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LE CITAZIONI: Canfora. La nostra democrazia ha perso il ‘demo’

Luciano Canfora

by Ernesto Scelza
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“Come è potuto accadere che il potere legislativo passasse di fatto nelle mani dell’esecutivo riducendo le funzioni delle assemblee elettive a meri compiti di ratifica? E soprattutto: un assetto politico resta ‘democratico’ anche quando il ‘demo’ se n’è andato? O si trasforma in una democrazia dei signori?” si chiede lo storico e filologo Luciano Canfora in questo ‘pamphlet’ pubblicato all’indomani delle elezioni amministrative dell’ottobre 2021, che avevano registrato una percentuale di astensionismo tale da interrogarsi sul carattere di democraticità delle stesse istituzioni repubblicane. “Da oltre trent’anni – ricordava – l’Italia vede attuarsi periodicamente soluzioni ‘irregolari’ delle crisi politiche. Ciampi, Monti, Draghi… Non possiamo non chiederci se, tra le cause immediate di questa deriva, non ci sia il disinvolto e reiterato ricorso alla cosiddetta ‘unità nazionale’ e al conseguente assembramento di formazioni politiche ritenute antitetiche ma destinate a perdere, nel corso di tali esperienze, larga parte dei loro connotati”.

 

«Riflettendo sull’esito deludente del suffragio universale, Gramsci coniò (seconda metà del 1933) il termine ‘elezionismo’. È lecito chiedersi se un tale neologismo implicasse in lui l’intuizione del carattere transitorio di tale ‘pratica’. Ad ogni modo, avvertiva che “la razionalità storicistica del consenso numerico è sistematicamente falsificata dall’influsso della ricchezza”.

Nessuno… avrebbe potuto prevedere che, a lungo andare, la cultura politica che si autodefinisce ‘democratica’ avrebbe preso a parlare del ‘popolo’ con disappunto e financo con sussiegoso disdegno.

(…) Lo scenario al quale man mano ci stiamo avvicinando è il seguente: votano soprattutto gli abitanti delle metropoli, però essenzialmente quelli delle ‘zone a traffico limitato’ (ZTL). Nelle fasce di popolazione proletaria e sottoproletaria (tra loro sempre meno distanti) il non voto si afferma, via via, e diviene la scelta dominante. Di conseguenza, nell’ambito delle minoranze votanti, i partiti elegantemente progressisti hanno chance di essere finalmente maggioranza numerica. Probabilmente sosterranno anche che è bene che la tendenza sia quella perché gli ancora votanti sono da ritenersi i soli cittadini consapevoli, consci dei loro doveri civici, oltre che meglio acculturati ecc. ecc.

(…) Si viene così a realizzare una modernissima forma di ‘suffragio ristretto’: che era l’orizzonte ideologico, oltre che legislativo e costituzionale, del liberalismo nel secolo XIX. Un ‘suffragio ristretto’ non più imposto per legge ma realizzato per selezione ‘naturale’ ed autoesclusione. Motore di una tale tendenza è palesemente – soprattutto in Italia – il progressivo avvicinamento tra le forze politiche un tempo portatrici di programmi ben diversi e visioni del mondo radicalmente contrapposte. Un esempio tra gli altri, e non dei meno rilevanti: le scelte tendenzialmente similari, sul terreno incandescente del fenomeno migratorio, di un ministro dell’Interno PD (Minniti) e di un ministro dell’Interno della Lega (Salvini). E si potrebbe addurre anche l’esempio delle ormai coralmente osannate ‘liberalizzazioni’: terreno sul quale si assiste ad una sorta di gara tra ex sinistra e destra a chi è più ‘liberista’. Scelta di carattere strutturale, strettamente legata alla altrettanto osannata ‘opzione europeista’ (…).

Poi ci sono, ovviamente, le ‘bandierine’ da agitare nel momento (per esempio le campagne elettorali) in cui può far comodo ostentare ‘alterità’: dallo ius soli al defunto disegno di legge Zan. Ma nessuno ormai più spera – o paventa – che siano parole dette sul serio.

Queste considerazioni non vogliono essere né polemiche né troppo facilmente ironiche. Esse tentano di porre in luce una questione che ha rilievo al di là delle polemiche di routine: la mutazione irreversibile del meccanismo elettorale-rappresentativo inteso, alquanto semplicisticamente, come sinonimo nonché unica forma di attuazione dell’istanza ‘democratica’. Insistere, come si usa specie negli ultimi decenni, sulla asserita mancanza di alternative a tale modello non è una risposta valida né sul piano dei contenuti né tanto meno sul piano logico: una forma di assetto politico non resta ‘democratica’ anche quando il ‘demo’ se n’è andato.»

Luciano Canfora, La democrazia dei signori.

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