Home CulturaLE CITAZIONI LE CITAZIONI: Enzensberger. Come in uno scompartimento

LE CITAZIONI: Enzensberger. Come in uno scompartimento

Hans Magnus Enzensberger

by Ernesto Scelza
0 comments

Hans Magnus Enzensberger, saggista, poeta, polemista, per quarant’anni ha animato la cultura europea con la sua scrittura leggera e pungente. La presenza dell’altro, del migrante extracomunitario è al centro del libro: “Ogni migrazione provoca conflitti, indipendentemente dalle cause che l’hanno determinata… Il fatto che siano universalmente diffuse dimostra inequivocabilmente che sono più antiche di ogni forma di società conosciuta. Per porre loro un argine… le società più antiche hanno inventato i tabù e i rituali dell’ospitalità. Queste misure tuttavia non annullano lo status dello straniero… L’ospite è sacro, ma non può rimanere”.

 

«Due passeggeri in uno scompartimento ferroviario. Non sappiamo nulla della loro storia, non sappiamo da dove vengono, né dove vanno. Si sono sistemati comodamente, hanno preso possesso di tavolino, attaccapanni, portabagagli. Sui sedili liberi sono sparsi giornali, cappotti, borse. La porta si apre, e nello scompartimento entrano due nuovi viaggiatori. Il loro arrivo non è accolto con favore. Si avverte una chiara riluttanza a stringersi, a sgombrare i posti liberi, a dividere lo spazio disponibile del portabagagli. Anche se non si conoscono affatto, fra i passeggeri originari nasce in questo frangente un singolare senso di solidarietà. Essi affrontano i nuovi arrivati come un gruppo compatto. È loro il territorio che è a disposizione. Considerano un intruso ogni nuovo arrivato. La loro autoconsapevolezza è quella dell’autoctono che rivendica per sé tutto lo spazio. Questa visione delle cose non ha una motivazione razionale ma sembra essere profondamente radicata.

Eppure quasi mai si arriva a uno scontro aperto. Ciò si deve al fatto che tutti i passeggeri sottostanno a un insieme di regole sul quale non possono influire. Il loro istinto territoriale viene frenato da un lato dal codice istituzionale delle ferrovie, dall’altro da norme di comportamento non scritte, come quelle della cortesia. Quindi ci sì limita a qualche occhiata e a mormorare fra i denti formule di scusa. I nuovi passeggeri vengono tollerati. Ci si abitua a loro. Ma restano bollati, anche se in misura decrescente.

Questo innocente modello non è privo di lati assurdi. Lo scompartimento ferroviario è un soggiorno transitorio, un luogo che serve solo a cambiar luogo. È destinato alla fluttuazione. II passeggero è di per sé la negazione del sedentario. Ha cambiato un territorio reale con uno virtuale. Ciononostante difende la sua precaria dimora con silenzioso accanimento.

(…) Ora altri due passeggeri aprono la porta dello scompartimento. A partire da questo momento cambia lo status di quelli entrati prima di loro, Solo un attimo prima erano loro gli intrusi, gli estranei; adesso invece si sono improvvisamente trasformati in autoctoni. Appartengono al clan dei sedentari, dei proprietari dello scompartimento e rivendicano per sé tutti i privilegi che questi credono spettino loro. Paradossale appare in questo contesto la difesa di un territorio «ereditario» appena occupato, e degna di nota la totale mancanza di empatia per i nuovi arrivati che si accingono a combattere contro le stesse resistenze e devono sottoporsi alla stessa diffìcile iniziazione a cui si sono dovuti sottoporre i loro predecessori; peculiare con quanta rapidità si riesca a dimenticare la propria origine che viene nascosta e negata.»

Hans Magnus Enzensberger, La grande migrazione.

Leave a Comment