Nives Monda è la titolare storica della Taverna a Santa Chiara, nel profondo di una città cosmopolita ed aperta alle diversità che talvolta commenta le storie con un pizzico di ironia ma sempre dimostrando tolleranza. Accanto alla Taverna vi è il ristorante di cucina arabo-palestinese Amir, e sentir parlare il proprietario della sua terra, della sua infanzia in una terra molto diversa coinvolge.
Ebbene, com’è noto, alcuni giorni fa una coppia di avventori israeliani con cui Nives Monda era entrata in polemica a proposito della politica di Israele a Gaza sono stati allontanati dal locale. Per reazione hanno pubblicato un video sui social definendo la ristoratrice come antisemita, razzista e sostenitrice del terrorismo. Da qui una valanga di commenti, un shit bombing, che ha creato il caso, esploso a livello nazionale.
Una discussione che avrebbe potuto svolgersi in maniera civile è diventata tutt’altro. I social innescano meccanismi perversi e pericolosi. Si diventa altro da sé, violenti e volgari perché la rete protegge. Non affrontare vis a vis l’avversario, la facilità con cui si entra in contatto con le persone favorisce il cyberbullismo. Non si colpevolizzano gli strumenti o la tecnologia ma l’incapacità da parte degli utenti, soprattutto adulti, di discernere nel relazionarsi online. Linguaggio volgare, offese, minacce, hanno un impatto anche sul linguaggio ed i comportamenti reali. Diventa normale usare termini violenti con toni aggressivi. Fa sempre più paura sostenere le proprie idee quando poi la reazione dell’altro è inserita in un tono di voce alto e impattante. Si preferisce tacere e voltare la faccia dall’altra parte.
Tutto questo è successo qualche giorno fa, tra qualche giorno si passerà oltre perché i meccanismi social sono voraci, masticano ed ingoiano in pochissimo tempo ciò di cui si nutrono. Le questioni rimangono, scottanti ed insolute, con enormi difficoltà reali che nessuna piattaforma potrà risolvere.