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LE CITAZIONI: Colombo. Le guerre attuali e la fine delle regole

Alessandro Colombo

by Ernesto Scelza
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L’analisi di Alessandro Colombo tende a chiarire le ragioni della crisi globale che attraversiamo a partire dal declino della potenza egemonica nordamericana e dalle contraddizioni dei ‘nuovi protagonisti’ della politica internazionale. Ma soprattutto dalla dissoluzione delle regole “alimentata dalla proliferazione delle forme ‘coperte’ di attacchi (cyberwarfare, terrorismo, omicidi e rapimenti mirati, sovversione), sedimentata in espressioni quali ‘guerra infinita’, ‘guerra ibrida’ e ‘grey zone’, e destinata a rendere ancora più elusiva di quanto non fosse già in passato la questione di quando e dove una guerra cominci e quando e dove finisca…”.

 

«Sapevamo già da molti anni di stare attraversando una sorta di “crisi costituente” della società internazionale. Una crisi spinta dall’inevitabile invecchiamento del disegno istituzionale concepito tra la metà e gli ultimi decenni del Novecento (e sedimentato in organizzazioni quali le Nazioni Unite, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e, più recentemente, il G7); alimentata, più in profondità, dal declino della centralità dell’Occidente e dal conseguente riflusso dell’impatto occidentale sul resto del mondo (…). Una crisi capace di abbracciare tutte le dimensioni fondamentali dell’ordinamento politico-giuridico esistente, a partire dai “principi strutturali” sui quali è fondato qualunque modello storico di convivenza internazionale: quelli che prescrivono chi siano i soggetti legittimi dell’ordinamento, quale sia il loro status relativo, come debba essere distribuito lo spazio tra di loro, se e a quali condizioni sia legittimo il ricorso alla guerra.

Gli eventi degli ultimi mesi hanno avuto l’effetto di portare definitivamente alla luce le conseguenze pratico-politiche di questa lacerazione. Al livello più superficiale, ma non per questo secondario, spalancando la voragine della polemica senza fine sui “doppi standard” (…). E alimentata da quella che è potuta apparire come una tensione, se non un’aperta contraddizione, tra la condanna giuridica e morale dell’aggressione russa all’Ucraina e la totale impunità per l’aggressione anglo-americana all’Iraq di solo vent’anni prima; tra il sostegno di fatto a cinquantacinque anni di occupazione israeliana dei Territori palestinesi e la mobilitazione anche militare contro l’occupazione russa della Crimea e del Donbass; per non parlare della solidarietà o dell’indulgenza nei confronti dello spaventoso massacro della popolazione civile di Gaza da parte degli stessi paesi che, per molto meno, non avevano esitato a intervenire anche militarmente in Kosovo nel 1999 e in Libia nel 2011.

(…) Ma dove la crisi delle regole rivela fino in fondo la propria portata è, non a caso, nella disciplina politicamente e giuridicamente cruciale dell’uso della forza… iniziato già a partire dai primi anni Novanta e destinato a forzare vieppiù le norme particolarmente restrittive della Carta delle Nazioni Unite, attraverso l’introduzione di una serie sempre crescente di eccezioni non necessariamente coerenti tra loro (l’ingerenza umanitaria, la lotta contro il terrorismo, l’estensione della legittima difesa preventiva a casi nei quali la minaccia non è ancora imminente). Con l’aggravante che… sembra avere definitivamente ceduto ogni chiara distinzione tra pace e guerra.»

Alessandro Colombo, La militarizzazione della crisi dell’ordine internazionale.

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