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LE CITAZIONI: Benni. Nel triste mondo di Tristalia

Stefano Benni

by Ernesto Scelza
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Tributo a Stefano Benni, che ci ha lasciati soli in un mondo e in un universo che non ci piacciono. E in una Italia triste: Tristitalia, appunto, come è chiamata in questo suo strepitoso romanzo del 1996 (“Ma che paese è questo dove gli unici che hanno ancora qualche speranza vengono chiamati disperati?”). “Benni, come Philip Dick, parte da un presupposto semplice e definitivo: la realtà come ci si presenta non è la realtà”. “Elianto è un bambino colpito da un morbo mortale che vegeta in una clinica chiamata Villa Bacilla, in attesa di spegnersi. Nella triste Repubblica di Tristalia, dove il governo governa a colpi di quiz e sondaggi e i venti candidati presidenti sono tenuti a uccidersi nei più fantasiosi modi in un allegro balletto che li lega tutti, destre e sinistre illusorie, Elianto, Einstein delle periferie, è l’unico che può difendere l’autonomia residua della sua Contea in un Superquiz culturale. Ma come fa, se sta per morire? Ecco una gang di tre ragazzi di periferia mettersi in cerca della medicina che guarirà Elianto, anzi del Senno di Elianto, come del Senno di Orlando…” (Severino Cesari).

 

«C’era un gran rumore negli universi. Generazioni di stelle nascevano e morivano sotto lo sguardo di telescopi assuefatti, fortune elettromagnetiche venivano dissipate in un attimo, sorgevano imperi d’elio e svanivano civiltà molecolari, gang di gas sovreccitati seminavano il panico, le galassie fuggivano rombando dal loro luogo d’origine, i buchi neri tracannavano energia e da bolle frattali nascevano universi dissidenti, ognuno con legislazione fisica autonoma.

Ovunque si udiva il grido angoscioso di schegge, brandelli, filamenti, scampoli, frattaglie chimiche e asteroidi nomadi che cercavano invano l’intero a cui erano uniti fino all’istante prima. Era un coro di orfani e profughi spaziali, in fuga verso il nulla con un muggito di mandria terrorizzata.

Fu in questo scenario di divorzio universale che un giovane ardito atomo di ossigeno si slanciò dal trapezio della vecchia molecola per volare verso un nuovo trapezio, dove lo attendeva un atomo di idrogeno per una nuova eccitante combinazione. Ma, dopo un triplo salto mortale, l’atomo acrobata mancò per un nonnulla le braccia protese dell’idrogeno-porteur, e precipitò nel vuoto sidereo con un urlo angoscioso.

L’atomo di ossigeno era il nipotino preferito di una gigantesca stella Supernova che, impazzita per il dolore, puntò la sua massa contro una piccola galassia lenticolare, e già si attendeva il lampo e lo schianto di un miliardo di stelline, quando improvvisamente si fece un gran silenzio.

Tutto nei cieli si fermò (…).

Ecco la Megalopoli capitale di Tristalia, sede della Nova Repubblica e del governo dei Venti Presidenti. Essi vengono eletti con sondaggio televisivo ogni tre anni, e hanno il diritto-dovere di denunciarsi, sputtanarsi e soprattutto di ammazzarsi legalmente fra loro finché ne resti uno solo, che potrà fare il dittatore per un anno, dopodiché ne verranno rieletti altri venti, e così via fino a nuova formula.

Talete cambia canale e appare un altissimo, sottile edificio in vetrocemento. È il Chiodo, uno dei grattasmog più alti del mondo. Sulla sua cima (o capocchia che dir si voglia) sta il Zentrum. Il Zentrum Win 2010 è il supercomputer, anzi Unità Parabiotica Decisionale che governa ogni attività del paese, dai sondaggi agli appalti, dall’erogazione dell’acqua ai titoli dei giornali, dal controllo delle nascite a quello dei semafori, dagli investimenti all’estero ai calendari di calcio. E soprattutto, ha il compito di mantenere equilibrato il livello della Paura. È stato programmato nei velenosi anni novanta dai logici del Gangster, e ne perpetua le idee dopo la sua morte violenta.  (…) Ed ecco una panoramica della capitale, delle sue strade ed edifici illuminati. Al ventiseiesimo piano del dormitorio-grattasmog HD, dove la luce è spenta, ci sono i genitori e la sorella di Elianto (…).

Elianto ha tredici anni e fino a due anni fa era uno dei ragazzi più vivaci della contea. Poi i capogiri, la sonnolenza, i crampi. “Morbo Dolce” o “Morbo Solitario”, così lo definiscono i trattati medici. Ma ora non sente nulla. Né la febbre, né i dolori alla schiena, né l’arsura. Guarda muoversi lungo il muro i disegni della mappa nootica. Chi è più vivo e felice di lui? Così si addormentò, cullato dalla musica lontana della radio di Talete e dal rombare delle costellazioni.»

Stefano Benni, Elianto.

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