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LE CITAZIONI: Baudrillard. La sparizione dell’umano

Jean Baudrillard

by Ernesto Scelza
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“Perché esiste qualcosa anziché niente?” è la domanda fondamentale posta dalla metafisica. E Jean Baudrillard in questo suo testo – ultimato nel gennaio del 2007, pochi mesi prima di morire – la ripropone in modo radicale: “Perché ci diamo tanto da fare in questo smaccato harakiri? Perché distruggere noi stessi in maniera così scientifica e impegnata? E, soprattutto, perché, nonostante tutti i nostri sforzi, nonostante la buona volontà e la meccanica, indomabile insistenza, continuiamo a fallire nell’intento?” Non ci si può esimere dal rispondere, perché forse, a nostra insaputa, “questo accanimento su noi stessi può essere, chissà, la più grande opera d’arte mai creata, la più estrema mai concepita da qualunque specie vivente di qualunque pianeta. E da questo, finalmente, potremo ricavare ciò che meritiamo: un briciolo di velleitaria autostima”.

 

«Quando parlo del tempo, è perché non è ancora

Quando parlo di un luogo, è perché è scomparso

Quando parlo di un uomo, è perché è già morto

Quando parlo del tempo, è perché ormai non è più

Parliamo quindi del mondo dal quale l’uomo è scomparso. Si tratta di sparizione, non di esaurimento, di estinzione o di sterminio. L’esaurimento delle risorse, l’estinzione delle specie sono dei processi fisici o dei fenomeni naturali. E qui sta la differenza, perché la specie umana è l’unica ad aver inventato un modo specifico di scomparire, che non ha niente a che vedere con la legge di natura. Forse addirittura un’arte della sparizione.

Cominciamo dalla sparizione della realtà. Si è parlato molto della sua fine nell’epoca dei media, del virtuale e delle reti, senza starsi troppo a domandare quando abbia cominciato a esistere la realtà. Ora, se osserviamo bene, vedremo che il mondo reale comincia a esistere, in epoca moderna, con la decisione di trasformarlo, cosa che avviene attraverso la scienza, lo sguardo analitico sul mondo e il dispiegamento della tecnologia (…).  È il momento in cui l’uomo, mentre si accinge ad analizzarlo e a trasformarlo, prende congedo dal mondo, conferendogli la forza della realtà. Quindi si può dire che, paradossalmente, il mondo reale inizia a scomparire nello stesso momento in cui inizia a esistere.

In virtù delle sue eccezionali capacità di conoscenza, l’uomo, nel momento stesso in cui dà senso, valore e realtà al mondo, innesca, parallelamente, un processo di dissoluzione (…).

Ma bisogna risalire senza dubbio ancora più indietro: fino al concetto e al linguaggio. Rappresentandosi le cose, nominandole, concettualizzandole, l’uomo le fa esistere e al tempo stesso le fa precipitare verso la loro perdita, le distacca sottilmente dalla loro realtà nuda e cruda. In tal modo, la lotta di classe esiste a partire dal momento in cui Karl Marx la nomina. Ma senza dubbio essa, nella sua più profonda intensità, esiste solo prima di essere nominata. Dopo, non fa che scemare. Il momento in cui una cosa viene nominata, in cui la rappresentazione e il concetto se ne impossessano, è il momento in cui essa inizia a perdere la sua energia… Altrettanto può dirsi dell’inconscio e della sua scoperta da parte di Freud. È quando una cosa comincia a sparire che ne compare il concetto. La nottola, dice Hegel, si leva al cader del giorno.»

Jean Baudrillard, Perché non è già tutto scomparso?

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