricorso alla legge marziale d’urgenza, con la possibilità di accusare, incarcerare, processare e giustiziare talvolta nell’arco di 48 ore gli imputati.
Il valore della brutalità della repressione del primo ministro si evince efficacemente da un detto dell’epoca, “le cravatte e le carrozze di Stolypin”, alludendo alle numerosissime impiccagioni e deportazioni promosse dal primo ministro.
Le politiche del capo del governo si concentrarono su due aspetti fondamentali caratterizzanti lo scenario politico ed economico dell’epoca: la repressione della rivoluzione e la modernizzazione conservatrice-autoritaria promossa dall’alto.
Nonostante la soppressione di molte testate giornalistiche di opposizione e l’istituzione di tribunali speciali per i ribelli, il premier era favorevole all’elezione di una seconda Duma, contrariamente ai desideri dello zar di revocare le leggi fondamentali insieme alla rappresentanza della camera bassa.
L’apertura del capo del governo verso l’assemblea dipendeva però dalla volontà di creare una camera cooperativa e di supporto alle sue politiche; in tal senso Stolypin si accertò di garantire al governo l’autorità di decidere sulla possibilità di registrazione e quindi candidatura di ogni partito, tentando di neutralizzare la possibilità di un’assemblea di sinistra.
Nonostante gli sforzi però, la seconda Duma che aprì le porte il 20 febbraio del 1907 si mostrò essere fortemente turbolenta; l’assemblea si trovò ad essere polarizzata tra forze di estrema destra ed estrema sinistra.
Come si può facilmente intuire, il tema che provocò le discussioni più accese fu quello della riforma agraria.
Storicamente considerata l’istituzione più fedele agli zar e il perno della stabilità sociale, l’Obscina (la comunità contadina basata sul principio di solidarietà) divenne anch’essa un obiettivo da sopprimere e smantellare. Negli anni, con la diffusione del fermento rivoluzionario, anche i contadini avevano finalmente preso coscienza della propria condizione e potenzialità, prendendo parte ai disordini.
L’idea del governo era quindi quella di promuovere l’uscita dei contadini dalla comunità e favorire la nascita di aziende agricole, facendo così penetrare il sistema capitalistico anche nelle campagne.
Il progetto si tradusse nella politica del frazionamento in strisce, ossia la pratica di far coltivare ad ogni contadino un delimitato e specifico appezzamento di terra per un determinato periodo di tempo, per poi costringerli a trasferirsi in un nuovo appezzamento in un’altra località, minando il consolidamento dell’appartenenza ad una comunità.
A causa dei fermenti e del risultato insoddisfacente per i piani del governo, il 3 giugno 1907 la Duma venne sciolta, con il pretesto di un presunto complotto contro lo zar, e si varò una nuova legge elettorale che, restringendo il suffragio, decurtava la rappresentanza elettorale a sfavore delle componenti sociali considerate di opposizione.
Con la nuova norma in vigore, si tennero nuove elezioni e la terza Duma aprì l’1 novembre 1907 presentandosi con una netta maggioranza di centro destra; i numerosi Ottobristi erano affiancati dal Partito Nazionalista Panrusso e Nobiltà Unita.
Il risultato elettorale soddisfò i requisiti di Stolypin e per la prima volta nella sua storia la Duma fece il suo regolare corso di 5 anni, collaborando con il governo.
Oltre ad ottenere il voto per l’introduzione della solidarietà di gabinetto (compattando i ministri e il premier a discapito dello zar), Stolypin ebbe la possibilità di varare tre provvedimenti: lo scorporo della provincia di Kholm (situata nell’attuale confine tra Ucraina occidentale e Polonia orientale) da quelle polacche, il decurtamento finale dell’autonomia finlandese e l’introduzione degli Zemstva (consigli elettivi locali) nelle provincie occidentali delle terre di confine.
È bene però sottolineare che in realtà il terzo provvedimento fu contestato dai rappresentanti della Duma e lo zar si ritrovò a dover sciogliere la camera per far passare il provvedimento.
Stolypin aveva ormai nemici su tutti i fronti, dagli esponenti di estrema sinistra ai nazionalisti di destra contrari a concedere la minima autonomia alle regioni più periferiche. Nel 1911, infatti, il primo ministro cadde vittima di un attentato il cui mandante è ancora oggi sconosciuto.
L’assassino era Dimitrij Bogrov, un rivoluzionario in contatto sia con la sinistra terroristica che con i servizi segreti zaristi, facendo quindi ombra sulla mente che si celava dietro il braccio.
Convenzionalmente la rivoluzione del 1905 si fa concludere all’incirca con lo scioglimento della seconda Duma e l’instaurazione della terza, nel panorama della repressione di Stolypin.
È anche vero però che in seguito all’assassinio del ministro, dal 1912 le proteste ripreso un po’ di vigore traducendosi in diversi scioperi, seppure mai sottoforma di reale rivoluzione.
Si potrebbe azzardare a sostenere che in realtà dal 1905 al 1917 l’impero zarista non abbia mai conosciuto un periodo di reale pace e quiete, soprattutto se si considera lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914.
Come si arrivò alla Grande Guerra è quello che si tenterà di ricostruire nel prossimo articolo, e di nuovo le politiche di Stolypin, questa volta quelle concernenti le politiche di modernizzazione, saranno un elemento importante per comprendere il destino dell’impero.