Sono poche le notizie riguardanti non solo la tragica fine ma anche l’intera vita di Margarethe Weissenstein De Francesco, nata a Vienna il 5 novembre 1893 da una famiglia di origine ebraica, e morta presumibilmente nel febbraio del 1945 nel campo di concentramento di Ravensbrück. Della scrittrice ci restano alcune note autobiografiche riassunte in una lettera indirizzata Thomas Mann il 16 ottobre 1937, chiedendogli di recensire il libro, uscito presso l’editore svizzero Benno Schwabe: “Sono vissuta in Germania dal 1927 al luglio del 1934, dove ho sperimentato il primo manifestarsi del ‘voluttuoso brivido di paura’, vivendo – proprio come in Italia – il primo insorgere del terrore… Caduta dalla padella alla brace, ho preferito poi tornare alla padella, la plumbea padella di Milano. I tempi del bel lavoro in Germania erano tramontati”.
«Precisa è la definizione che si trova nella Enciclopédye ou dictionnaire universel des connaissances humaines, curata da Fortunato Bartolomeo De Felice: “Ciarlatano è colui che si vanta di sapere qualcosa che non conosce, di avere capacità che non ha, e che si gloria di talenti che non possiede… Egli parla con sfacciataggine di ciò che il suo pubblico non conosce, usa senza esitazioni termini tecnici del cui significato non ha neanche lui la più pallida idea; l’ignorante ammira subito l’impostore e si convince di conoscere e di poter fare tutto ciò che non gli è noto”. La massa si comporta come “un gregge, sempre incline all’ammirazione… Un gran numero di quelle persone che non appartengono al popolo, né sono del tutto incolte, viene facilmente sedotto dai discorsi del popolo”.
(…) Se il potere del ciarlatano si fondasse sul semplice inganno anziché sulla falsificazione, sulla distorsione della verità, sarebbe più facile da individuare. Il comune truffatore, infatti, sostituisce il “sì” con un “no”, la verità con la menzogna, e se si riesce a strappargli questa maschera, il suo inganno diventa visibile a tutti. Il ciarlatano proferisce al posto del “sì” non un “no”, bensì un surrogato del “sì”; al posto della verità non esibisce una menzogna, ma un surrogato della verità (…).
Come il singolo uomo, anche l’umanità, nei periodi di particolare malessere e fragilità che punteggiano la sua storia, è ripetutamente vittima di ciarlatani che si ergono a guaritori delle sofferenze del tempo presente.
La “credenza superstiziosa in uomini demoniaci” non è mai così forte come quando una persona o l’intera umanità diventano più fragili (…).
Nel corso della nostra indagine abbiamo visto solo poche persone restare del tutto impassibili dinanzi all’affermarsi del potere del ciarlatano (…). Il più delle volte questo diniego è stato espresso da una minoranza di persone refrattarie all’inganno, uomini e donne che vivevano in modo anonimo tra il gregge dei «credenti» e talvolta erano persino evitati, come se fossero stati loro i contagiati dalle insidie della menzogna. Questi pochi saggi che hanno resistito alle abbacinanti lusinghe del millantatore, e la cui personalità possedeva una forza esemplare, stavano con entrambi i piedi per terra, senza tuttavia attaccarsi, come facevano i seguaci del ciarlatano, ai piaceri e alle visioni terrene… E sono stati questi individui solitari, spesso isolati dai loro simili, ad essere chiamati a condurre la lotta contro il potere del ciarlatano.»
Grete De Francesco. Il potere del ciarlatano.